25 - Correre sotto la pioggia

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CLAIRE

Appoggiai le mani sul volante, congiungendole e poggiandovi sopra il viso, mentre cercavo disperatamente di mettere in fila tutti i pezzi del puzzle e arginare l'irritazione e la delusione nei confronti di Levi, ma non riuscivo a calmarmi abbastanza, così alla fine aprii la portiera e uscii fuori dall'auto.
A Levi avevo scritto un messaggio scarno, dicendogli che non potevo parlarne là.

Presi a camminare, inoltrandomi nel bosco che costeggiava la strada, incurante dell'oscurità, ora che con i sensi all'erta potevo percepire e vedere meglio del solito.
Cercai di partire dai problemi più urgenti, quindi mi concentrai su cosa avrei potuto dire a Jeremy, quando ne avessi avuto l'opportunità.
Se la mia intuizione fosse stata esatta, allora il suo beta, l'uomo a cui lui affiderebbe il branco e la sua stessa incolumità, o quella di un suo famigliare, era la persona che lavorava con chi voleva ucciderlo.

Ma chi c'era a tirare i fili? Chi era dietro tutto quanto? Immaginai potesse essere qualcun altro della cerchia ristretta che ruotava attorno  all'Alpha, ma non li conoscevo abbastanza da provare a fare supposizioni su chi fosse.
Pensai che dovesse essere adulto, o comunque più verso l'età dell'Alpha che la mia, perciò cercai di ricordare i volti di coloro che mi avevano presentato dopo la mia cerimonia di iniziazione, ma non mi veniva in mente nessuno che mi fosse parso più sospetto di un altro e in breve iniziai ad avere un gran mal di testa.

L'unica cosa certa era che se le cose stavano davvero in quel modo, dovevo far in modo da attirare Morad al punto da fargli decidere di reclutare anche me, almeno avrei avuto una possibilità di farlo parlare.
Il fatto che il ragazzino non sapesse chi ci fosse a capo della possibile rivolta, forse era dovuto alla sua giovane età. Io ero figlia dell'Alpha precedente, avrei potuto essere il successore migliore a Jeremy che potessero trovare. Ed ero apertamente in disaccordo con Levi, cosa che mi ero premurata di rendere palese, a cena.

Scossi la testa al ricordo delle parole che erano uscite dalla sua bocca, perché mi veniva da vomitare se pensavo a quante si era infilato fra le gambe nel corso degli anni. Mi accorsi che mi ero messa a piangere come una scema, così decisi di sfogare un po' di energia repressa correndo.
Speravo che nessuno si sarebbe avventurato in quelle zone, quella sera. Tolsi i miei vestiti, per non rovinarli, poi mi concentrai e mi trasformai.
La sensazione di sentire di nuovo l'aria fresca infilarsi tra i peli, i polpastrelli che toccavano di nuovo la terra, le foglie, mi diedero immediatamente una sensazione di benessere, ma non era sufficiente.

Mi scrollai, provando a capire se sentivo ancora dolore al fianco, ma sembrava che così non fosse, perciò presi un grosso respiro e iniziai a correre.
Non conoscevo bene quella parte del bosco, ma pensai di essere relativamente al sicuro, così spinsi le mie zampe fino al limite, correndo tra la vegetazione fino a farmi venire il fiatone, finché non smisi di pensare.

Rallentai fino a fermarmi, nei pressi di una roccia grande quasi due metri di pietra calcarea. Ero arrivata quasi al costone delle montagne e immaginai che quel grosso masso si fosse staccato dal blocco più grande che mi sovrastava. Non era il posto migliore per fermarmi, ma avevo bisogno di uno stop. I pensieri, più o meno urgenti, avevano ricominciato ad affollare la mia mente non appena avevo rallentato l'andatura, con il risultato che mi sentii disorientata: una parte di me cercava di pensare ordinatamente, ponderare ipotesi e soluzioni, mentre l'altra, quella istintiva, stava già elaborando un piano di avvicinamento ai ribelli, le mosse da fare, le bugie da raccontare, le cose da nascondere e a chi, per fare in modo di raggiungere l'obiettivo. A quel punto avrei potuto parlare con l'Alpha, ma prima... avrei dovuto fare qualche altro passo.

Quando il primo lampo squarciò il cielo, ero già consapevole della pioggia, la sentivo cadere sulle foglie poco più a ovest di dove mi trovavo e decisi di tornare indietro. Non ne avevo alcuna voglia, ma non volevo nemmeno mettermi dei vestiti fradici, così pensai che fosse meglio tornare all'albero i cui rami avevano accolto i miei abiti, anche se avrei preferito restare sotto la pioggia in forma di lupo e sperare che l'acqua portasse via tutte le mie preoccupazioni.

The hidden wolfDove le storie prendono vita. Scoprilo ora