1 - Un'infanzia meravigliosa

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CLAIRE

Correvo nella foresta, rincorsa da papà, ridendo spensierata e credendo davvero di riuscire a seminarlo.
Non mi passava proprio per la testa che mi stesse lasciando vincere, o che non appena mi fossi stancata lui sarebbe arrivato e mi avrebbe preso in braccio al volo per farmi fare le piroette.

Mi guardai indietro un'ultima volta, mentre correvo e risi forte nel vederlo affaticato arrancare in mezzo alle felci, le braccia protese per agguantarmi ma troppo lontano per farlo. Quando tornai a guardare avanti, schivai il tronco di un albero pieno di muschio e mi addentrai ancora un po'. Un frusciare poco più avanti mi fece rallentare, fino a virare nella direzione da cui proveniva il rumore.

Sono sempre stata una bimbetta curiosa, perciò quel che vidi mi riempì di meraviglia. Due cuccioli di lupo, almeno questo mi sembrarono, stavano giocando nell'erba fitta. Rotolavano, si mordevano le code e si spingevano. Sembrava divertente e mi allungai furtiva, o almeno così pensavo, verso di loro.

Mi ero completamente dimenticata di papà, ma avevo solo sei anni, non riuscivo a concentrarmi così tanto su troppe cose. I cuccioli si immobilizzarono che ero ormai a un paio di metri da loro.

Quello più grosso mi soffiò contro, per poi correre via nel fitto della foresta, ma quello più piccolo, almeno come grandezza, rimase fermo ad osservarmi, guardingo.

Ero assolutamente affascinata dall'animale, tanto da allungare una mano, cercando di toccare il suo pelo, che a mio parere doveva essere morbidissimo.
Il giovane lupo inclinò la testa, come a valutare se potessi essere davvero una minaccia, annusando l'aria e poi mugolando appena. Feci un sorriso istintivo, sentendomi più coraggiosa e mossi un passo avanti.
Pochi secondi dopo, un lupo molto più grosso, con il folto pelo grigio e marrone scuro si parò davanti a me, i denti scoperti e un'espressione che mi impaurì.
Mi bloccai, come abbagliata, mentre osservavo la scena. Il piccolo lupo si strusciò contro la zampa anteriore del nuovo arrivato, beccandosi un ringhio che sapeva tanto di rimprovero, poi mi guardò a testa bassa e se ne andò nella direzione in cui era scomparso il lupacchiotto che pensavo fosse suo fratello.
Il ringhio emesso dal grosso lupo si ripeté di nuovo, spaventandomi, ma ad un certo punto alzò il muso al cielo, come se annusasse l'aria e dopo avermi dato un'ultima occhiata sparì dietro al cucciolo.

Rimasi ferma per un po', cercando di capire cosa fosse successo, tanto da non accorgermi che papà mi aveva raggiunta.
Mi prese in braccio come suo solito, anche se ormai avevo sei anni e mi sentivo grande per quelle cose. Mi spaventai solo un momento, riconoscendo poi immediatamente il profumo di papà. "Devi prestare attenzione, Claire, quando ti addentri nella foresta. Quella mamma lupo era spaventata per i suoi cuccioli, ma non credo ti avrebbe fatto del male. Però potresti incontrare altri lupi, adulti, che ti vedrebbero come un delizioso spuntino. Come farei poi se la mia principessa tornasse a casa tutta mordicchiata?" terminò facendomi il solletico.
Finimmo presto per terra, sull'erba, mentre lui mi continuava a farmi il solletico ed io mi divincolavo ridendo, incurante del vestito nuovo che mi aveva fatto mettere la mamma.
"Oh" dissi quando finalmente smise di farmi ridere "mamma si arrabbierà" e guardai concentrata una macchia verde sulla parte inferiore del vestito.
"Probabilmente sgriderà te e metterà in punizione me per aver lasciato che ti sporcassi" disse solenne. Scoppiammo a ridere di nuovo, insieme, sotto il sole di settembre.

Il giorno dopo, andai a scuola per la prima volta, indossando un paio di pantaloni scuri e una maglietta rosa, arricciata sul bordo. Il vestito era rimasto macchiato anche dopo che mamma l'aveva lavato e i suoi rimproveri mi rimbombavano nelle orecchie ancora dopo ore. Non avevo frequentato l'asilo che per metà del tempo, eravamo arrivati in città solo l'anno prima, perciò non conoscevo tanti bambini della mia classe. Lasciai che la maestra mi mettesse accanto a chi voleva, non era importante, mi sarei fatta nuovi amici. Capitai vicina a un bambino con il nome difficilissimo per me da pronunciare: Veclan.
Provai a pronunciare il suo nome correttamente per settimane, invano. Quell'insieme di consonanti era davvero difficile, ma diventammo amici lo stesso. Non si arrabbiava quando lo chiamavo sbagliando il suo nome e scoprii che amava la foresta quasi quanto me. In più, sapeva i nomi di quasi tutti gli alberi e le piante ed io ero affascinata come non mai da quel bambino.
Spesso la mamma mi permetteva di invitarlo a casa al pomeriggio, insieme facevamo i compiti e guardavamo i cartoni animati. Per sua fortuna non amavo troppo le bambole, così spesso finivamo a giocare con le automobiline, dandogli i nomi dei personaggi dei cartoni animati. Io ero quasi sempre Sally, mentre lui voleva sempre fare Kit e da allora, per me sarebbe sempre rimasto Kit. Molto più semplice di Veclan, molto più mio che qualsiasi altro bambino.

The hidden wolfDove le storie prendono vita. Scoprilo ora