29 - La notte del massacro

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CLAIRE

Mi pulii la bocca col dorso della mano, ritrovandolo poi sporco di sangue e rabbrividii per la voglia di vomitare.
Sapevo che dovevo farlo, ma affondare il coltello nella carne di quello che a tutti gli effetti era stato il mio padre putativo, era stato comunque qualcosa che giudicavo contro natura, oltre che un orribile oltraggio a qualcuno che amavo come se fosse parte della famiglia.
Mi costrinsi a non pulirmi, sapevo che Morad là fuori avrebbe voluto una prova e il sangue dell'Alpha su di me odorava abbastanza da non fargli venire in mente di entrare a controllare lo scempio che avevo fatto.
Gettai il liquido infiammabile sui corpi stesi a terra, scomposti, mentre le lacrime iniziavano a scendere copiose e mi feci coraggio.
La sera del massacro era appena iniziata. Pensavo di avere ancora un giorno per prepararmi, ma a quanto pare Levi prima di venire da me aveva dato il benservito a Monya che, furente, aveva anticipato di un giorno la messa a punto del piano.
L'avevo maledetta più volte per il pessimo tempismo e immaginavo la voglia di vendetta che la animava in quel momento, ma non potevo non disperarmi all'idea di perdere Levi proprio adesso che ci eravamo trovati.
Tirai su col naso, prima di accendere un fiammifero e gettarlo a terra.

L'odore dei corpi che bruciavano era raccapricciante, così uscii di casa, trovando Morad ad aspettarmi a circa dieci metri dall'ingresso.
Osservò la mia espressione e ciò che vide dovette bastargli.
"Gli hai davvero dato fuoco?" chiese serio lanciando un'occhiata alla casa, da cui si vedeva uscire il fumo.
"Solo un po' di scena. D'altronde per uccidere i miei avevate usato un camion di roba infiammabile" dissi sondando al sua espressione.
Non fece alcuna smorfia e mi diede la conferma che c'era lui anche dietro l'attentato ai miei genitori.
"Già, sono saltati per aria come un petardo. Avremmo potuto pensare a un messaggio del genere anche per Jeremy, dopotutto sarebbe stat-"
S'interruppe quando tirai fuori un piccolo telecomando e, continuando a guardarlo, premetti il piccolo pulsante in cima.
La mia espressione era rimasta imperturbabile, mentre facevo saltare in aria la casa dell'Alpha, ma dentro la voglia di ammazzarlo diventò un bisogno primario. Io sarei probabilmente morta, ma lui non sarebbe sopravvissuto di sicuro alla nottata.

Quando mi tirai su, dopo il boato che ci aveva spinto a terra, lui mi guardava quasi con ammirazione. Era indubbiamente un sadico pazzo.
"Saresti un Alpha fantastico, Claire, te lo devo dire" bofonchiò, la voce roca dalla polvere e dai detriti che ci ricoprivano.
"Già, peccato che io abbia appena perso tutto e tra qualche ora farò la loro stessa fine sotto qualche metro di cemento, vero?" lo sfidai.
Mi ripulii velocemente il più possibile, perché sapevo che dovevamo andarcene alla svelta.
Presto sarebbero arrivati i pompieri e le autorità e dovevamo approfittare di tutto quel trambusto per infiltrarci ai piani inferiori, piazzare gli esplosivi e far esplodere tutto.

Iniziammo a camminare verso il furgone di Morad, parcheggiato sulla strada, quando un'auto fin troppo familiare svoltò nel viale che portava alla casa dell'Alpha.
Lanciai uno sguardo preoccupato a Morad, che mi ammonì. "Dobbiamo andare Claire, se non vuoi che ci metta i bastoni tra le ruote, sai cosa devi fare."
"Ci penso io" dissi, mentre un altro pezzo di me, moriva.

"Claire!" urlò venendomi incontro e abbracciandomi stretta. "Ti sei fatta male?" chiese osservandomi in volto e passando una mano sulla mia guancia, portando via un po' di polvere e sangue. Mi godetti la sensazione di benessere che provai istintivamente mentre mi lasciavo stringere da lui, rimpiangendo molto di ciò che avevo fatto nell'ultimo periodo, anche se era per il bene del branco ed era stato l'Alpha a chiedermi di farlo.
"No, io... non è il mio sangue. Levi..." sospirai, perché non sapevo come dirglielo.
"I soccorsi arriveranno tra poco, tranquilla" disse stringendomi ancora a lui.
Non so quale forza riuscii a trovare dentro di me, ma dovevo farlo. Spezzarlo più di quanto pensavo potessi sopportare e andarmene. O tutto sarebbe stato vano e lui e Kit non sarebbero mai stati al sicuro.

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