30. Una strana amicizia

19.9K 619 184
                                    


"Allora, che facciamo oggi, nocciolina?"

Tyler spunta all'improvviso da dietro di me e mi mette un braccio sulle spalle, con un grandissimo sorriso sul volto.

Cerco di rimanere calma e di non farci caso, perché so che è un gesto innocuo e amichevole.
Oggi sembra di buon umore, e non voglio rovinarglielo.

"Gli amici non escono tutti i giorni, Tyler.
E poi, non ti sembra che stiamo dando un po' troppo nell'occhio?", dico sottovoce, guardandomi attorno.

In corridoio tutti ci guardano con espressioni incerte e sconcertate, come se fosse impossibile che la scena davanti ai loro occhi sia reale, ma sembra che solo io lo noti.

Lui sembra accorgersi solo ora di tutti i presenti che ci stanno guardando e toglie via il braccio.
Posso tornare a respirare.

"Beh? Che avete da guardare tutti?", grida verso la folla, e le persone si incamminano verso le loro classi, sussurrando agli amici qualcosa di incomprensibile.

"Allora?"

"Allora cosa?", chiedo, sperando ci ripensi.

"Cosa facciamo?", riprova lui, con la faccia di un bambino che chiede alla mamma di portarlo al parco.

Chissà come sarà stata la sua infanzia, se la sua mamma era dolce con lui, se lo amava e gli stava vicino.

Non gli ho mai chiesto nulla in proposito, e sono davvero curiosa di sapere perché viva da solo e dove siano i suoi genitori.

Dovrei farlo?
Insomma, gli amici parlano di queste cose. Però potrebbe essere un tema difficile per lui, magari non vuole parlarne.

"A cosa pensi, nocciolina?",chiede improvvisamente, e noto che ci siamo fermati.

"Nulla di importante"
Non so se è il caso di affrontare questo argomento proprio adesso, quando abbiamo appena costruito un minimo di sano rapporto.

"Devi dirmelo! Gli amici si dicono tutto!", frigna, con il tono da bambino.
È davvero tenero quando fa così.

L'ho pensato davvero?

"Stavo pensando alla tua famiglia.
Alla tua infanzia...
E poi, mi stavo chiedendo perché vivi da solo, insomma, dove sono i tuoi genitori... ", comincia cauta, sperando che non si arrabbi troppo.

Ma, purtroppo per me, cambia espressione, e diventa inspiegabilmente freddo.
Sapevo che non avrei dovuto chiederglielo, non è mai un bene chiedere alle persone del proprio passato, ma è stato lui ad insistere.

"Nulla di cui debba interessarti", risponde secco.

Così dicendo, si incammina verso la classe di inglese senza neanche aspettarmi.
Grazie, amico!

"Ma sei impazzita? Noi si chiedono mai queste cose ai ragazzi come Tyler!", esclama Susan, quasi inorridita.

"Perché no? Che c'è che non va se gli chiedo della sua infanzia?"

Sembra calmarsi per fortuna, e risponde, con tono comprensivo:
"Non c'è nulla di sbagliato, Ele. È solo che non sai cosa potrebbe essergli capitato, magari qualcosa di brutto. Da come hai descritto la sua reazione, sembra che ci sia rimasto male. Magari è un argomento delicato per lui, meglio non parlarne, no?"

Ma io che ne potevo sapere?
Insomma, da buona amica stavo cercando di conoscerlo,no?
Mi sembrava una cosa carina da fare per lui.
So che non ha nessuno con cui parlare di queste cose e, magari ha bisogno di sfogarsi ma non sa con chi farlo.
Io voglio essere quel tipo di persona per lui, quella a cui puoi dire tutto, senza paura di essere giudicato, per quando lui ha fatto la stessa cosa con me.

Non mi toccareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora