46 - Simon Babysitter

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EPILOGO Sì, LO SO :(


CLAIRE

Erano passati ormai cinque anni dall'inizio del nostro per tutta la vita e Levi era ancora a capo del branco.
Io avevo discusso con i saggi e chiesto loro consiglio, ma avevamo dovuto attendere fino ad oggi per riaverli con noi.
I miei genitori e i suoi.
Avevamo impiegato otto mesi per mettere a punto un piano sicuro e senza margine di errore per smantellare in modo definitivo il laboratorio dove mi avevano curata e distruggere tutti i dati, ma alla fine ci eravamo riusciti ed ora le minacce per noi e per i membri del nostro branco erano cessate.
Ed era un bene, vista la quantità di nuovi nati che la sicurezza e la guida del nuovo Alpha avevano portato in quegli anni. Perfino Veclan e Dean avevano adottato una coppia di fratelli, i cui genitori erano stati uccisi dai cacciatori in Brasile. Jeremy e Bronn avevano pensato che loro due potessero dare a quei bambini amore e stabilità e avevano fatto centro, anche se era praticamente impossibile distogliere Levi dal pensiero che il più grande dei due, che ora aveva sei anni, stesse troppo intorno alla nostra Iside. Inutile spiegare all'Alpha che un bambino di sei anni difficilmente avrebbe insidiato una teppista di tre e mezzo, soprattutto quando lei lo trattava come uno straccio. Era completamente succube di nostra figlia, gliele dava tutte vinte e se per caso si cacciava nei guai, cosa che succedeva spesso in realtà, lui si prendeva la colpa.

Nostra figlia era una piccola bulla, anche se lo pensavo con affetto. Non avrebbe mai fatto del male a Zeke o qualche altro bambino, ma era fin troppo vivace per la sua età.
Leviathan però la vedeva solo come la sua piccola principessa e non la smetteva di brontolare, quando tornava a casa e lei era nell'altra ala a giocare da lui e Jules, il fratellino.
Il più piccolo dei figli adottivi di Kit e Dean aveva quattro anni e sarebbe stato quello con cui nostra figlia avrebbe dovuto giocare, in teoria, ma era un bambino calmo e riflessivo ed evidentemente per Iside il fratellone era meglio come compagnia.
Ogni tanto ripensavo a Levi e Kit da piccoli e mi resi conto che qualcosa in lei mi ricordava me stessa, anche se i fratelli in questo caso non erano come quelli che riempivano la mia vita fin da bambina.

Non ero rimasta incinta quella sera, ma molto più tardi. Secondo i medici avevo bisogno di recuperare le forze e smaltire tutto quell'aconito, che avrebbe ucciso la maggior parte dei lupi, prima di pensare ad avere un erede per l'Alpha. Era stato meglio così, in fondo. Organizzare il blitz al laboratorio e gestire il ritorno di quattro persone che si riteneva fossero morte era stato impegnativo e non avrei potuto prendere parte a nulla se fossi stata incinta, Levi non me lo avrebbe permesso. Avevamo litigato parecchio per tutta la durata della gravidanza, perché per lui sarei dovuta restare a casa, servita e riverita come una regina ed io invece volevo solo restare attiva, ecco perché tremavo all'idea di dirgli che ero incinta di nuovo. Sapevo benissimo che avrebbe sentito il battito di una nuova vita dentro di me non appena mi fossi avvicinata a lui, ma un viaggio verso i territori del sud con suo padre era capitato a fagiolo, così mi ero fatta aiutare da mamma e Leona a sistemare la casa per l'arrivo di un nuovo membro della nostra piccola tribù senza un troll iperprotettivo che mi impediva anche solo di spostare un comodino.

Stanca e sudata uscii sul patio, da dove potevo vedere i bambini giocare, assieme a Simon.
Ecco, lui era stata una rivelazione ed ero stata molto felice che non fosse morto. Certo, non subito, ma dopo aver passato mesi a vivere da lupo, ad allenarsi, ad essere obbligato ad integrarsi, aveva compreso quello che da umano non riusciva a capire: il branco è una grande famiglia. Tutti si aiutano e sono a disposizione, ma se tradisci la famiglia, la legge del branco è dura.

La rivelazione più grande l'aveva avuta una sera, mentre era a cena da noi e i piccoli scorrazzavano nel salone giocando e urlando.
Qualcuno aveva bussato alla porta, con urgenza e ci eravamo preoccupati. Una volta aperta la porta, Levi si era trovato davanti una ragazza piuttosto giovane, coi vestiti sporchi di terra e svariati graffi.
"Sto cercando l'Alpha" aveva detto, ansimante, tenendosi il fianco e faticando a riprendere fiato.
"Lo hai trovato" la voce profonda di Levi assunse il tono che usava quando faceva i discorsi e mi alzai per andare a salvare la povera ragazza dal terrore che in quel momento sembrava incuterle il mio compagno.
"Sono Claire, Luna del branco, vieni dentro a scaldarti e dicci cosa ti porta qui" avevo detto scansando Levi e prendendo la ragazza per un braccio per scortarla all'interno.
L'avevo fatta sedere nell'ingresso, per non turbare i bambini ed evitare di esporli ad un eventuale pericolo ed ero andata a prendere qualcosa per medicarla.
"Sono Lisandra, vengo dal branco di Great Oak. Io... sono fuggita dal branco" disse facendomi preoccupare. Levi era attento e cercò la mia approvazione per proseguire con le domande.
"Perché sei scappata?"
"Mio padre voleva che sposassi il figlio dell'Alpha, ma lui non è il mio compagno" ammise a disagio.
"Hai detto a tuo padre che non lo vuoi sposare? Che il tuo compagno è un altro?"
"Non ho ancora incontrato il mio compagno ma so che non è lui. Papà è preoccupato per me, perché ha paura che rimanga sola quando morirà. Lui è... malato, la mamma non c'è più e gli resto solo io, ma non posso sposare quell'uomo!"
Era disperata, ma le implicazioni del dare rifugio a qualcuno scappato ad un altro branco non erano da sottovalutare.

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