45 - Sono pazzo di te, non lo senti?

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LEVIATHAN

Stavo impazzendo per la preoccupazione. Non ero preoccupato per Claire, almeno in quel momento sembrava star bene ed era accanto a me, ma il senso di rifiuto che mi investì quando lei mi spiegò che cosa stavo tenendo in mano rischiò di frantumarmi.
Non avevamo pensato ai figli, mentre sfogavamo i nostri desideri e i nostri istinti qualche ora prima, lo ammetto, ma l'idea che fosse riluttante al punto di prendere una pillola abortiva senza nemmeno dirmelo, mi fece sentire di merda.
"Non ci ho ripensato, ma ho capito che siamo stati avventati e non avevo tenuto conto di alcune cose" ammise a voce bassa.
"Ovvero?"
"Ho iniziato a pensare che forse era presto per mettere in cantiere in figlio e poi..."
"Poi? Dillo Claire."
"Credo che dovrei fare una visita di controllo" disse e sentii il sangue defluire dal mio viso, perché in quel momento, l'unico motivo serio divenne improvvisamente chiaro anche per me.
"Credi che ti abbiano..." non riuscii a finire la frase, ma lei sentì la parola nella mia mente.
"No! Non credo mi abbiano fatto del male, ma magari non ricordo tutto. Vorrei solo sapere che ecco, là sotto è tutto a posto" disse con vergogna.
"Non vergognarti, bambolina. E' un dubbio legittimo e mi dispiace non averci pensato prima. Sono stato imperdonabile, non sono bravo a prendermi cura di te" ammisi la mia colpa, mentre annegavo nel sollievo del sapere che non era stata abusata. Avrei dovuto pensare come prima cosa a farla visitare da uno dei nostri dottori, una volta che aveva scoperto delle pillole scambiate, per controllare che stesse bene, ma non l'avevo fatto.
Ero un pessimo compagno, lei pensava sempre a tutti prima che a se stessa, mentre io ero concentrato solo su me stesso e su di lei. Evidentemente mi concentravo sugli aspetti più egoistici della faccenda.
Sospirai, cercando il modo per farla sentire meglio. "Entro quando devi prenderla?" chiesi.
"Il prima possibile." Fredde e senza emozioni, quelle parole mi trafissero il cuore. Odiai tutto quanto in quel momento e le risposi male. "Allora fallo. Se ti fa sentire meglio, fallo."

Restò in silenzio abbastanza da farmi capire che avevo sbagliato tutto, di nuovo e cercai di calmarmi e smetterla di riversare su di lei le mie insicurezze. "Scusa Claire, non l'ho gestita bene, vero? E' che non sono bravo coi rapporti interpersonali, ma non ho mai tenuto a nessuno così. Sono pazzo di te, non lo senti?" dissi guardandola negli occhi. "Non so immaginare cosa stai provando in questo momento, cosa ti tormenti così tanto. Spiegami, per favore" confessai, senza pensare a fare il duro, o quello forte. Ero nudo e indifeso davanti alla mia compagna, ancora più di quanto non fossi quando l'avevo marchiata.
Le presi la mano e me le poggiai al petto, facendole sentire il ritmo impazzito del mio cuore. Sentivo che era spaventata ed io lo ero di riflesso.
"Conosci qualcuno che mi visiterebbe adesso?" chiese con un filo di voce.
Avrei fatto venire anche il dottor Stranamore se fosse stato necessario. Annuii e la vidi ridacchiare. "Sono buffo?" chiesi sollevato dalla sua ilarità.
"No, è che non credevo guardassi certi programmi" disse e mi resi conto che aveva ascoltato i miei pensieri.
"Veclan lo adora. Io lo trovo inverosimile" borbottai. In quel programma erano tutti troppo belli perché fosse possibile.
"Questo ha più senso. Quindi hai un dottore disponibile, nel branco?"
"Lo chiamo subito. E' un uomo, va bene lo stesso?"
"Se non hai intenzione di staccargli la testa, sì, per me non ci sono problemi" disse e mi trattenni dal fare qualche battuta solo perché sentii che la sua mente mi stava bloccando.
Tutto quel parlare di dottori le aveva fatto tornare in mente qualcosa? Sembrava determinata a lasciarmi fuori dalla sua mente e decisi di cedere, per il momento. Chiamai il dottore e lasciai che andasse a farsi una doccia, anche se potevo ancora sentire l'odore del bagnoschiuma sulla sua pelle.

Ero nervoso, mentre aspettavo fuori dalla stanza che il medico visitasse Claire e le facesse un check-up completo. Avevo chiamato mio fratello, che mi aveva raggiunto assieme al compagno.
"Ehi, riunione di famiglia?" chiese Claire vedendoci schierati sulla panca fuori dallo studio medico.
"Come stai?" chiesi ignorando la battuta.
"Avremo i risultati domani mattina" rispose, poi si morse il labbro "ma fisicamente sembra sia tutto a posto" aggiunse e rilasciai il respiro che stavo trattenendo. Per quello che ne sapevo io era sicuramente tutto a posto, ma capisco che avesse bisogno di avere conferme da un dottore.
"Andiamo a casa?" chiesi annuendo.
"Vorrei tornare a casa mia, se non ti spiace" rispose lei e mi arrabbiai. Volevo solo stare con lei, prendermi cura di questa donna e invece lei mi rifiutava, mi allontanava. Di nuovo.
"Vuoi che ti accompagni?" chiese Veclan e non seppi se essere arrabbiato o deluso, quando la vidi valutare quell'opzione.
"Grazie Kit, ma vorrei solo dormirci su. Ci sentiamo domani?"
Non capii a chi lo chiese, perché di fatto non stava guardando nessuno di noi tre, ma sentivo che era ancora agitata e non volevo lasciarla sola a rimuginare.
"Andiamo, ti porto a casa e poi me ne vado." Mi ero costretto a dire una cosa del genere, perché in realtà non era ciò che volevo, ma almeno potevo avere una speranza di capire cosa le passasse per la testa. Bastava solo che abbassasse la guardia per qualche momento.

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