20. Difficile

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Saliamo in macchina entrambi in silenzio.

Io non ho le forze per parlare, e lui probabilmente non sa cosa dire.
Questo suo tentativo di starmi vicino senza mollare mi ha stupita, ma ho paura che sia uno dei tanti.
Ho paura che domani le cose torneranno come prima.

"So che è colpa mia, di nuovo. Tutto quello che ti è capitato da quando mi conosci è colpa mia.
Non ho fatto altro che danni, ti ho sempre fatta soffrire e, involontariamente lo sapevo, ma facevo finta che non mi importasse, come sempre"
Parla con tono calmo, come se, mentre pronuncia queste parole, stesse valutando in che modo auto punirsi.

Non so davvero che dire.
Non penso che la colpa sia sua, ma so che prendendomela io si tormenterà ancora di più, e si convincerà ancora di più del contrario.

Il modo in cui io e Tyler ci siamo conosciuti è strano.
Il nostro rapporto è cambiato da un giorno all'altro ma, con il senno di poi, non saprei dire se in meglio o in peggio.

"Non rispondi perché sai che è così", conclude infine, con tono sconfitto, tenendo lo sguardo fisso davanti a se, come se si vergognasse di se stesso, e non avesse il coraggio di guardarmi negli occhi.

Mi giro verso di lui e gli dico, racimolando le ultime forze che mi sono rimaste:
"Non è colpa tua, Tyler. Non puoi prenderti sempre la colpa di quello che mi capita. Ero ubriaca, e questo è colpa mia.
Sono stata stupida a non reagire, ed è sempre colpa mia, non tua. Tu hai anche cercato di avvertirmi, ma sono io che non ti ho ascoltato"

A queste parole, accosta la macchina e si slaccia la cintura, girandosi verso di me con movimenti decisi, come se non aspettasse altro e non potesse continuare senza.

"Vieni qui, nocciolina", sussurra.

Mi prende delicatamente la mani e mi avvicina a se, tenendomi ben stretta, come se potessi sfuggirgli da un momento all'altro.

Riesco a sentire il battito del suo cuore aumentare inspiegabilmente a questo contatto, ed è la stessa cosa che sta succedendo al mio.

In questo momento, sembra che tutto quello che mi è successo sia solo un brutto incubo, e che io mi sia appena svegliata, tra le sue braccia, come se niente fosse mai accaduto.

Capisco perché abbia voluto farlo.
Sa che in questo momento ho bisogno di qualcuno che mi stia vicino, e non più solo con le parole, ma anche con i gesti.

Da sei anni a questa parte, ho sempre visto un abbraccio, un bacio, una carezza, come gesti da cui stare lontana.

Non li ho mai interpretati come dimostrazioni di affetto da parte di qualcuno, troppo impegnata a pensare ai secondi fini che avrebbero potuto esserci dietro.

Quando mi allontano dal suo petto, mi sento improvvisamente vuota, come se lui fosse una parte fondamentale del mio corpo, e non potessi vivere bene senza.

Mi guarda negli occhi, cercando di decifrare come mi senta in questo momento.
Nei suoi occhi leggo che vorrebbe dirmi tante cose, ma che non sa se potrei sopportarle.
Decido di non dire nulla, e mi rimetto composta sul mio sedile in silenzio.

La stessa cosa fa lui, rimettendosi nella strada alla sua sinistra.

Non so dove mi stia portando, ma ora poco mi importa.

Dopo circa dieci minuti arriviamo, e riconosco subito dove siamo.

Scendo dalla macchina e capisco che non mi reggo in piedi, un po per la stanchezza, e un po' per l'alcol che ancora circola nel mio corpo.

Cerco di non darlo troppo a notare, non voglio che Tyler si preoccupi.

Da quando siamo ripartiti è immerso nei suoi pensieri, ma ho deciso di non chiedergli nulla.
Se vorrà dirmelo me lo dirà di sua spontanea volontà.

Non mi toccareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora