UNO

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CHAMPAGNE

Uno
Non ci hai rinunciato

Agosto 

"Einar."

Einar.
Einar trova buffo il modo armonioso in cui la voce di Filippo gli riecheggia in testa. Ha sempre pensato di ricordarla perfettamente - almeno in parte. E invece, tutto d'un tratto (e d'improvviso, assolutamente d'improvviso), Einar si rende conto che no, non è mai stato così, che non l'ha mai ricordata nella maniera giusta: è come se gli fosse arrivata distorta per tutto quel tempo, come se l'avesse immagazzinata inesattamente nei suoi ricordi - diversamente. Che d'altronde è tutto diverso, ora.
In questo momento, però, non conta: Filippo è davanti a lui, è concretamente davanti a lui e se solo allungasse la mano - beh, Einar potrebbe toccarlo. Allora via tutto ciò che adesso non ha importanza. Che c'è Filippo. Filippo.
Ecco. Rivederlo, ora, a mezzo metro da lui è a dir poco destabilizzante - gli fa mancare il respiro, con quella bellezza che fa male agli occhi, che dà ad Einar un pugno proprio in mezzo allo stomaco - respira, Einar, che già può sentire l'afa terribile di quei giorni avvolgerlo piacevolmente, dalla punta delle dita (se solo allungasse la mano, potrebbe -) fino al centro dello stomaco. Sarebbe facile abbandonarsi al calore di Cuba, ci vorrebbe solo un secondo: dopotutto c'è un cubalibre posato sul tavolo, c'è quel caldo e poi - poi - ci sono lui e Filippo. Ci sono loro.
Un sorriso si allarga sulla bocca del cubano, che sta lì, in piedi, dritto davanti al tavolo di Filippo ("Irama - c'è Irama in sala e lui - oh, Dio, c'è Irama!" ha praticamente sbraitato una sua collega poco fa correndo in cucina, lasciando qualcuno interdetto ed qualcun altro sorpreso. Irama - ad Einar era mancato il battito mentre mille sensazioni si erano unite nella sua testa e gli erano esplose nel cuore, poi nello stomaco. Irama -), fasciato nella divisa elegante da cameriere. Questa divisa, paradossalmente, è così diversa da quella del loro primo incontro. Beh, alla fine è tutto diverso, adesso - tutto.
Che sono cambiate tante cose. Che loro -
"Ciao niño."
Filippo lo fissa, a metà tra l'adorante e l'incredulo, incapace di muoversi. Chiude gli occhi e poi li riapre, scuotendo il capo.
"Tu - Siamo a Milano, vero?" chiede un po' stupidamente, che forse ha bevuto troppo il giorno prima ed ha fatto qualche pazzia.
Quello piega il capo da un lato, in quel modo divertito che ha di farlo - sorride ancora, che non può farne a meno. C'è Filippo lì.
"Milano" conferma, poi si sistema il polsino della camicia blu, lo raddrizza un po'.
Il cantautore annuisce stupidamente e manda giù un sorso del cocktail. Deve calmarsi. Lo squadra per un attimo, ancora, notando la divisa (e quanto bene gli stia) e stringe le labbra.
"Non lo hai fatto tu." dice soltanto.
"Ay, no, non l'ho fatto io" accenna una risata il cubano ("Me fai un cubalibre, porfa?" ha chiesto qualche minuto fa ad un collega, che i cocktail non sono parte della sua mansione. "Non mi è arrivata la comanda, io -" "Per piacere. Solo un cubalibre."), che Filippo se n'è accorto al primo sorso - un altro sorriso. Si volta verso il bancone, attirato da un movimento, e fa cenno all'altro cameriere, che Einar deve tornare a lavorare e non sarà lui a servire il tavolo di Filippo ma il collega, quello che che prima ha portato il menù al cantautore e ha preso la sua ordinazione, facendo un po' di conversazione e consigliandogli la specialità del giorno.
Deve andare, Einar. Allora ci pensa su per un attimo, prima di aprir bocca un'altra volta - si umetta le labbra.
"Ti va de aspettarmi fino a fine turno?" domanda, che il cuore adesso gli batte più forte, mentre aspetta una risposta. Mesi - mesi da quando lo ha visto andare via, dentro a quel taxi, via, lontano da La Habana. Lontano da lui.
E ora se lo ritrova davanti così, totalmente a caso, per puro caso. Mesi.
Sì, sì, sì - certo che sì. Filippo sorride ed allunga la mano per sfiorare la stoffa della camicia, ignorando gli sguardi degli altri. "Ti aspetto al parcheggio."
E quello posa per un attimo la mano sulla sua, i due tatuaggi che vanno a ricongiungersi, ad unirsi, a completarsi - finalmente, finalmente dopo tutto questo tempo.
Cubalibre.

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