41 - Bentornata, Claire

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CLAIRE

In quelle ultime ore la mia vita era mutata di nuovo, lasciandomi in affanno ad elaborare la marea di informazioni che mi erano piovute addosso, dopo che avevo capito di aver subito la terapia con l'elettroshock.
Leviathan sembrava spiritato, tanto che all'inizio avevo chiesto a Veclan di restare con me, invece di chiederlo a lui.
Mi avevano confessato di aver sostituito parte delle mie medicine, nella speranza di smuovere la mia memoria e mi sono arrabbiata da morire con entrambi per avermi tenuta all'oscuro di tutto, decidendo di tornare a casa mia e ignorando Leviathan, che non voleva lasciarmi andare.
Gli avevo urlato contro che non volevo stare con chi mi stava mentendo e questo probabilmente l'aveva ferito, perché si era fermato di botto, dandomi il tempo di arrivare in strada e mettermi a camminare in direzione di casa.
Mi aveva raggiunta Veclan, dopo che il fratello l'aveva pregato di farmi ragionare, ma il fatto che lo avessi sentito mentre glielo diceva non aiutava la sua causa.
Ci aveva messo parecchio, ma alla fine Veclan mi aveva convinta con una semplice frase, dopo aver visto sconfitti tutti i suoi altri tentativi. "Ti giuro che ti diremo tutto. Poi non dire che non ti avevo avvertita però."
Suonava tetro, ma dopo aver ricordato quella pratica barbara che credevo ormai estinta da decenni, volevo avere più informazioni possibili.

Mi avevano raccontato questa favoletta secondo cui io ero un lupo fatto e finito da sempre, che secondo loro avevo detto che ero stata morsa nella speranza di cavarmela, ma che non era così. Stentavo a crederci, non avevo certamente la loro prestanza fisica e le ferite sul mio corpo sarebbero dovute guarire senza lasciare quelle stupide cicatrici che invece creavano ricami sul mio busto e sulle gambe, tuttavia gli accenni ai miei genitori, al fatto che mio padre era Alpha prima che lo diventasse Jeremy mi solleticavano qualcosa in un angolo del cervello. Peccato che non riuscissi proprio ad arrivarci.
Mi dissero che gran parte dei componenti delle pillole che prendevo erano aconito e sedativi che servivano a stabilizzare l'umore, ma a quel punto avevo voluto vedere di persona il rapporto del laboratorio, per accertarmene.
Levi sembrava più furioso ogni momento che passava e immaginai che fosse ancora concentrato su ciò che avevo detto al mio risveglio, perché tutto quello che mi avevano raccontato dopo.. quello era fantascienza. "Facciamola parlare con i saggi, forse li ascolterà" disse frustrato.
Lo guardai storto, perché non poteva certo biasimarmi se non credevo alla loro storia. Non ricordavo nulla e tutto ciò che sapevo cozzava con quelle ammissioni. Non riuscire a scindere le bugie dalla verità era spossante.
Quando ebbero finito le loro confessioni, chiesi di essere accompagnata a casa.
Levi si oppose, dicendo che potevo avere altri episodi come quello di qualche ora prima ed era meglio che qualcuno mi controllasse. "Veclan potrebbe restare con me" dissi spaventata all'idea di restare sola con lui.
Ringhiò, ma il fratello s'intromise assicurandomi che sarebbe rimasto con me per tutto il tempo necessario.

Non mi voltai indietro, una volta salutato Leviathan, perché non volevo vedere la sua espressione. Avevo troppe informazioni da processare e non avrei potuto farlo con la sua presenza ingombrante che vigilava su di me come un falco.
"Scusa Veclan" dissi mentre tornavamo a casa mia "probabilmente avevi altro da fare."
"Nulla che non possa recuperare più tardi. Tu e la tua salute siete più importanti."
Era rassicurante avere a che fare con Veclan, invece che con suo fratello. Sembrava sempre che mi tenesse d'occhio, che temesse per la mia vita e anche se dopo ciò che mi è successo forse potrebbe aver ragione, ma mi rendeva nervosa.
"Non intendevamo mentirti Claire" disse Veclan parcheggiando davanti a casa mia "ma sembravi non ricordare nulla e non avevamo idea di quanto poterti raccontare."
"Forse avreste dovuto darmi un po' di credito, non trovi? Dirmi qualcosa, spiegarmi dei buchi di memoria e chiedere di poter analizzare le pillole che prendevo poteva essere una buona idea, no?"
Odiavo essere presa in giro. Non volevo che le persone che mi volevano bene mi mentissero. Non accettavo che non mi reputassero abbastanza lucida da capire cosa intendevano fare e avessero fatto questi esperimenti su di me. Se fossi andata in crisi d'astinenza da qualche farmaco, se avessi avuto una crisi epilettica invece di fare solo un brutto sogno, se fosse accaduto mentre ero da sola a casa, nessuno lo avrebbe saputo.
Possibile che uno che sembrava essere l'uomo, pardon il lupo della mia vita se dovevo dar credito alla parte più folle di tutta quella storia, non avesse pensato agli effetti di quello che stava facendo?
No, certo. A lui interessava solo riavere indietro la sua compagna. Se nel frattempo io fossi impazzita a causa di allucinazioni o altre complicazioni legate allo sbilanciamento dei principi attivi delle medicine, a chi importava.
Alla fine avevo mandato via Veclan, chiedendogli di farsi un giro, non tornare subito a casa, perché avevo paura che suo fratello sarebbe venuto a dargli il cambio ed io avevo bisogno di restare sola.
Avevo così avuto il tempo di informarmi sul trattamento che avevo subito e gli articoli sul tema descrivevano sempre gli stesse effetti, a breve e lungo termine: perdita di memoria, confusione e demenza progressiva. Il che, combinato con gli inibitori presenti nelle pillole magiche che mi stavano facendo assumere, non faceva ben sperare circa una mia completa ripresa. Stordimento della capacità cognitiva del paziente e affievolimento della lucidità e della forza vitale erano a corredo di tutto quanto e non c'era da stupirsi che fossi sempre così sfasata.

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