TRENTUNO

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CHAMPAGNE
Trentuno

Questa l'ho già sentita

5 Luglio

Lorenzo apre il portatile e se lo posa sulle gambe - lo fa con scazzo, con un movimento secco e nervoso. È ancora arrabbiato, è ancora arrabbiato davvero: Filippo non si è presentato, l'altra sera, non si è presentato e non lo ha nemmeno avvertito. Come al solito, Filippo ha preferito Einar a lui. E a Lorenzo non è andata giù.
Il mattino dopo, dopo che lui ha dovuto consegnare il lavoro pieno di incertezze ed incazzato nero, il cantautore gli ha mandato un messaggio prodigandosi in mille scuse (del cazzo) - Lorenzo ha visualizzato e poi non ha risposto.
Nonostante ciò, adesso è a casa di Filippo, ma c'è solo ed esclusivamente per lavoro: devono scegliere alcune foto di uno shooting di qualche settimana fa e devono farlo per forza insieme. Se proprio è necessario parlare, Lorenzo lo fa solo se l'argomento è inerente al lavoro o ad una foto da sistemare - per nient'altro, parla, che è ancora troppo nervoso. L'idea che Filippo gli abbia tirato il culo (che si sia dimenticato di lui) per quel cubano, lo fa davvero uscire di testa.
"Questa fa schifo" fa solo, premendo canc per eliminare la foto selezionata - lo dice semplicemente per avvertirlo del fatto che quello scatto sparirà per sempre.
"Quale?" domanda Filippo avvicinandosi a lui. Troppo tardi, però, la foto è già sparita. "Doveva fare davvero schifo per non rivederla insieme" dice, alzando un po' le sopracciglia. Sa che Lorenzo è ancora incazzato per l'altro giorno e vorrebbe trovare al più presto una soluzione per farsi perdonare per davvero: sì, è stato uno stronzo. Lo sa, lo ha ammesso così tante volte che ormai quella parola ha perso significato, ma - Dio, cosa deve fare per far passare l'arrabbiatura all'amico?
"Vuoi farla vedere al tuo amichetto di merenda?" chiede a sua volta Lorenzo, il tono che è un misto di sarcasmo e acidità - apre la cartella cestino e fa per recuperare la foto col tasto destro. "Così può decidere lui pure questo."
"No" dice lui, leccandosi le labbra. "Voglio vederla con te, perché di solito decidiamo insieme" fa e si siede accanto a lui. "E perché le tue foto non fanno mai schifo, casomai è il soggetto."
Quello deglutisce - forse butta giù rabbia, forse un po' della tristezza che gli dà tutta quella situazione. "Non andava bene la luce" chiarisce.
Il cantautore annuisce, guardando la foto. "E poi mi fa il naso enorme. Non ho il naso così" scherza, arricciando il naso.
"Sì, come no" sussurra quello tornando a scorrere le foto in silenzio. E sarà l'umore del momento, ma non gliene piace nessuna, non gli danno emozioni - avrebbe voglia di cancellarle una per una e mandare a fanculo quel lavoro.
Filippo le osserva tutte e poi ne indica una, quella che sembra perfetta. "Questa è bellissima" dice. "Non ti sembra?"
Lorenzo la osserva per qualche secondo, in silenzio e cerca di inquadrarla per bene, di concentrarsi sul significato - nulla. Allora scuote la testa. "Non mi dice niente."
"Ti fa tutto schifo, vero?" chiede l'amico.
"Già" concede il fotografo con un sospiro, poi chiude il portatile, lo posa di lato e si alza - si accende una sigaretta e si avvicina alla finestra aperta. Che giornata del cazzo, vorrebbe essere su un'isoletta sperduta a rosolarsi al sole.
Filippo sospira un po', poi si strofina il viso con le mani. "Mi spieghi cosa posso fare per - per farmi perdonare?"
L'altro rimane in silenzio per un secondo infinito, voltato di schiena - prende un lungo tiro dalla sigaretta.
"Lo sapevi che era un lavoro importante, per me" ribatte, allora, senza rispondere davvero alla domanda del cantautore - un altro tiro, poi butta fuori il fumo. "Lo sapevi - eppure è bastato che quello ti scuotesse un po' il culo davanti al naso e ti sei dimenticato del mondo intero" continua. "Ti sei dimenticato di me."
Quello stringe le labbra. "Sono stato uno stronzo, lo so, ma dimmi se posso risolvere la cosa."
Certo che puoi risolvere la cosa, vorrebbe dire Lorenzo perché si sente sì arrabbiato, ma nel frattempo vuole rassicurare Filippo - allarga le braccia (una scia di fumo a disegnare quella linea morbida) e le lascia ricadere lungo i fianchi. Poi un sospirone. "Vatti a cambiare - facciamo qualche foto nuova."
Filippo annuisce, poi sorride un po'. "Che ne dici di aiutarmi? Vediamo cosa ti ispira di più?"
L'altro spegne la sigaretta nel posacenere sul davanzale, infila le mani in tasca e fa per seguirlo. "Magari non quella camic -"
Il suono del campanello di casa, però, interrompe la frase di Lorenzo. Lui aggrotta le sopracciglia e guarda il cantautore, un po' confuso. "Aspetti visite?"
Il cantautore osserva la porta stupito, poi l'amico. "No" dice, sorpreso. "Magari potrebbe essere Giulio - gli ho detto di passare oppure di chiamarmi se dovevo registrare di nuovo il pezzo" prova ad indovinare e va ad aprire la porta.
"Hola niño" fa un Einar raggiante: sta lì, sul pianerottolo, con un gran sorriso sulle labbra ed una vaschetta di gelato al cioccolato tra le mani - si sporge a dare un bacio sulla bocca di Filippo. "El portone estava aperto" spiega davanti all'espressione stupita del fidanzato. "Y yo volevo farti una -" inizia, ma si interrompe non appena vede Lorenzo (con la solita smorfia sul viso) spuntare da dietro la spalla dell'amico. "- sorpresa."
Filippo sorride e gli posa un bacio sulla guancia. "Amore, che bella sorpresa" dice, felice. "Io e Lori stavamo lavorando."
Einar sorride a quel che bella sorpresa, poi passa a Filippo la vaschetta di gelato. "Tieni" fa e si sistema la maglia a maniche lunghe sulle braccia. Che sì, sì, è luglio - è luglio eppure lui continua a coprirsi, ormai convinto di avere sempre e perennemente freddo. E poi, non vuole raffreddarsi, non vuole prendersi il mal di gola, vuole stare tranquillo, che già lo stress degli ultimi mesi gli esaurisce le forze - non vuole pensare anche ad ammalarsi. "Posso entrare anche se estate lavorando?"
"Certo, entra" fa lui, dopo aver lanciato un'occhiata al fotografo. "Metto il gelato in frigo per dopo, poi andiamo a vedere i vestiti. Che dici?" chiede a Lorenzo.
"Sì" risponde quello senza una particolare intonazione nella voce. Si umetta le labbra mentre osserva il cubano entrare in casa e, non appena Filippo gli dà la schiena, far sparire il sorriso dalla bocca - lo fa quasi con sollievo, come se fosse faticoso tenerlo ancora su. Ma Lorenzo decide di distogliere lo sguardo e raggiungere l'amico in cucina, in silenzio: non è nemmeno arrabbiato per quell'improvvisata, Filippo non sapeva davvero che Einar sarebbe andato lì - glielo ha letto in quell'espressione realmente sorpresa (e felice). Si sente solo scocciato, forse, scocciato e un po' rassegnato - ecco, si.
Anche Einar segue i due ragazzi nell'altra stanza, disegnando col polpastrello una linea orizzontale sulla parete del corridoio, man mano che si avvicina alla cucina - si sente stanco e forse si sta ammalando, ecco perché sente quella debolezza colpirlo in pieno alle gambe. Tira un po' su col naso e, raggiunti i due, si siede sullo sgabello.
"Tengo una entrevista a las seis" dice, la mano a tenersi un po' la testa. "Qui vicino - por questo sono passato a salutarti."
"Hai fatto benissimo" gli dice il fidanzato, posandogli un bacio tra i capelli e, poi, mettendo il gelato in frigo. "Stavamo per fare uno shooting" spiega. "A Lori non convincono molto le foto che abbiamo fatto la scorsa settimana."
"Como mai?" chiede il cubano un po' a caso mantenendo lo sguardo fisso sul frigo per mandare via un giramento di testa: un piccolo respiro e poi si tira le maniche fino a coprirsi i polsi - si sta ammalando sul serio.
"Non sono venute benissimo, diciamo" risponde Filippo, provando a trattenere un sorriso. "A proposito, dovremmo -" comincia, ma viene interrotto dalla suoneria del cellulare. Lo prende dalla tasca dei jeans (aspettava una chiamata, in fondo) e sospira. "È Giulio" dice. "Scusate, ci metto un attimo" fa, prima di rispondere e allontanarsi verso il salotto.
Einar fissa il cantautore allontanarsi con quella camminata un po' sghemba, quella che gli piace tanto guardare. Accennerebbe anche un sorriso se solo un senso di nausea non lo stesse colpendo in pieno allo stomaco - si stropiccia cautamente il viso, la voglia di vomitare che lo fa impallidire e quel freddo misto a caldo che lo sta facendo sudare, mentre lui prova a dissimulare mantenendo gli occhi fissi sulla porta della cucina.
In tutto quello, Lorenzo si sta preparando un caffè, ancora in silenzio: apre il cassettino delle capsule, sceglie la sua preferita, prende una tazzina, poi lo zucchero. Nel farlo dà una breve occhiata ad Einar: ha davvero la faccia di uno che sta per prendersi una gran bella febbre o, magari, vomitare. Ecco, forse un po' gli potrebbe pure dispiacere se si ammalasse, anche perché significherebbe avere Filippo sempre e perennemente in apprensione, fastidiosamente attaccato al telefono per sapere amore come ti senti?, e altre stronzate. Ecco perché gli dispiacerebbe se Einar si ammalasse. Adesso osserva Einar alzarsi lentamente dallo sgabello e tornare coi piedi per terra - un braccio steso e gli occhi assottigliati come se stesse provando a vedere meglio.
"Caffè?" gli chiede, allora, un po' stranito da quel comportamento insolito.
"Yo -" inizia Einar. Gli viene da vomitare e non riesce a vedere bene, ha un fastidioso caldo misto a freddo addosso. Allora cerca di scrollare un po' la testa per togliersi di dosso quella sensazione di confusione. Ma poi, di colpo, le gambe gli cedono ed il contatto con la realtà si interrompe - nero totale.
"Merda" ringhia Lorenzo, gli occhi blu spalancati mentre osserva il cubano cadere a terra privo di sensi - cerca di allungarsi per afferrarlo, ma senza un gran risultato: si ritrova accucciato accanto a lui (la cialda del caffè ancora stupidamente tra le dita) con il palmo della mano aperto sotto la nuca di Einar. Lo ha fatto in automatico, ha agito il suo corpo per lui per evitare che il ragazzo battesse la testa. E ora? Cazzo.
"Filo!" chiama, allora, la voce intrisa di preoccupazione e il cuore che gli batte a mille in petto. "Filo!"
Filippo mette giù ("Scusa, Giu, Lori mi sta chiamando. Ti chiamo dopo") e avanza in fretta in cucina, preoccupato per via delle urla. "Cosa c'è da -" comincia, ma si ferma notando la posizione in cui si trovano i due. "Cos'è successo?" chiede, inginocchiandosi accanto al cubano - Dio, è così pallido.
"Che cazzo ne so?" sbotta Lorenzo agitato togliendo, però, delicatamente la mano da sotto la nuca di Einar e poi tirandosi su di tutta fretta. Scavalca il cubano e gli afferra le caviglie alzandogli subito dopo le gambe - fanno così di solito nei film, no?
"Stava parlando e un attimo dopo è finito a terra" spiega aspettando che Einar torni ad aprire gli occhi e - "E tiragli su quelle cazzo di maniche Filo" aggiunge con tono brusco, che quel cretino è troppo coperto - ci saranno 30 gradi all'ombra e quello gira con le maniche lunghe.
Il cantautore gli tira su le maniche, quasi automaticamente, spinto dalla voce dell'amico. Dà un paio di schiaffetti sulle guance di Einar, per provare a svegliarlo. "È di sicuro colpa del caldo" dice, più a sé stesso che a Lorenzo.
Lorenzo muove un po' le gambe al cubano, per aiutarlo a riprendersi - non è sicuro che gli schiaffi di Filippo servano più di molto, anzi. E sta ancora cercando di ripescare una qualsiasi nozione sull'argomento letta da una qualsiasi parte, quando Einar arriccia appena il naso e lentamente apre gli occhi - lo sguardo totalmente spaesato.
"Amore" sussurra Filippo, un nodo alla gola. "Come ti senti?"
Quello sbatte le palpebre - una, due, tre volte.
"Ciao" risponde pianissimo mettendo a fuoco una cosa alla volta: gli occhi chiari di Filippo, la cucina e poi Lorenzo che - oh. Il fotografo gli sta delicatamente appoggiando le gambe di nuovo a terra con quello che pare essere un vero e proprio sospiro sollevato.
"Non ti alzare - rimani sdraiato ancora un po'" gli dice proprio Lorenzo, poi si volta subito dopo ed apre un'anta della credenza per prendere dello zucchero ed un bicchiere.
Il cantautore si sposta un po' per lasciargli dello spazio per respirare - così, magari, si sente meglio ."Ricordi cosa è successo?"
"Nausea - nausea y caldo" spiega Einar portandosi una mano alla fronte e poi massaggiandosi appena le tempie. Quando riapre gli occhi, accanto a lui è accucciato anche Lorenzo, adesso con un bicchiere di acqua e zucchero in mano - un cucchiaino.
"Tirati su - piano" fa proprio quello porgendogli la mano per fargliela afferrare - Einar gliela stringe e si lascia issare. "Bevi" continua il fotografo avvicinandogli il bicchiere alla bocca.
Filippo lo aiuta, accarezzandogli poi la schiena, giusto perché non riesce a stare senza far nulla. "Tra poco ti senti meglio, bevi piano."
Il cubano esegue l'ordine docilmente, la mano ancora stretta a quella del fotografo e l'altra che gli trema appena per lo sforzo. "Joder" impreca tra i denti un secondo dopo, il mal di testa che gli si dipana per tutta la testa - un piccolo sospiro e poi si abbandona piano contro la presa di Filippo, buttando fuori del tutto il fiato.
"Va meglio, Einar?" chiede Lorenzo, a quel punto, lasciando andare la sua mano, con un leggero imbarazzo: quello annuisce lentamente, poi aggiunge un gracias.
Il fidanzato gli bacia una guancia, trattenendo un sospiro sollevato e lo stringe un po' a sé, prima di accompagnarlo a sedersi. "Va bene che a Milano di solito fa freddo" dice in tono scherzoso. "Ma non puoi vestirti così pesante con questo caldo, Ein."
Einar si morde appena il labbro sotto a quel piccolo rimprovero - chiude gli occhi e torna a massaggiarsi le tempie. "Y se mi ammalassi?" sussurra iniziando a stropicciarsi gli occhi - Lorenzo posa il bicchiere nel lavandino con un piccolo tonfo. "Guarda che rischi di ammalarti più così piuttosto che con una maglia estiva" butta lì, quasi con disinteresse - in realtà, però, è ancora un po' preoccupato per ciò che è accaduto e sta cercando di tranquillizzarsi.
"Lori ha ragione" fa Filippo e porta le mani al bordo della maglietta del cantante. "Alza le braccia. Ti do una delle mie magliette" propone, tirando un po' in su il capo d'abbigliamento.
Quello si lascia sfilare la maglia rimanendo a torso nudo - i muscoli ben delineati, la pelle bronzea. "Sì - pero non troppo leggera" prova a patteggiare allora, mentre Lorenzo lascia la stanza per qualche attimo senza dir nulla.
L'altro bacia Einar sulle labbra e sorride. "Tranquillo, fidati di me" dice e gli dà ancora un bacio.
Einar gli si appoggia contro con un piccolo sospiro, che si sente ancora un po' stordito. Il fotografo, invece, rientra in cucina con le chiavi dell'auto in mano. "Vado in farmacia" annuncia e, all'espressione confusa di Filippo, sbuffa appena. "A prendere qualcosa per Einar, no?" specifica, quasi fosse ovvio.
"Ah, sì. Grazie, Lori" risponde lui, sorridendogli.
"Sì sì - a dopo" fa Lorenzo con tono sbrigativo, poi esce di fretta senza dir altro - sbatte un po' la porta.
"Ho battuto la cabeza" dice a quel punto Einar osservando ancora il corridoio adesso deserto. "Devo aver battuto la cabeza molto, molto fuerte."
Filippo scuote il capo e gli accarezza la nuca. "Si è preoccupato da morire anche lui, sai?"
"Sì - ho visto" dice piano l'altro, che è davvero rimasto sorpreso dalla reazione di Lorenzo, dall'espressione apprensiva e agitata che gli si è disegnata sul viso - gli è rimasta impressa e no, decisamente non se la sarebbe aspettata. Adesso Einar si umetta le labbra e si alza lentamente, sentendosi ancora un po' insicuro sulle gambe - allunga la mano per appoggiarsi al braccio del fidanzato. "Pues, era la sua buona ocasión per liberarsi de me" scherza un po' avanzando di un passo.
"Caraculo" lo riprende bonariamente quello, portando il braccio a cingergli i fianchi per sostenerlo un po'. "Che ne dici se andiamo in camera? Così ti stendi un po' mentre ti prendo la maglia."
"Sì" mormora Einar strusciando un po' il naso contro il suo collo. "Pero, dopo che me prendi la maglia, rimani un poquito con me" fa, la mano libera a disegnare di nuovo una linea orizzontale sulla parete mentre cammina - le gambe molli. "Solo un poquito."
Filippo sorride ed annuisce, lasciandogli un bacio su una tempia. Entrati in camera, lo aiuta a sedersi sul letto e poi apre l'armadio.
Quello, nel frattempo, raccoglie le ginocchia al petto e si perde ad osservare il ragazzo ed ogni suo movimento - sorride. "¿Estás libre esta noche, amor?" chiede, dal nulla, qualche secondo dopo. Quasi non fosse appena svenuto.
"Stasera o stanotte?" chiede, che non ha mai capito la differenza in spagnolo. Sposta un po' di maglie, cercando quella più adatta.
"Estasera" precisa lui con un piccolo sorriso. "Pero también estanotte."
"Sì, sono libero" risponde Filippo, mentre riesce finalmente a trovare la maglia che cercava. "Che ne dici di questa?" dice, voltandosi e mostrandola al cubano.
"Io volevo envitarti a ce - oh" lascia andare non appena vede quale maglia ha tirato fuori Filippo: Einar sente un calore piacevole scaldargli il cuore ed un sorriso nascergli sulla bocca - si alza lentamente e si avvicina al fidanzato, gli occhi fissi su quella t-shirt. "Me sembra de conoscerla" scherza, il tono di voce basso e mille ricordi che gli riaffiorano alla mente.
"Mi ha portato fortuna: te l'ho già detto, vero?" domanda, stringendo il tessuto tra le mani.
Quello alza lo sguardo verso il suo, le mani adesso sulle sue spalle - gli bacia l'angolo della bocca provando a tenere a bada quella debolezza che continua a colpirlo dritto alle gambe. "Quiero escuchar otra vez esta historia" mormora con un mezzo sorriso, il pallore ancora lì, a dargli un'aria - se possibile - più stanca.
"Però, prima metti la maglia" fa, aiutandolo ad indossarla. "E ci stendiamo" dice e gli dà un bacio sulle labbra.
Einar se la sistema sui fianchi e guarda il proprio riflesso attraverso lo specchio dell'armadio: passa oltre la stanchezza, il pallore, le occhiaie sul viso e lascia scivolare lo sguardo sulla stoffa animalier marrone e nera - si rivede a Cuba, mentre arrangiava qua e là qualche lavoro di fortuna, si rivede una delle prime volte in giro per La Habana con Filippo, poi rivede proprio Filippo, quando aveva iniziato a rubargli la maglia per indossarla anche se gli stava leggermente larga ("Mi piace troppo", si giustificava ridendo). Infine, rivede se stesso mentre infilava quella maglia in fondo alla valigia del cantautore poco prima della sua partenza, poco prima di perderlo per troppo tempo - adesso serra gli occhi blu ed inspira profondamente.
"Sta meglio a te che a me" dice Filippo, abbracciandolo da dietro e guardandolo attraverso lo specchio. "Sono stato così felice di trovarla in valigia."
Einar posa le mani sulle sue, si lascia stringere - Filippo gli regala una rassicurante sensazione di equilibrio mentre lui continua a sentirsi debole. "Non me hai mai detto porque hai deciso de indossarla il giorno del provino" fa, però, con un sorriso, sebbene possa facilmente indovinare la risposta - serra di più le dita attorno ai suoi polsi, ancora una vaga nausea alla bocca dello stomaco.
"Mi piaceva l'idea di indossarla" risponde lui, dandogli un bacio sul collo. "Mi ricordava te e tutto quello che mi avevi detto."
"La musica è la chiave di tutto, no?" mormora il cubano, gli occhi adesso socchiusi - si volta lentamente e si appoggia al cantautore, la fronte contro la sua spalla. "Es la clave para todo."
"Ti amo" sussurra Filippo nel suo orecchio, perso in quella frase e in tutto quello che significa.
Mi amavi già la prima volta che ti dissi quella frase, vorrebbe scherzare Einar, eppure sa che non sarebbe una battuta - sarebbe la semplice verità. Allora lascia andare un sorriso lento, uno di quelli che fa un rumore morbido, uno di quelli che fermano un po' il tempo. Solo quando le sue gambe sembrano faticare a leggerlo ancora, Einar torna a parlare. "Cama" richiede in un sussurro.
Quello annuisce e lo aiuta ad avvicinarsi al letto. "Così ci stendiamo."
E lui sorride, sorride e si lascia andare cautamente sul materasso - si sdraia a pancia sotto ed allunga le braccia con un sospiro lento. "Ven" mormora, la bocca contro la coperta, le parole appena ovattate dalla stoffa.
L'altro gli si stende accanto, un po' addosso, e gli bacia la nuca. "Come ti senti?"
"Estanco" ammette Einar, gli occhi chiusi. "Estanco - de verdad" precisa, un altro lento sospiro. "È siempre così? Voglio dire, siempre de corsa, senza tiempo de tirare el fiato, de fermarsi y godersi le cose belle de questo lavoro?" chiede voltando appena il viso - adesso gli occhi aperti puntati sul viso del cantautore. "Porque così - così non mi fa estare bene" ammette. "Così me fa piensare de mollare tutto y tornare a fare el camarero."
Filippo lo bacia sulla fronte. "Sai, se vuoi continuare a vivere di musica devi sperare che continui così" gli dice, baciandogli una guancia. "Ti ci abituerai. Le cose belle ci sono anche con questi ritmi" ed un altro bacio, sulle labbra.
Quello rimane in silenzio, assimila una parola dopo l'altra - la bocca posata sulla sua. È che forse Filippo ha ragione, forse dovrebbe viverla con più leggerezza, godere di ogni attimo anche se va di fretta, anche se gli pare di non riuscire ad afferrarlo. "Sì - hai ragione" risponde piano, cercando di sentirsi rassicurato - gli morde appena l'angolo della bocca e lascia andare qualche secondo di nuovo silenzio.
"¿Pero podemos volver un poquito a la Cueva de Saturno?" mormora, gli occhi di nuovo chiusi. "Solo por qualche minuto."
Il cantautore gli dà un bacio, uno leggero leggero, e poi chiude gli occhi. "L'acqua è un po' calda, sai?" sussurra.
"Estrano" sorride lui, si volta su un lato e si raggomitola un po' - una mano posata sul petto di Filippo, l'altra ancora sotto la propria guancia. "De solito è un po' fredda" precisa e butta fuori un gemito lento, rilassato, che può sentire l'acqua lambirgli i fianchi, avvolgergli le gambe - le labbra del fidanzato proprio lì, contro le proprie, ad attutire quel gemito.
Quello lo stringe a sé e respira piano. "Forse i pesci hanno acceso il riscaldamento."
"Ci sono tornato, sai" sussurra d'un tratto Einar. "Qualche settimana dopo la tua partenza, dopo che i miei nonni... dopo che loro -" e si deve schiarire la voce, che sentirsi così stanco lo porta ad essere anche terribilmente vulnerabile - butta giù il grumo di emozioni. "Sono tornato alla Cava y sono estato lì per tutto el giorno - en quel posticino dove ci eravamo esdraiati noi dopo el bagno."
Filippo non dice nulla, all'inizio: gli lascia una serie di baci lungo il viso. Solo quando sente che il silenzio è durato fin troppo, si decide a parlare. "Era come l'avevamo lasciata?" chiede, stupidamente.
"No" risponde di getto quello - apre gli occhi e lo fissa per un lungo attimo. "Mancavi tu."
L'altro gli accarezza il viso e, poi, lo bacia. Lo bacia più e più volte.
È in quel momento che la porta d'ingresso si apre e si richiude con un leggero tonfo - rumore di chiavi posate nello svuotatasche, scarpe sfilate e lasciate lì nell'entrata.
"Bro?" chiama Lorenzo dal corridoio, un sacchettino della farmacia in mano - il cubano si scosta lentamente dalla bocca del cantautore e abbraccia il cuscino, quasi volesse fingere di star dormendo.
Il cantautore sospira divertito e gli accarezza il capo, prima di scendere dal letto e raggiungere l'amico. "Lori, sei tornato."
"Sì, non riuscivo a trovare una farmacia aperta" spiega quello e scuote il capo incredulo, che non è possibile girare così tanto per trovare una farmacia a Milano. "Ho preso questo" fa e consegna il sacchettino bianco e verde all'amico. "Il farmacista ha detto che potrebbe essere stato un semplice abbassamento di pressione."
"Con questo caldo di merda e quella maglia" fa Filippo, dando un'occhiata al contenuto del sacchetto. "Ora sembra stare un po' meglio."
"Dorme?" chiede Lorenzo allungando un po' il collo verso la camera da letto - nel suo campo visivo entrano solo le gambe di Einar, fasciate in stretti jeans neri.
"Quasi" confessa l'altro. "È assonnato."
Il fotografo annuisce, poi si sposta in cucina, apre il frigo e si stappa una birra, che casa di Filippo è anche casa sua, ormai - allora ne prende un'altra e la offre al padrone di casa. Beve un lungo sorso dalla propria lattina ed inspira forte. "Ci voleva" dice, che è stato in apprensione fino ad ora e sente il bisogno di rilassarsi.
Filippo butta giù la birra allo stesso modo e, dopo un sospiro, annuisce. "La birra risolve tutto."
L'amico si lascia cadere sulla sedia dopo aver preso una sigaretta dal pacchetto di Filippo, quello abbandonato sul ripiano della cucina (non è una grande novità che si dividano anche le sigarette) - l'accende con movimenti esperti, prende un lungo tiro e poi nasconde la testa tra le mani, massaggiandosi le tempie..
"Cazzo -" dice, buttando fuori il fumo. "- Mi ha fatto prendere un colpo, quel coglione."
Quello si siede su una sedia più in là e sospira. "E solo perché crede di avere freddo" fa e butta giù ancora un po' di birra. "Ha paura di ammalarsi e perdere la voce."
Lorenzo torna ad alzare gli occhi sul cantautore, si umetta le labbra, poi prende di nuovo un tiro dalla sigaretta, pensoso. Nonostante il suo rapporto con Einar sia sempre stato ciò che è stato (non si biasima, ha sempre voluto proteggere Filippo e la carriera di Irama), non può ignorare il modo in cui, negli ultimi mesi, ha visto il cubano quasi deperire man mano che la sua carriera iniziava a prendere il via: lo stress, la stanchezza, le palesi discussioni con Filippo (conosce Filippo, capisce subito quando discute con Einar), il continuo girare da una parte all'altra senza tempo libero e anche - "È dimagrito ancora o è una mia idea?"
Filippo annuisce: lo ha notato anche lui, ma non ha voluto parlarne con Einar. "Sì, aveva preso un po' di peso dopo la finale, ma ora è dimagrito ancora."
"Mh" risponde l'altro - ancora un tiro di sigaretta e poi la cenere che cade nel piccolo posacenere di vetro. "Era successo anche a te - non ti fermavi nemmeno per mangiare" gli ricorda, allora, che l'anno prima era stato il delirio per Irama. "Bevevi e fumavi e basta."
"Dici che deve solo prendere il ritmo?" chiede, leccandosi le labbra.
"Sì - se è quello che vuole fare nella vita" dice piano Lorenzo - alza di nuovo gli occhi a guardare Filippo. "No?"
"Sì, sì - è proprio quello che gli ho detto" confessa quello, sorridendo un po'. "È sempre in tempo per tirarsi indietro, però."
L'altro lo fissa, cercando di leggere il suo sguardo - ma questa volta non ci riesce. "E tu vorresti che lo facesse?" chiede allora. "Tirarsi indietro, dico."
"Onestamente? No. Credo che possa fare tanto, ha un sacco di potenzialità che possono venire fuori" dice, giocherellando con la lattina. "Ma non posso decidere per lui: la vita è sua e deve fare quello che lo rende felice."
Lorenzo butta giù un altro sorso di birra, poi si passa la mano sulla bocca. Si schiarisce la voce, ma non sa che altro rispondere - allora rimane in silenzio, la sigaretta posata in bilico sul bordo del posacenere.
Il cantautore lascia che quel silenzio di di lunghi un po', prima di prendere un bel respiro profondo e voltarsi verso l'amico. "Scusa ancora, comunque" fa, sincero. "Sapevo quanto fosse importante, non avrei dovuto dimenticarmene. Sono stato un vero coglione, un amico di merda."
"Già" asserisce quello, lo sguardo basso posato sul filo di fumo che sale dalla sigaretta. "Davvero un coglione" mormora ancora - un sospiro profondo.
"Come posso farmi perdonare?" domanda, ancora una volta.
Lorenzo lo guarda per un lungo attimo, l'aria pensosa. Vale la pena continuare ancora con questa storia? Continuare a tenere Filippo così sulle spine, a tenergli il muso? Si sente stanco di essere arrabbiato con lui. "Nulla" dice, allora, poi scrolla le spalle. "Non importa - va bene così."
Filippo si alza e gli si avvicina. Esita un po' prima di abbracciarlo, stringendolo forte.
E quello ricambia la stretta, affonda col viso contro il petto di Filippo ed intreccia le dita sulla sua schiena - serra gli occhi. "Stronzo" sussurra.
"Sì, lo so" mormora lui, tenendolo stretto a sé. "Lo so."
"Vaffanculo" aggiunge pianissimo il fotografo, la stretta ancora più serrata su Filippo - le nocche bianche per la pressione che sta facendo sul corpo dell'altro.
Quest'ultimo dondola un po', mantenendo la stretta.
È strano, perché è da tanto che Lorenzo non sente Filippo così vicino. Non nel senso fisicamente, più nel senso... mentale, ecco. E sa che è stato soprattutto lui stesso a tenere lontano il cantautore, con tutte le sue ansie da carriera di Irama, tutte le sue paure, i suoi commenti acidi, la sua gelosia nei confronti di Einar e di tutto il tempo che gli ha rubato per stare col suo migliore amico - si sente un po' stronzo, anche perché ha capito che al cubano, almeno un po', ci tiene. Lo ha capito quando lo ha visto svenire e tutti i suoi sensi si sono allarmati, lo ha capito quando è corso in giro per Milano col cuore in gola a cercare una farmacia ancora aperta - manda indietro un singhiozzo e si schiarisce malamente la voce. "Spostati, dai, coglione - sveglia l'altro coglione e dagli la roba che ho preso in farmacia" fa, e spinge appena via Filippo - abbassa lo sguardo, gli occhi di ghiaccio adesso velati di calore ed emozione. "E tira fuori il gelato, che ho fame."
Filippo sorride un po' - quel coglione detto in quel modo è quasi una conferma. È stato perdonato ed Einar è stato accettato, probabilmente. Prende il viso del fotografo tra le mani e gli dà un bacio sulle labbra, uno di quelli umidi, che lo fanno infastidire tanto.
Quello sbarra gli occhi, preso a tradimento - emette un mugolio quando il cantautore si stacca con uno schiocco bagnato. "Stronzo" borbotta pulendosi la bocca col dorso della mano, indispettito: non dal bacio sulle labbra, chissene frega di quello, più dalla bava di Filippo. "Spero che non sbavi così quando limoni quell'altro" brontola ancora.
"Questo è il mio bacio speciale, solo per te" scherza lui e poi va verso il frigo per prendere il gelato.
"Che culo, eh?" lo rimbecca Lorenzo un attimo prima di finire la birra in un unico sorso - lancia il sacchettino della farmacia addosso a Filippo, quasi a ricordargli che deve far prendere la medicina al cubano.
Quello lo afferra al volo e poi caccia il gelato dal frigo. "Vado a vedere se riesco a svegliarlo" dice. "Tu sai dove sono ciotole e cucchiai, no?"
"Lo so meglio di te" sbuffa il fotografo alzandosi ed osservando Filippo lasciare la cucina - la sua camminata pare più leggera, quasi si fosse tolto un enorme peso di dosso.
Filippo scuote il capo e gli dà una pacca sul sedere ora che gli passa vicino, poi va verso la camera da letto - spera di trovare Einar già sveglio.
In realtà, il cubano dorme profondamente. È sdraiato nella stessa identica posizione di poco prima, di quando ha finto di dormire - le gambe piegate, un braccio allungato sotto il cuscino e l'altra mano aperta sul lenzuolo, le dita che sfiorano il proprio viso. Il petto si alza e si abbassa lentamente, con la regolarità dei sogni profondi - la sua bocca, però, disegna una linea dritta, quasi fosse un sonno senza alcun sogno. Non sente nemmeno Filippo entrare, non ha sentito nemmeno la protesta indispettita di Lorenzo per quella pacca sul sedere che ti stai prendendo troppe libertà, bro.
Il cantautore si siede sul letto senza far rumore, riprendendo il posto di prima, e sorride un po'. "Amore" sussurra, mentre gli posa dei baci sulla guancia. "Amore, svegliati."
Quello alza piano un braccio e fa per scacciare Filippo - con la mano dà uni schiaffetto all'aria, proprio come quella volta che, addormentato, cercava di allontanare una mosca fastidiosa (o meglio, Filippo) che lo disturbava sul pullman verso Verdadero. "Sciò" farfuglia.
Filippo si sposta giusto in tempo, poi torna a dargli i bacini. "Svegliati, dai."
Einar lascia andare uno sbuffo, poi si volta dall'altro lato, riprendendo immediatamente sonno - russa appena appena, raggomitolandosi meglio.
L'altro gli si appiattisce contro, appiccicato alla sua schiena. "Ein" lo chiama con voce bassa all'orecchio.
Oh. Il calore che invade il cubano è piacevole al punto che gli fa risalire un sospiro lento su dalla gola - lui schiude le labbra e lo lascia andare piano, mentre si spinge contro il suo petto. "Ein" ripete a caso.
"Sì, Ein" ripete Filippo, baciandogli la nuca. "Svegliati, dai" fa, accarezzandogli il petto.
"Cinco minutos más" si lagna quello, immerso nel sonno, che ha un disperato bisogno di dormire - lo sente pungere fino nelle ossa, quel bisogno. Vorrebbe dormire fino a domani, fino dopodomani - fino al mese prossimo.
L'altro si sporge un po' in avanti e gli riempie la guancia di piccoli baci, non contento della risposta.
È all'ennesimo bacio che Einar apre lentamente gli occhi - sbatte le palpebre cercando di scrollarsi di dosso il sonno. Forse non è ancora sveglio, sebbene si volti a pancia su e sussurri qualcosa nella propria lingua. Anziché svegliarsi, però, rischia di addormentarsi di nuovo - e torna a socchiudere gli occhi.
Allora Filippo si siede su di lui a cavalcioni e prende a riempirgli il viso di baci, lasciandone qualcuno anche sulle labbra. "Amore."
"Ciao" sussurra a quel punto il cubano, gli occhi blu velati di sonno. "¿Qué horas son? ¿Ya tengo que irme?" mormora, il mal di testa che adesso gli sbatte contro le palpebre pesanti e tutti gli impegni che gli tornano alla mente, uno dopo l'altro.
"No, ma Loris è tornato dalla farmacia" risponde lui, accarezzandogli il viso. "Ha portato un medicinale che devi prendere."
Einar lo guarda stranito. Per un attimo, si è dimenticato di quel dettaglio, si è dimenticato anche dell'apprensione stampata sul viso di Lorenzo quando lui si è ritrovato sdraiato sul pavimento (senza sapere come ci fosse finito) con Filippo e l'altro che lo guardavano - adesso fa un sorriso sghembo. "L'ha battuta lui, la cabeza?" scherza, la voce bassa e roca - impastata di sonno.
Il cantautore sorride e gli bacia l'angolo della bocca. "Questa l'ho già sentita" sussurra, divertito.
Einar gli cinge la vita con le braccia e se lo tira più addosso - allaccia le gambe alle sue, per tenerlo per tenerlo bloccato. "Pues, si - puede ser" butta lì, le labbra posate contro il suo orecchio. "Pero ahora dormimos."
Filippo ride piano e gli tira piano qualche riccio. "Devi prendere la medicina! E poi ho lasciato Lori da solo col gelato."
"Tu cena con me, estasera" fa quello senza mollare la presa, che prima non è riuscito a completare il suo invito a cena per il fidanzato, troppo distratto dalla famosa maglia. "Dimme che ceni con me y yo te lascio andare."
Lui sorride e piega un po' la testa per baciarlo sulle labbra. "Ceniamo insieme."
"Da me" patteggia ancora Einar, gli occhi socchiusi sotto quel bacio lento.
Filippo lo bacia ancora. "Ordiniamo kebab."
"Con patatine" continua l'altro, poi allenta la presa sul corpo del fidanzato. "Ayúdame ad alzarmi, venga" gli mormora contro - un respirone, prima di iniziare a tirarsi su lentamente.
Quello scende dal letto e poi lo aiuta ad alzarsi, dandogli un bacio sul naso una volta in piedi. "Tutto ok."
"Tutto ok" ripete lui, sebbene la testa gli giri ancora leggermente, forse per il modo in cui si è tirato su - si appoggia contro Filippo e gli morde piano la guancia. "Vamos a tomar mi medicina."
"Meglio" sussurra il cantautore, notando che non sta ancora benissimo. Lo aiuta ad arrivare in cucina, dove ha dimenticato la busta che gli ha dato Lorenzo.
Lì, il fotografo ha mezzo apparecchiato preparando tre tazze colme di gelato al cioccolato, tre cucchiai, tre tovaglioli - tre. Si sente abbastanza soddisfatto di ciò che ha fatto e ci sta pensando, ora che sta lì appoggiato al ripiano e osserva i due ragazzi entrare in cucina.
"Ciao" gli dice Einar e lui non può non notare la maglia che indossa. La ricorda bene, perfettamente: la prima volta che l'ha vista, Filippo stava per affrontare il casting di Amici e, in quella camera d'albergo, gli aveva anche raccontato della sua avventura cubana, lasciandolo di stucco. Adesso, il fatto che la indossi Einar e stia per andare ad un'intervista (e che quindi ci saranno video e foto e tutti potranno notare il dettaglio di quella maglia), non lo fa reagire acidamente come le volte scorse - si umetta semplicemente le labbra, risponde al saluto di Einar e gli passa la scatola della medicina guadagnandosi un gracias.
Filippo sorride notando l'espressione dell'amico, poi aiuta il fidanzato a sedersi e gli bacia una guancia.
"Ce la faccio, amore" mormora Einar lasciando una carezza sul braccio del cantautore e sistemandosi meglio sullo sgabello, i gomiti appoggiati sul bancone. "Tranquilo" aggiunge per rassicurarlo, poi accetta il bicchiere d'acqua che Lorenzo gli sta allungando sul tavolo, scarta la pastiglia e la butta giù con un sorso - inspira forte.
"È buono el gelato?" chiede, un attimo dopo, al fotografo e quello alza di nuovo gli occhi verso i suoi - punta lo sguardo nel suo.
"Sì - non male" risponde ed inaspettatamente gli fa l'occhiolino, scherzoso.
Il cantautore li guarda per un attimo, godendosi l'assenza improvvisa di astio nell'aria. Allunga la mano a prendere la propria tazza di gelato e si siede accanto ad Einar, di buon umore. "Vediamo un po' se Lori ha ragione."
"In che senso se, scusa?" fa quello fingendosi offeso ed allungando un calcetto verso il ginocchio del cantautore. Einar ride piano per quella scenetta, poi inizia a mangiare il gelato con fame piena - la nausea completamente dimenticata.
Ed è in quel momento che Lorenzo torna ad osservare il cubano e lo sguardo innamorato di Filippo, lì che lo fissa. Si sente bene mentre li guarda, adesso che ridono insieme, adesso che Filippo arriccia il naso e ad Einar si formano le rughette attorno alla bocca. Non avverte più il nodo allo stomaco, l'acidità sulla punta della lingua, il bisogno di incazzarsi per un sorriso di troppo. No, si sente bene e basta. Ed è tutto ciò che conta.

*

*

Bentornati a Milano!

Finalmente Lorenzo e Filippo paiono essersi chiariti: Lorenzo ha capito che, sotto sotto, ad Einar un minimo tiene.
Proprio Einar, invece, che a furia di coprirsi troppo e mangiare poco, ha finito per sentirsi male.

Il benestare di Lorenzo, comunque, arriva con il silenzio di assenso di fronte alla famosa maglia di Einar e del provino di Filippo ad Amici.

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A presto,

moonypads e Siamo_infiniti

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