39 - Possibile che senta la mancanza?

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CLAIRE

Non so nemmeno io per quale motivo sono corsa verso Leviathan, l'altra sera. Certo, probabilmente era solo perché era stato davvero gentile a farmi compagnia e quando il mattino seguente mi ero svegliata da sola mi era dispiaciuto non ringraziarlo, ma non ne ero convinta.
Ero preparata ad affrontare un ragazzo scontroso e piuttosto certa che mi avrebbe presa in giro e invece era stato premuroso e dolce.
Di sicuro ero rimasta spiazzata da quanto quel Leviathan strideva con l'idea che mi ero fatta di lui dopo i racconti di Simon.

A quel pensiero, sospirai. Dovevamo vederci e sapevo che sarebbe stato frustrante.
Nonostante ciò che mi aveva raccontato infatti, potevo sentire che anche se era interessato a me fisicamente, la macchia orribile che portavo addosso non l'avrebbe mai dimenticata. Sembrava che fosse disgustato da ciò che mi era successo, ma non solo, anche l'idea di avvicinarsi a me lo ripugnava, ormai l'avevo capito e questo rendeva i nostri incontri uno strazio. Potevamo parlare di tante cose per minuti interi, ma quando alla fine dovevo riferirgli delle mie condizioni di salute un velo scendeva su di lui e capivo che cercava di tenere le distanze.
Levathan invece mi aveva abbracciata, aveva stretto la mia mano e mi aveva trasmesso tanto calore, rassicurandomi. Forse era quello il punto:  non volevo rinunciare a quello che era stato il primo vero gesto di affetto che avevo ricevuto da quando mi avevano guarita. Veclan era sempre gentile, ma era come se la premura dimostrata da suo fratello valesse di più, per me.

"Ehi, Simon sei in anticipo" dissi stampandomi un sorriso sul volto, cercando di scacciare la sensazione di disagio che mi trasmetteva lui, mentre mi avvicinavo guardandolo negli occhi.
"Ehi Claire, tutto bene?"
"Sì, grazie, ho appena finito il turno" spiegai portandomi più vicina a lui.
Sorrise e mi propose di prendere un caffè per parlare, come se non fosse la prassi ogni settimana. Acconsentii come al solito e mi lasciai scortare fino al bar accanto all'incrocio da cui ero arrivata. Una volta seduti ordinammo un frappè e un caffè lungo e poi lasciai che mi raccontasse di cosa aveva fatto negli ultimi giorni.
Dovevamo incontrarci una volta a settimana, mentre una volta al mese, mi accompagnava a fare i controlli presso l'ospedale, dove mi rifornivano di medicinali e avevo un colloquio con uno psicologo per testare il mio stato di salute.
I primi tre mesi mi avevano fatto anche gli esami del sangue, ma ora avevano deciso che non serviva più e non potevo che esserne felice, odiavo sentirmi una cavia e i continui prelievi erano la parte peggiore di tutto il processo di guarigione, a mio avviso.
"Ho saputo che hai rivisto Corso" disse tutt'a un tratto, attento.
Tentai di non arrossire, pensando alla sera del temporale, ma poi ragionai e mi resi conto che era più probabile che mi avesse vista qualcuno a passeggio con Leviathan e Veclan il primo giorno.
"Sì, credo che sia stato uno shock più per loro che per me, sai" risposi imbarazzata, schiarendomi la voce. "Ho rivisto Veclan poco dopo aver iniziato a lavorare al pub, mentre Leviathan solo qualche giorno dopo" aggiunsi con un brivido, ricordando le parole con cui mi aveva accolto.
Simon corrugò le sopracciglia. "E' stato sgradevole?"
"Non proprio. Cioè sì, ma poi si è scusato e non me lo aspettavo. Ad ogni modo sono rimasta con loro per una mezz'ora circa e ho raccontato loro della guarigione."
A quel punto si fece attento. "E come ti sono sembrati?"
"Meglio di ciò che mi aspettavo, in effetti. Avevo paura che ciò che ho fatto potesse essere un problema, ma dopo che hanno ascoltato le mie ragioni, del morso e di come mi avesse privato del controllo, sono stati.. comprensivi, ecco. Mi hanno detto che hanno capito che non ero lucida mentre succedeva e hanno dichiarato che non hanno intenzione di vendicarsi."
Le mie parole parvero colpirlo, tanto che restò in silenzio per qualche minuto, rimuginando su quanto gli avevo detto.
"Sai che loro sono lupi, vero?"
Lo sapevo? Sì certo, eppure non avevo scorto altro che biasimo sui loro volti. "Certo, Simon, ma... mi fido di quello che mi hanno detto. La parola di un Alpha è legge no? Me lo hai detto tu e loro mi hanno assicurato che nessuno del branco ha intenzione di farmi fuori."
Restò pensieroso per qualche momento, permettendomi di osservarlo con occhi diversi. Mi ero sempre fidata ciecamente delle sue spiegazioni, anche perché i miei ricordi sembravano chiusi in una bolla fumosa a cui non riuscivo ad accedere, ma dopo che avevo passato un po' di tempo in compagnia di Leviathan avevo notato che su alcune cose, sembrava aver sbagliato ed ero piuttosto confusa. Tuttavia, non volevo raccontare a Simon tutto quanto. Per qualche motivo, sentivo di volerlo tenere per me.

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