16. Ci tengo a lei

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Fortunatamente oggi è venerdì, e l'orribile settimana che mi lascio alle spalle sta per finire.
Devo solo fare un ultimo sforzo, ed affrontare la lezione di inglese nel migliore dei modi.

Dopo ieri, comincio ad avere dubbi sul rapporto tra me e Tyler.
Qualche giorno fa, se me l'avessero chiesto, avrei assicurato di odiarlo.

Anche se in realtà quello che provo non è odio, perché mi sono resa conto che, come ha detto Tyler, "odiare" è una parola forte.

Anche se è orribile da dire, ho notato la differenza solo quando mio padre si è ripresentato a casa nostra per prendere delle cose.

Mi madre lo ha accolto con un gran sorriso, come se non fosse successo nulla, e per fortuna Marty era a scuola.
Jordy, invece, ha praticamente smesso di interessarsi a quello che succede in casa, e da una parte lo capisco.
Ma non voglio lasciare mia madre da sola, perché so che dietro quei sorrisi smaglianti si nascondono notti di lacrime.

Quando l'ho visto rimettere piede in casa dopo tanto tempo, ho cominciato a pensare di odiarlo.

Invece, con Tyler è completamente diverso.
Sento che dovrei odiarlo, e ogni volta che non è accanto a me mi riprometto di farlo, convincendomi che ne sono perfettamente in grado.

Eppure, quando mi ritrovo davanti quegli occhi verdi, e quei lineamenti così definiti, e quei capelli così scuri da sembrare neri, non ci riesco mai, e crollo sempre.
E di certo lui non facilita affatto le cose, perché non fa altro che stuzzicarmi.

Mi addentro nell'edificio scolastico, e percorro il corridoio diretta verso il mio armadietto, immersa nei miei pensieri.

Ma non abbastanza da notare che c'è qualcosa di strano.
Tutti nella piccola e lunga stanza mi fissano, e non ne capisco il motivo.
Sembra che io mi sia messa i vestiti al contrario senza accorgermene, stamattina.

Passo davanti a Bridget e le sue amiche, che mi sorridono maliziosamente, sventolando le mani in segno di amichevole saluto.

Mi giro, e dall'altra parte, con le schiene appoggiate agli armadietti, ci sono alcuni giocatori di lacrosse, che mi alzano i pollici in segno di incoraggiamento.

Distolgo lo sguardo e guardo dritta davanti a me, quando individuo Paul in fondo al corridoio, per fortuna.

Arrivo davanti a lui il più velocemente possibile, per sfuggire a tutte le occhiatacce, ma neanche lui sembra avere un'espressione felice.
Mi guarda con diffidenza, come per cercare di capire chi abbia davanti a sé.

Continua ad osservarmi, aspettando che parli e gli dia una spiegazione, anche se non so bene riguardo a cosa.

"Che c'è Paul? Perché tutti mi fissano?", domando titubante, cercando di capire dai suoi occhi nocciola che cosa succede.

Di solito mi sorridono, ma oggi sono particolarmente freddi e scostanti.

"Non so, dimmelo tu, Ele", ribatte arrabbiato, quasi indignato per il fatto che non gli abbia detto la verità che sta aspettando di sentirsi dire.

"Non te lo chiederei se lo sapessi, non credi?", affermo, cercando di spiegare come stanno le cose.
Mi da abbastanza fastidio questa situazione.
Non ho fatto nulla, e se la sta anche prendendo con me.

"Mi stai dicendo che non sei andata a letto con Tyler?", sbotta, facendomi sussultare per lo spavento.

Sbatto le palpebre più volte, cercando di mettere a fuoco la figura davanti a me.

"Cosa?", chiedo, sperando con tutto il cuore di aver sentito male.

"Hai capito, Ele, non fare finta di nulla. Bastava dirlo che ti piaceva, non me la sarei presa", ribatte acido, diffidente, come se per lui adesso fossi una persona completamente diversa.

Non mi toccareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora