42. "Vieni con me"

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È incredibile come Tyler abbia imparato a conoscermi meglio di chiunque altro.
Come abbia imparato a capirmi meglio di chiunque altro.
Abbasso lo sguardo, non voglio fargli capire che è in grado di capirmi e conoscermi come nessun altro sa fare.

"Puoi mentire a chi vuoi, ma non a me.
Non ho dimenticato tutte le volte che ti ha fatto male essere toccata da me.
Sono preoccupato per te, nocciolina, da tantissimo tempo, e lo vedo quando hai paura, te lo leggo negli occhi.
Ma nonostante ciò, aspetterò che tu sia pronta per dirmi quello che devi dirmi, qualunque cosa sia. Fino a quel momento, non ti forzerò a fare nulla.
Starti vicino mi basta, perché posso assicurarmi che tu stia bene.
Ti amo, ed è per questo che voglio aspettarti. Perché, molto egoisticamente, so che senza di te sarebbe solo peggio"

Mi vengono le lacrime agli occhi.
Tyler mi ha capita, rimanendo in silenzio, per non ferirmi.
Sapeva che c'era qualcosa in me che mi faceva stare male, e non ha voluto insistere chiedendomi qualcosa.

Sta semplicemente aspettando che io sarò pronta per aprirmi con lui.
Non so se troverò mai un'altra persona che come lui mi capisce, mi sostiene, mi ama.

"Non volevo farti piangere il giorno del tuo compleanno", sussurra con un sorriso di incoraggiamento.

Poi mi passa un pollice sulla guancia per asciugare le mie lacrime.

"Grazie... ", sussurro, perché in questo momento è l'unica cosa che mi viene in mente.

Ma so che un grazie non sarà mai abbastanza in confronto a tutto quello che lui ha fatto per me.

Quando arriviamo davanti casa mia, mi chiede:
"Allora, per stasera? Pizza o film?"

"Entrambi?", dico con un sorriso sulle labbra, perché so che gli farà dire di sì.
Sembra che vedermi sorridere sia la cosa che lo renda più felice in assoluto sulla faccia della terra.
E ne sono felice, perché in questo modo non mi sento sola.

"Andata. Passo a prenderti alle otto", afferma con un sorriso.

Tyler se ne va, ed io entro in casa.
Con mia grande sorpresa, trovo la mamma stesa sul divano in salotto, che guarda la televisione.

"Ciao mamma", la saluto.

"Ciao tesoro, buon compleanno.
Scusa se stamattina non c'ero, ho avuto da fare", si giustifica, e torna a guardare la televisione davanti a lei.

Prima di avviarmi su per le scale, mi soffermo un attimo pensando se sia il caso di parlarle.
Insomma, di chiarire questa situazione.

Poi ci ripenso, però.
Se vorrà dircelo lo farà di sua spontanea volontà, non perché noi glielo abbiamo chiesto.

Me l'ha insegnato Tyler.

Per tutto il pomeriggio, sono nervosa per la serata.
So che ha detto che non vuole forzarmi a fare nulla, ma non vuol dire che non lo voglia io.
Insomma, in realtà sono molto confusa.

Ho paura del contatto fisico con Tyler, ma allo stesso tempo lo desidero.

Vorrei sapere davvero che significa abbracciare, baciare, essere stretta dalla persona che amo senza la costante paura che ti faccia del male.

So bene che è un pensiero sbagliato, che è stupido averne paura, e io non vorrei averne, ma è più forte di me.

Non è una cosa che puoi decidere, che puoi controllare, la senti e basta.

E non posso neanche fare finta di niente,
perché farebbe solo starmi male di più.

E soprattutto, so bene perché lo sento.
So bene perché ne ho paura, perché non sarebbe la prima volta.

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