17 - Sono nella m... vero?

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CLAIRE

Sembrava che svegliarmi in posti sconosciuti e in condizioni mediche discutibili fosse diventata un'abitudine.
Quando ripresi conoscenza, prima ancora di aprire gli occhi, mi resi conto che due persone stavano discutendo, molto vicino a me, forse proprio accanto.

"Ti ho detto che resto io con lei, non la lascio."
"E io ti ho detto che non mi interessa. Non me ne andrò finché non avrò avuto delle risposte!"
I toni si stavano alzando e finsi di essere ancora incosciente, perché quelle due voci, le conoscevo bene.
"Che razza di risposte vuoi da lei, si può sapere?"
"Potrebbe iniziare dicendomi perché mi ha nascosto di essere la mia compagna" rispose Levi. Entrambi i fratelli erano accanto a me, potevo percepire la forza che proveniva da entrambi, i suoni dell'ambiente che mi circondava, così come gli odori, compreso quello del disinfettante, che mi fece pensare di essere in ospedale, o una sorta di infermeria, non lo sapevo.

"Ma ti senti? Se smettessi di fare l'arrogante ci saresti arrivato da solo. Cristo, sai che sono omosessuale da quanto? Da quando avevo quattordici anni? Lo sapevi già prima che te ne andassi per diventare un guerriero migliore" disse sputando fuori le parole come a deriderlo "eppure hai avuto il dubbio che potessi ospitare qualche altra ragazza nel mio letto, che non fosse Claire? Ma cosa ti dice la testa!"
Oh, era davvero arrabbiato.
"Non ragionavo, è ovvio! Avevo sentito per la prima volta l'odore migliore del mondo e tu" disse alzando di più la voce "mi hai preso in giro, provocandomi e dicendo che poteva essere una delle due che ti eri portato a letto quella sera! Hai idea di come mi sono sentito?"
"Tu invece hai idea di come si sia sentita lei ogni volta che ti ha beccato a farti qualcuna?" lo punzecchiò Kit. Dovetti lottare per restare immobile.
"Avrebbe dovuto dirmelo!"
"Beh, adesso lo sai. E ringrazia il cielo che non sia morta nella radura, altrimenti forse non lo avresti mai saputo" disse.
"Non me lo avresti detto?"
"Per farti disperare per aver ucciso la tua compagna? Tu che pensi? Sei mio fratello, come avrei potuto farti soffrire così?"
"Non è stata colpa mia! Quel ragazzino idiota mi stava attaccando e lei si è messa in mezzo."
"E non riesci davvero a capire per quale motivo lei abbia fatto quella mossa? Ti facevo più intelligente, fratellone."
Sembrava che a Kit piacesse stare sull'orlo del burrone dell'ira di Levi, non l'avevo mai sentito così arrabbiato, il suo temperamento di solito era più mite.
Mi sentii prendere la mano, che giaceva abbandonata accanto al mio corpo e un ringhio prevenire dal lato opposto.
"Non toccarla!" Era stato Levi a parlare e riuscii a comprendere dove erano posizionati, dato che sembrava si urlassero contro stando sopra il mio corpo.
"Ora avanzi pretese su di lei? Davvero? E dove eri quando i suoi genitori sono morti? O quando si è rotta un braccio cadendo dal tetto perché voleva riparare una grondaia da sola? Io sono il suo migliore amico da quando avevamo sei anni e non mi interessa se tu sei il suo compagno!"
"Vuoi che ti stacchi il braccio, per chiarire il concetto?"
Passai il pollice, che era coperto dalla mano di Kit, lentamente lungo il suo palmo, per fargli capire che ero sveglia.
Lo sentii irrigidirsi un momento, poi mi strinse la mano. "Quindi ora la vuoi reclamare?"
"Io devo parlare con lei. E non sono affari tuoi, cosa farò dopo" asserì Levi.
"Bene ma non farla stancare, è ancora troppo debole, hai sentito il dottore" disse Kit stringendo ancora una volta la mia mano, poi la lasciò e sentii i suoi passi allontanarsi. "Torno tra cinque minuti, vado a telefonare a Dean. Non fare lo stronzo, ok?"
"Non vedo come potrei. Non è nemmeno cosciente, ora vattene." Sentii il rumore fastidioso di una sedia che veniva trascinata verso di me e un tonfo, segno che Levi aveva elegantemente preso posto accanto a me. Elegante quanto un elefante, ovviamente.
"Guarda che è sveglia" disse Kit mentre chiudeva la porta e fu il mio turno di digrignare i denti.

"Quindi la principessa degli inganni adesso è sveglia? E facevi finta per origliare? Mi stupisco di te!" disse Levi ironico.
A quel punto non mi rimase che aprire gli occhi. Quando lo feci, mi resi conto di trovarmi in una stanza piuttosto anonima, asettica. Pareti bianche e una sola finestra, da cui potevo vedere che era sera.
Considerando che quando ero svenuta era all'incirca metà mattina, dovevo essere rimasta incosciente diverse ore, ragionai, ma solo per poco, perché tutta la mia visuale venne coperta dalla faccia di Levi a pochi centimetri dal mio viso.

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