14 - La Riunione Del Branco

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CLAIRE

Levi restò completamente paralizzato, quando appoggiai la mano sulla sua, come una stupida damigella vittoriana, poi fortunatamente tornai lucida e tolsi la mano di scatto. Non intendeva sicuramente che andassimo insieme alla cerimonia, voleva solo che lo seguissi ed io avevo travisato. "Hai bisogno che ti tenga la mano, piccolina?" mi schernì infatti.
"Sai una cosa? Mi arrangerò da sola" dissi irritata più con me stessa che con lui.
"Certo, lo immagino.. ma non cacciarti nei guai ok? Non voglio certo che rovini la serata a Kit e al suo compagno combinando qualche casino perché non sai seguire le regole."
"E tu ti saresti offerto per guidarmi nelle tradizioni del branco? Da quando sei così altruista?" chiesi.
"Non lo sono. Me lo ha ordinato papà e non si discutono gli ordini dell'Alpha."

Ah, quindi era così. Nessuna botta in testa lo aveva fatto rinsavire, non aveva avuto una discussione con la sua coscienza in cui gli spiegava che è da cafoni e maleducati comportarsi in modo ignobile con la migliore amica del fratello e che il caso vuole, non gli avesse mai fatto nulla di male. No. Era un ordine, ecco l'unico motivo per il quale si stava sforzando di essere meno stronzo del solito, riuscendoci solo per pochi momenti, peraltro. Il mio morale altalenante andò giù a picco a quelle parole e improvvisamente decisi che non volevo più restare con lui.

"Puoi dire a tuo padre che non mi sentivo di partecipare, visto che non sono ancora parte del branco" dissi con amarezza mentre facevo dietro front e mi apprestavo a lasciare lo spiazzo dove ci trovavamo.

Feci in tempo a compiere un paio di passi, poi Levi mi agguantò un braccio, stringendo decisamente più del necessario. "Devo farti da babysitter per la serata, quindi vuoi collaborare, per favore?"
"Beh, se me lo chiedi per favore" dissi a bassa voce "no. Sai, non ti farebbe male fare un passo indietro, ogni tanto."
Lui mi guardò come se fossi uno strano animale che non sapeva come prendere ed io ne approfittai per liberarmi dalla sua stretta.

"Mi siederò là in fondo, va bene? Non dovrai preoccuparti di farmi da balia" dissi, sprezzante.
Mi fece un sorriso sghembo, che sapeva un po' di bugia e un po' di accondiscendenza e diede fastidio. "Sarà meglio per te" disse e mi voltai di scatto, per non guardarlo più, andandomi a sedere su un largo tronco tagliato lì accanto.
Lo ignorai finché non sentii il rumore di passi che si allontanavano, a quel punto tornai a guardare davanti a me nella radura e pian piano vidi ragazzi e adulti che a gruppetti si avvicinavano e prendevano posto sui tronchi, come avevo appena fatto io.

Un gruppo di ragazze mi si avvicinò. "Ehi tu chi sei? Non ti abbiamo mai visto" chiese, diretta, la più intraprendente. Immaginai avesse più o meno la mia età ma non la ricordavo a scuola.
"Sono Claire. Stasera avrei dovuto avere la mia cerimonia di affiliazione al branco, ma ho assunto aconito e non sono in grado di trasformarmi, perciò oggi sarò solo una spettatrice" spiegai.
La ragazza mi tese la mano e dopo di lei a turno fecero le altre, tranne una che sembrava uscita da una rivista invece che dal folto del bosco.
Strinsi le mani di Eva, Kayla, Mila e Tea, mentre quella che sembrava una modella a quanto pare si chiamava Monya. La osservai per un momento, mentre le altre si erano sedute attorno a me, rendendomi parte del gruppo e iniziando a ciarlare degli argomenti più disparati, tutte insieme, creando un brusio caotico e facendomi sorridere. Monya restava ai margini della confusione, come se non volesse avere nulla a che fare con me.
"Che problemi ha?" chiesi sottovoce a Tea, accanto a me.
"E' gelosa" rispose senza problemi.
"Ma di cosa?" chiesi stupita, voglio dire, l'avevo appena conosciuta era impossibile che le avessi già pestato i piedi.
"Ti ho vista prima con Levi. Voglio mettere in chiaro che lo voglio come compagno, non tollero interferenze" mi gelò la sua voce.
Oh.


A quanto pare avevo una rivale. Sembrava anche piuttosto agguerrita e la cosa mi fece pensare che probabilmente aveva già avuto qualcosa da lui. La cosa mi faceva contorcere lo stomaco come se lava incandescente scendesse lungo il mio esofago fino allo stomaco. C'erano buone possibilità che lui se la portasse a letto, ma presto lui avrebbe scoperto che ero io la sua compagna. C'era solo da sperare che per allora l'avversione che provava per me gli fosse passata.
Tremavo all'idea che mi rifiutasse, ma ero giunta alla conclusione che dovevo fare un tentativo. C'era sempre tempo per andare a morire d'amore da sola a Caracas una volta che mi avesse mandato a quel paese ufficialmente.
Tremavo quando il mio corpo reagiva a contatto con il suo e odiavo restare in preda agli ormoni, motivo in più per usare l'aconito, ma dovevo fare un tentativo. Fino ad allora, avrei cercato di evitare Monya come la peste e anche di attirarmela come nemica.
"Sono la migliore amica di suo fratello e conosco Levi da quando eravamo bambini. Non so cosa tu abbia visto ma ho cercato di liberarmi di lui tutto questo tempo" dissi sperando che la mia voce fosse salda.
"Nessuna vorrebbe allontanare Levi" mi schernì e non riuscii a negare.
"Monya piantala. L'abbiamo appena conosciuta e ti ha appena detto che lo conosce da quando erano piccoli. Datti una calmata."
"Le ho solo spiegato che Levi è mio" rispose la diretta interessata, guardandomi con superiorità. Era alta, magra e bionda, praticamente il contrario di me e sapeva cosa voleva, beata lei.

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