51. Speranza

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Tyler mi sta guardando in silenzio, aspettando che io dica qualcos'altro, ma non ho più nulla da dirgli.

Sta aspettando che lo guardi, ma non voglio farlo.
È a quel punto che cambierebbe tutto.

Queste sono cose che non solo non avevo mai detto a nessuno, ma non le avevo mai dette neanche ad alta voce.

Ora nella mia mente sono reali.
Ora che le ho condivise con qualcuno, so che è tutto vero.

So che il dolore che provo, che ho provato per anni, non è stato solo un pensiero.

Io non pensavo di provare dolore, ma ci speravo, perché sarebbe significato che nulla di quello che ho appena detto è reale.

Fino a quando una cosa la senti solo tu, la conosci solo tu, per quanto possa fare male, puoi sempre continuare a sperare che sia solo frutto della tua immaginazione.

Ma io ricordo ogni singolo momento, ogni singola emozione, ogni singolo movimento che quelle mani sconosciute hanno compiuto sul mio corpo.

E questo perché, ogni singolo secondo della mia vita dopo quel giorno, l'ho passato a riviverlo, sperando che ogni giorno il dolore diminuisse un po'.
E non è mai successo.

Quindi quando condividi una cosa del genere con qualcuno per la prima volta, quello che hai vissuto diventa reale.

Perché le parole ti escono di bocca senza che tu te ne accorga, come se il tuo cervello da quel giorno si fosse continuamente allenato per mettere queste parole in un discorso, mischiate alle lacrime che tu, non hai mai scelto di far venire fuori.

Tyler si è abbassato di fronte a me, ma non osa toccarmi.

"Nocciolina, puoi guardarmi negli occhi, per favore?", domanda con tono calmo, per cercare di mettermi a mio agio, di farmi capire che con lui sono al sicuro.

Quando alzo lo sguardo, mi sembra di vedere un'altra persona.

Come se questi occhi non li avessi mai visti in vita mia, come se adesso io li stia vivendo per la prima volta.

E so perché è così.
Perché so che Tyler adesso, per me, che io lo voglia o no, non è più la stessa persona che era prima.

Anche se un giorno ci urleremo contro, o ci diremo addio per tutta la vita, o litigheremo fino a separarci, questa notte non svanirà.

E non solo perché lo amo.
Ma anche perché è stata la persona con la quale ho condiviso tutta la mia vita.

Ma, questa volta, comprendendo anche i sentimenti, le emozioni, le fragilità, i difetti, e tutte quelle cose che ad altre persone non ci sogneremo mai di mostrare.

Mi rendo conto che credevo di conoscere ogni sfumatura di questo verde, ma non è così.

Credevo che, da adesso in poi, sarei sempre stata in grado di riconoscere le emozioni che ci vedevo, ma mi sbagliavo.

In questo momento questi occhi mi sembrano nuovi ma, allo stesso tempo, mi fanno sentire a casa.

"Perché te lo sei tenuta dentro per tutti questi anni?", mi chiede quasi sottovoce, la voce tradita dal dolore che prova per me.

"Cosa avrei dovuto fare? Sarei dovuta andare da mia madre e dirle che ero stata violentata mentre lei non c'era?
Che la odiavo perché non era lì con me, a tenermi la mano?
Che era tutta colpa sua se mi era successo tutto questo?
Come avrei potuto guardarla in faccia, dopo avergli raccontato una cosa simile?
Come sarei potuta crescere, con lei al mio fianco, che mi guardava come la povera figlia che aveva subito una disgrazia del genere?
Perché so che è così che mi avrebbe guardato, come un errore.
Come una figlia che ha perso per tutta la vita!", urlo, e le lacrime scendono arrogantemente dai miei occhi.

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