33 - Ora non ci sono più segreti

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LEVIATHAN

Cercai invano di capire se mio fratello stesse avendo una sincope, perché non poteva essere così esaltato per una cosa raccapricciante.
"Sono le sue parole, ora mi dici perché sembri felice? Sei anche tu uno dei ribelli? E' da te che mi devo guardare?" aggiunsi facendo un passo indietro, scrollando le sue mani e mettendomi in posizione di difesa, confuso dalla sua reazione.
Ma a quel punto mio fratello si era rinchiuso nei suoi pensieri, iniziando a piangere e premendo forte le mani contro la bocca nel tentativo di non urlare.
"Vec?" lo richiamai.
Puntò gli occhi nei miei, agitato. "Claire non ti ha mai raccontato cosa accadde ai suoi genitori?"
"Tutti sanno cosa è gli successo. Non capisco come la cosa ti faccia felice" risposi, certo che stessi mancando il punto ma consapevole di brancolare nel buio.

Si guardò attorno, come se ci potesse essere qualcun altro assieme a noi in quella stanza chiusa.
"Devo dirti una cosa, ma non deve uscire da qui, ok? Sono certo che Claire stessa te l'avrebbe detta se avesse potuto, ma visto che vi eravate appena riappacificati, immagino non ne abbia avuto il tempo." Alle sue parole una fitta di rammarico mi colpì al petto.
Tutto questo mistero mi mandava in paranoia, tanto che andai a chiudere la porta d'entrata che avevo lasciato aperta e feci un rapido giro di tutto il piano, prima di tornare da Veclan.
Si accostò al mio orecchio, come se stessimo cospirando per uccidere il Presidente, ma ciò che mi disse fece schizzare i miei battiti a livello di guardia.

Ero piuttosto certo che stesse per venirmi un infarto quando sussurrò: "I genitori di Claire sono ancora vivi. Hanno inscenato la loro morte con l'aiuto di mamma e papà."
Non riuscii a fermare il tremore e i brividi che mi scossero a quelle parole, mentre mio fratello mi guardava come in attesa che avessi un'illuminazione divina e invece io stavo ancora cercando di tornare a respirare normalmente, gli occhi spalancati.
Sbattei le palpebre ancora una volta, con la pelle d'oca. "Ne sei certo?" sussurrai anche io, non so bene perché ma la cosa aveva dello straordinario.
Lui annuì, ma ancora ero restio a credere che i miei genitori avessero fatto una cosa del genere, perciò Veclan strinse le labbra e poi disse a voce bassa: "Li ho visti."

Spalancai di nuovo gli occhi, improvvisamente attento. Il mio cervello stava mettendo insieme e rimescolando le informazioni ad una velocità sconvolgente, mentre le sue parole sedimentavano dentro di me e mi facevano provare un briciolo di speranza, la prima vera, reale, dopo quei giorni terribili.

"Non dirmi cazzate, ti avverto" dissi ancora incredulo.
"Lei.. . ti ricordi quando siamo andati in vacanza e tu non volevi farmi partire?" disse e mi ricordai distintamente di come mi aveva fatto incazzare che ai miei genitori stesse bene che lui andasse via con quella cacciatrice, anzi sembravano inteneriti perfino.
"Quindi?" sbottai, avido di informazioni.
"Non lo aveva detto nemmeno a me. A quanto pare lo aveva scoperto lei stessa solo qualche mese fa. Si era fidata talmente tanto di me da farmi andare con lei a trovarli."
Fiducia.
Ecco cosa mancava nel nostro rapporto, pensai amaramente.
"E quando siete arrivati in aeroporto erano agli Arrivi con un cartello ad aspettarvi?" chiesi, sarcastico e ancora impaurito dall'enorme bolla che quella speranza mi stava creando nello stomaco, che lottavo per arginare e non venirne travolto.
"Certo che no. Abbiamo noleggiato un'auto in un posto che non ti raccomanderei e poi abbiamo guidato. Tanto. Alla fine siamo arrivati ad una specie di campeggio. Niente di speciale in realtà, ma l'attrazione era la fauna che lo popolava. Levi, erano tutti uomini lupo. Come il campo Mezzosangue di Percy Jackson, hai presente?"

Sembrava entusiasta, ma non avevo idea di cosa intendesse, non conoscevo questo Jackson.
Scossi la testa impercettibilmente e lui sbuffò. "Ok, lasciamo perdere. Il punto è che sono certo di ciò che ho visto, diamine abbiamo trascorso con loro una settimana, ad allenarci e mangiare e studiare nuove formulazioni per l'aconito, da portare a mamma per l'arsenale" spiegò e mi ricordai improvvisamente di quando mamma al loro ritorno accompagnò Claire fuori dalla cucina per parlarle. Ora, considerando che mamma si occupava delle scorte di aconito e delle armi, il significato di quell'azione accoglieva un nuovo significato alla cosa. "Avete portato a casa qualche campione?" chiesi distratto da quei pensieri.

The hidden wolfDove le storie prendono vita. Scoprilo ora