17. Non riesco a starti lontano

26.9K 795 145
                                    

"Quando la vedo, la faccio fuori solo per te, giuro", scherza Susan, mettendo in bocca una forchettata di pasta.

"Tranquilla, ci ha già pensato Tyler a farla arrabbiare", commento, ridendo al ricordo dello scontro di qualche giorno fa.

Non mi capacito ancora di aver dato per scontato che Tyler avesse potuto farmi una cosa del genere.
Comincio a pensare che non lo conosco come credo, almeno, non quando si tratta di noi.

"C'è una cosa che non capisco, però. Dopo più di un mese in cui vi siete evitati, perché ha deciso di difenderti davanti a Bridget così, di punto in bianco?", domanda curiosa, con gli occhi che vagano nell'immensa stanza della mensa in cerca di una risposta.

"Non lo so", ammetto, perché non lo capisco neanche io.
Pensavo che Bridget gli piacesse, non che non la sopportasse così, e che addirittura gli desse così fastidio la sua presenza.

"Sarà stato di nuovo il suo 'senso della giustizia' ad agire. Doveva mantenere il suo orgoglio, probabilmente", la butto lì, ma non ne sono più così convinta neanche io.
Non riesco a smettere di pensare a quello che ha detto:
"Sapevi che ci tenevo a lei".
Non capisco davvero che intendesse con la parola "tenere".

"Non hai mai pensato il contrario?", domanda Susan, ma stavolta sento che è seria, che non me lo sta chiedendo solo per scherzo.

Mi sta chiedendo se pensi che Tyler provi qualcosa per me?

"No, Sus. Insomma, in realtà, all'inizio si, ma è stata la cosa più stupida che abbia mai fatto, perché ne ho pagato le conseguenze", commento, ricordando quanto quel dolore, se così posso chiamarlo, mi è rimasto dentro, e quanto ancora non se ne è andato.

"E poi? Cosa ti ha fatto cambiare idea?", domanda, con le braccia incrociate sul tavolo, e il volto un po' più vicino a me, interessata.

"Mi ha detto chiaro e tondo che non gli sono mai piaciuta in quel senso, e che ero soltanto una ragazzina indifesa che doveva salvare, tutto qui", ribatto acida sbuffando, ricordando le parole che ha usato.

"Non voglio illuderti di nuovo", aveva detto.
È stato in quel momento che qualcosa si è spezzato, quando ho capito che l'errore era stato mio fin dall'inizio, quando ho creduto a tutte le sue parole, nessuna esclusa.

"Wow", commenta Susan, colpita dalla durezza delle parole con cui mi sono espressa. Il bello è che sono le stesse parole che ha usato lui per dirlo a me.

Passa qualche secondo, prima che chieda:
"Tu gli credi?"

È difficile non credergli quando i fatti lo dimostrano pienamente.
Se ci teneva a me, anche se avesse detto che non gli importava nulla, non mi avrebbe evitato per tutto questo tempo, perché gli avrebbe fatto male, lo so.
Ma a quanto pare, sta benissimo, quindi non posso far altro che crederci.

E poi, credo che Tyler non sia il tipo da queste cose.
Quando l'ho conosciuto, ho avuto l'impressione che non sia in grado di amare, e che non abbia mai amato nessuno.

So che è un pensiero meschino, ma spesso me l'ha dimostrato la sua arroganza, la sua strafottenza, il suo modo di approcciarsi con le persone.
Questo è un dubbio che ho sempre avuto.
Riuscire a capire se Tyler sia così perché è fatto così, o se è solo un lato che mostra, per paura di apparire debole.

"Indipendentemente da se sia vero o no, è quello che ha detto che mi ha ferita, Sus, e non posso dimenticarlo da un giorno all'altro.
E poi, se gli fosse importato, ora non sarebbe seduto a quel tavolo, a vivere la sua vita e a non preoccuparsi minimamente del fatto che le sue parole mi hanno fatto stare male", ammetto, sentendomi quasi stupida per avergli creduto senza delle basi fondate.

Non mi toccareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora