38 - Sei innamorato di Monya?

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LEVIATHAN

Restai immobile per parecchi minuti, prima di sentire il respiro placido e regolare di Claire provenire da poco sopra la mia spalla destra, poi aprii un occhio e mi concessi il lusso di guardarla dormire. Ero così felice e stupefatto che fosse viva, che anche quello mi sembrava una concessione divina.
Mi complimentai mentalmente con me stesso per essere riuscito a tenere a bada il fiume di informazioni con cui avrei potuto confonderla, oltre alle migliaia di domande che avrei voluto farle e mi adagiai sull'idea che forse, se avessi giocato bene le mie carte, avremmo potuto costruire un rapporto normale, basato su ciò che ci accomunava, che ci piaceva, invece di ingaggiare una lotta per la supremazia come avevamo fatto la prima volta, troppo testardi e orgogliosi per parlare apertamente.
Sorrisi ricordando la sera in cui mi aveva praticamente adescato in discoteca, provocandomi fino a tendermi come una corda di violino e la fatica di trattenermi dal farla mia su uno squallido divanetto in mezzo alla folla.
Non le avrei mai dato la soddisfazione di capire quanto vicino ci eravamo andati, ma nella mia mente ogni suo respiro di quella sera era impresso a fuoco. All'inizio non riuscivo a credere di essere arrivato fino a casa sua, in camera, ma quando aveva provato a sedurmi, non aveva certo fatto fatica.

Cercai di darmi un contegno, perché solo a ripensare a quella situazione mi trovavo con un problema imbarazzante in mezzo alle gambe. Sospirai, alzandomi da terra senza far rumore, solo per guardare il suo viso da un'altra angolazione.
Ero patetico, eppure non riuscivo a farne a meno, non riuscivo a saziare la sete abbeverandomi solo della vista delle sue labbra piene, delle lunghe ciglia che sfioravano quella pelle morbida e calda, viva.
Diedi un'occhiata all'orologio sul comodino e mi resi conto che se volevo rendere produttiva quella serata, dovevo fare un'altra cosa e darmi una mossa.
Cercando di fare meno rumore possibile, uscii e mi diressi nel bagno, dove trovai facilmente l'oggetto della mia ricerca. Sul ripiano dello specchio, sopra il lavandino, facevano bella mostra cinque flaconi di pillole, di vario colore e forma.
Sotto, trovai un foglio con la prescrizione di un medico, che non conoscevo.
Lessi la posologia delle medicine e capii che doveva prendere una coppia di pillole al mattino e un'altra coppia alla sera, mentre l'ultimo flacone era un farmaco che conoscevo e come lessi, le serviva in caso di attacchi di panico.
Non le avevo chiesto se aveva preso qualcosa, quando ero arrivato. Mi ero concentrato solo su di lei e tutto il resto era passato in secondo piano.
Lanciai un'occhiata al corridoio, ma pareva che Claire dormisse della grossa, così chiusi la porta del bagno e feci una piccola ispezione, alla ricerca di cimici o telecamere, perché avevo l'impressione che chiunque l'avesse 'guarita' non se ne stesse con le mani in mano, ma volesse sapere come procedevano le cose ora che non era più in ospedale.
Sembrava fosse pulito, così passai alla fase successiva. Tirai fuori il telefono e fotografai ogni cosa, la prescrizione, i flaconi e soprattutto la composizione dei farmaci. L'aconito sembrava fosse alla base di ognuna di quelle pillole, ma il resto era un miscuglio che non sapevo riconoscere. Facendo attenzione presi una compressa da ogni flacone, infilandola dentro una tasca diversa dei jeans per non mescolarle e decisi di portarle ad analizzare.
Il flacone di pillole per gli attacchi di panico conteneva aconito e benzodiazepine, oltre a qualche eccipiente per dare un sapore migliore e le lasciai stare. Volevo prima sapere quanto della situazione di Claire fosse frutto del trauma e quanto delle pillole. Era decisamente debole e la mancanza di memoria non mi faceva ben sperare.

Era anche ovvio che qualsiasi cosa le fosse accaduta, non la raccontava volentieri, ero piuttosto certo che nel suo racconto ci fossero cose che ci aveva taciuto ed ero determinato a scoprirle, solo che dovevo andarci piano. Non avevo intenzione di farla scappare, ma volevo conquistarla, avere la sua fiducia e magari provare a far affiorare quel legame che ci univa.
Non mi rassegnavo all'idea che fosse diventata umana e di certo come lupo non avrei rinunciato alla mia compagna, anche se davvero fosse stata guarita da ciò che era fin dalla nascita, non volevo stare senza di lei.
Tornai velocemente nella sua stanza per controllare che dormisse e poi le sfiorai la guancia con la mano, togliendole una ciocca di capelli che era scivolata sul suo viso rilassato. Inspirai il suo odore, ancora speranzoso di sentire qualcosa della vecchia Claire, ma a quanto pare, se era ancora tra noi, la sua essenza era sepolta sotto dosi massicce di strozzalupo.
Fu come farmi violenza da solo, ma alla fine mi decisi a lasciare quella casa, chiudendo la porta d'ingresso dietro di me.
La pioggia scendeva leggera adesso, il temporale era passato ed era ora che tornassi a casa e parlassi con Veclan.

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