34 - Legami familiari

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LEVIATHAN

Monya venne uccisa e dilaniata dal branco dopo che ebbi mostrato loro il video in cui confessava di aver ordito l'attentato mortale ai miei genitori e l'attacco al comando.
Restai in disparte mentre parecchi lupi, amici da una vita dei miei genitori, straziavano il suo corpo, cercando di isolarmi da tutto.
Non mi sognai nemmeno di fermarli, ma non presi parte alla cosa. Monya aveva smesso di esistere da quando avevo capito che ciò che mi legava a Claire era dannatamente giusto e parecchio più forte del mio orgoglio.
Uno dei saggi mi si avvicinò, ignorando la confusione.
"Hai fatto bene a non farti giustizia da solo, giovane Alpha. In questo modo hai anche riabilitato la tua compagna" disse.
"Non del tutto, ha comunque ucciso i miei genitori" dissi incolore.
"Sai che i saggi conoscono sempre tutta la verità, non è così? Non ne faremo parola, come non abbiamo fatto con la tua giovane compagna quando è toccato ai suoi genitori, ma ti dico una cosa: perdona la sua avventatezza. Lascia perdere le bugie che ti ha dovuto raccontare e pensa a quanto coraggio ha avuto per fare ciò che ha fatto. Trova una pace dentro di te per le sue azioni e guarda fiducioso al futuro."
"Un futuro in cui governerò senza una Luna, intendi?" ribattei amaro, conscio che nonostante tutto nulla mi avrebbe riportato indietro Claire.
"Forse avrai un'altra possibilità di essere felice. Ma un branco ha bisogno di una Luna più di quanto tu abbia bisogno di una compagna, Alpha."
Non feci in tempo a ribattere che il vecchio saggio scomparve tra la bruma del bosco, lasciandomi a rimuginare.

Veclan mi si avvicinò lentamente. "Ho dato disposizioni che il corpo venisse bruciato, come monito per chiunque trami contro di te."
Annuii, ma la testa era altrove, ancora incastrata nella conversazione che avevo appena avuto.
Non avevo alcuna intenzione di cercarmi una Luna. Non avrei voluto nemmeno una compagna e invece Claire mi era capitata tra capo e collo e il legame con lei mi aveva travolto come un uragano. Era stato sciocco resistervi e avevo pagato la mia testardaggine, perdendola non appena l'avevo accettata.
Pensavo che una volta morta avrei sentito così male dentro da non riuscire a respirare e per un po' era stato così, il dolore per la sua perdita si era sommato a quello per i miei genitori, ma ora che sapevo cosa aveva fatto, era peggio.
Era come se non riuscissi ad allontanarmi, incastrato tra le mie responsabilità, la voglia di scappare a rifugiarmi da mamma e papà e l'impossibilità di prendere a pugni Claire per avermi fatto una cosa del genere.
Non sarebbe dovuta morire, cazzo.
Dovrei essere qui a tormentarla, o forse a fare l'amore con lei, come l'ultima sera.
Mi aveva lasciato libero, impedendomi di marchiarla, sapendo che avrei sofferto molto di più alla sua morte se lo avessi fatto.
E ora che tutto era venuto a galla, conoscevo la portata del suo sacrificio ed ero rimasto con un pugno di mosche. A cosa mi era servito allenarmi per anni ad essere un bravo Alpha? Per cosa avevo accantonato la possibilità di passare magari anni, con quella che era la mia compagna? E quando ero diventato così dannatamente sentimentale?
Mi allontanai dalla radura e iniziai a correre senza una meta precisa, fino a fermarmi nei pressi del comando di polizia, dove i lavori di ripristino non erano nemmeno iniziati, lasciando che fosse una tomba per tutti coloro che vi erano intrappolati.

Sentivo i polmoni bruciare per lo sforzo ma rifiutai di trasformarmi, preferendo soffrire da solo guardando quel luogo dove lei era morta. Non venivo spesso, preferendo rimuginare accanto a casa di Claire, sentendo la debole scia di lei e fingendo che fosse solo andata in vacanza.
Quando mio fratello mi telefonò, ero ancora là, sotto un albero, a fissare la costruzione accartocciata su se stessa.
"Devi venire a casa, Levi. Casa nostra intendo."
"Che succede?" chiesi, in allarme.
"Ci sono dei cambiamenti" disse chiudendo la comunicazione.
Corsi fino alle rovine della nostra casa, guardando esterrefatto i furgoni parcheggiati davanti e il cassone che stava iniziando a portare via le macerie.

"Levi" chiamò Veclan e lo raggiunsi. Stava impettito accanto a un signore in tenuta da lavoro che gli mostrava una cartelletta di documenti.
"Cosa sta succedendo?" chiesi.
"Lui è il signor Fontaine, è il proprietario della ditta di costruzioni" spiegò Veclan, senza darmi altre informazioni.
"Non capisco lo stesso" dissi, asciutto.
Il tizio mi si presentò, stringendomi la mano. "Siamo stati ingaggiati per rimuovere le macerie della vecchia casa e procedere alla ricostruzione."
"E chi vi avrebbe ingaggiato?" chiesi, scettico.
"Jeremy Corso. Vede, è scritto qui sul contratto" disse facendomi vedere il contenuto della cartelletta e sussultai nel vedere il nome di mio padre in calce al contratto.
"Ma quando è successo?" chiesi, impaziente.
"La settimana scorsa. Ha già approvato il progetto della casa e pagato tutti i lavori" aggiunse, facendoci strabuzzare gli occhi.
"Dice sul serio?" domandai, incredulo.
"Sì, ecco, qui c'è una copia del pagamento e la vostra copia del progetto. Se mi date l'autorizzazione, possiamo procedere."
Restai immobile a controllare ogni foglio di quella cartella, notando che nel progetto era prevista una nuova ala, che avrebbe fatto divenire la casa una bifamiliare, con una grande cucina al pian terreno condivisa e una sala da pranzo delle dimensioni di un piccolo refettorio.
"Oh, dimenticavo" disse il capo progetto, allungandomi una busta bianca "il signor Jeremy mi ha detto di consegnarvela. Ha detto che non sarebbe stato presente per i lavori e di fare riferimento a voi due per ogni dubbio."
Un'altra lettera.

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