24 - Ti hanno mai detto che sei strana?

8.5K 353 7
                                    

CLAIRE

Riuscii a parlare con l'Alpha solo due giorni dopo. Una precauzione, aveva detto. Avevo accennato a Kit del presunto capanno e lui aveva deciso che sarebbe andato a dare un'occhiata, ma aveva dovuto essere discreto, così l'aveva fatta passare per una scampagnata con Dean.

Mi feci invitare a cena da Leona, la sera che kit e Dean tornarono dalla gita romantica e cercai di trattenere il nervosismo, dato che anche Levi aveva deciso di deliziarci della sua presenza.
"Come stai, cara? Ti sei ripresa?" chiese la donna, premurosa come sempre.
"Sì, grazie. Ormai sono completamente guarita" dissi. Una piccola bugia, ma non volevo che si preoccupasse, o peggio, si arrabbiasse, ci pensavano già i suoi figli a farlo.
Quella mattina avevo rinunciato a prendere l'aconito, volevo avere tutti i sensi all'erta per accorgermi di qualsiasi cosa non andasse mentre parlavo con l'Alpha e avevo bisogno di avere tutti i sensi attivi.
Mi offrii di andare ad apparecchiare, ma quando posai i piatti sulla tovaglia e mi si rizzarono i peli sulle braccia, mi bloccai.
"Voglio sentire ciò che hai da dire a mio padre" disse Levi, senza salutare, come suo solito. Sembrava che la mia persona non fosse abbastanza importante da fargli seguire l'educazione che ero certa i suoi genitori gli avevano inculcato.
"Buonasera, Levi. Il colloquio sarà a porte chiuse e a meno che tuo padre non richieda la tua presenza, non saprai un fico secco" risposi senza scompormi, ricominciando a sistemare i piatti.
Sentivo la sua aura, non si era spostato di un millimetro e mi fece innervosire. "Allora lo dirò a mio padre" rispose, serafico.

"Perché sei ancora qui?" domandai un minuto e mezzo dopo, quando avevo finito di disporre i piatti in tavola.
"Ti sto guardando" rispose come se fosse una cosa normale.
"In attesa che scompaia per combustione spontanea?" domandai borbottando.
Lui scoppiò a ridere talmente di gusto che mi sorpresi a sorridere a mia volta, per fortuna ero girata dalla parte opposta, così non poteva vedermi.
"Sai, sei uno spasso, bambolina. Se solo non fossi così..."
"Intelligente?"
"Uhm, pensavo piuttosto a petulante, indisponente, irritante e con una lieve propensione al dramma" rispose avvicinandosi a me e posando la mano sul fianco sinistro, facendo pressione.
La smorfia di dolore che mi sfuggì fu roba di un secondo, poi mi ricomposi, ma lui se ne accorse lo stesso.
Ignorando il fatto che fossimo nella sala da pranzo dei suoi genitori, mi alzò il maglione e la canottiera, scoprendo la pelle e facendomi rabbrividire per il brusco cambio di temperatura e forse qualcos'altro.
"Sembra migliore dell'altro giorno" commentò. Poi, visto che mi ostinavo a tenere la bocca serrata, continuò a parlare. "Certo, avresti potuto scegliere qualcosa di meno stupido per farti notare, non sapevo fossi autolesionista."
Strinsi i pugni, poi tolsi la mano di Levi dai miei vestiti e mi sistemai. "Non sono autolesionista, forse tu sì, invece. La mia mossa ha portato a dei risultati e spero davvero per te che non ci sia anche tu in mezzo a quei ribelli, perché ti ucciderò con le mie mani in quel caso, non importa quanto forte tu sia o ciò che siamo."

Ero seria e Levi parve colpito seriamente dalla mie parole, ma poi mi agguantò entrambi i fianchi, mettendomi di fronte a lui e guardandomi con pari intensità.
"Se credi che io sia tanto meschino da macchinare contro mio padre, la mia famiglia o il branco, sei una stupida, bambolina."
Non lasciava spazio ad interpretazioni quello sguardo. Era serio almeno quanto me e non mi stava mentendo, ne ero certa, avvertivo la furia e il sentimento con cui aveva parlato della sua famiglia, sapevo che non avrebbe fatto nulla per mettere i suoi genitori o Kit in pericolo.

"Che succede, qui?" La voce di Kit arrivò dalla porta della sala da pranzo, e mi voltai di scatto verso di lui, divincolandomi dalla presa di Levi per saltare al collo del mio migliore amico. Quando sciolsi l'abbraccio mi arrischiai a voltarmi verso Levi, che pareva essere rimasto nella stessa posizione di prima, voltato su un fianco, senza guardarci, solo che io non ero più intrappolata dalle sue mani.
Il mio amico ci osservò per un momento, prima di chiedermi se fosse tutto a posto e mi limitai a fargli un cenno, ancora presa dalla conversazione con Levi.
Lasciai entrambi i fratelli in sala da pranzo, tornando da Leona fino a che non fu il momento di mettere in tavola la cena.

The hidden wolfDove le storie prendono vita. Scoprilo ora