CHAMPAGNE
Trentadue
(2 di 2)Mi dispiace
Ottobre 2016
"Muoviti, Einar" la voce di Marisol si confondeva con le onde, che si scontravano di continuo contro i loro corpi. "Dai, voglio guardare l'oceano, non nuotarci dentro - lo facciamo sempre" si lamentò, scuotendo il capo e spostando di poco i capelli resi pesanti dall'acqua.
Quando arrivò sulla sabbia, si lasciò scappare un sospiro quasi sollevato, mentre cadeva sulla schiena. C'era un bel caldo e il profumo dell'acqua era meraviglioso.
Einar arrancò sulla sabbia, affondando i piedi ad ogni passo con le onde che tentavano di spingerlo di nuovo in acqua - rise buttandosi anche lui sulla spiaggia, a pancia sotto coi granelli di sabbia che gli si appiccicavano ovunque e gli finivano tra i riccioli bagnati. Lasciò andare un sospiro esagerato e piegò le braccia appoggiando la testa sull'avambraccio - guardò l'amica e sorrise. Avevano passato il pomeriggio al mare a rilassarsi e a nuotare e ora si godevano le ultime ore di sole prima di andare al locale ed iniziare un nuovo turno di lavoro. Einar si sentiva bene e spensierato. E felice, si sentiva davvero felice quel giorno.
La ragazza gli accarezzò i capelli e sospirò contenta. "È successo qualcosa, vero?" domandò, notando una luce diversa nei suoi occhi.
Lui la fissò per un lungo attimo - il rumore delle onde che gli cullava i pensieri. Con Marisol aveva stretto amicizia a lavoro, era vero, eppure avevano costruito un bellissimo rapporto, erano diventati inseparabili e passavano tutte le giornate libere insieme. Lei, poi, pareva avere imparato a conoscerlo piuttosto bene. "Sì" ammise allora voltandosi a pancia su ed allargando le braccia - sulla bocca un sorriso immenso ed in testa un solo nome: Joele.
"Avete finalmente scopato!" provò ad indovinare lei. "Dimmi che è così, dai, dai."
"Non abbiamo scopato!" sbuffò quello divertito dal modo diretto dell'amica e da quel finalmente. Sì, beh... lui e Joele si erano frequentati per un mese prima di fare quel passo. Ma era stato romantico, no? Anche se avevano aspettato. Si tirò su a sedere e si abbracciò le gambe sorridendo, che gli sembrava di sentirsi addosso ancora il profumo di Joele. "Abbiamo fatto l'amore" si ricordò di precisare. L'amore.
Marisol lo guardò, poi si tirò un po' su, appoggiata ai gomiti. "Avete fatto l'amore" ripeté, divertita. "Certo, certo, come vuoi. Ma dammi dei dettagli" fece. "Quanto, per quanto - quanto grande."
Einar le diede uno schiaffetto sul braccio. "Ma che ti frega!" rise.
"Voglio sapere: è di vitale importanza!" rispose quella, sedendosi a gambe incrociate. "E se resti tutta la vita con uno che non sa scopare? Guarda non posso lasciartelo fare" disse, convinta. "È per questo che devo saperlo!"
Quello rise più forte e nascose il viso tra le mani scuotendo appena la testa, incredulo e divertito da Marisol. "Che stupida che sei" fece un secondo dopo tornando ad alzare il capo - la guardò e sorrise. "Va bene, te lo dico - ma a modo mio" pattuì.
Marisol strinse le labbra, poco convinta. "Meglio di niente."
"Ieri sera ho staccato prima da lavoro, no?" iniziò lui, quasi dovesse ricordarlo alla ragazza. "Beh, Jo è venuto a prendermi in macchina e mi ha portato al ristorante. Un posto bellissimo, elegante, sulla spiaggia - cena a lume di candela, insomma" e rise ripercorrendo con la mente quella serata romantica. "Mi ha regalato dei fiori, abbiamo fatto una passeggiata e poi mi ha chiesto se mi andasse di bere qualcosa a casa da lui..." lasciò cadere un po' il discorso con un sorriso esagerato dipinto sulla bocca.
Lei gli si avvicinò un po' di più, come se volesse sentirlo meglio. "E...?" lo spinse a parlare.
"E mi ha preparato un mojito" riprese Einar sospirando un po' a quel ricordo dolce - nessuno aveva mai preparato un cocktail per lui. "Poi ci siamo spostati a bere sul divano - ha un divano meraviglioso, sai?" specificò, quasi a sottolineare come l'eleganza di Joele si riflettesse anche nell'arredamento della casa affittata. "Abbiamo parlato, ma dopo abbiamo iniziato a baciarci, no? Baciarci tanto, dico. Mi ha preso per mano e mi ha portato in camera da letto" continuò mordendosi il labbro, cotto a puntino.
Lei roteò gli occhi, gli tirò una ciocca di capelli, indispettita. "Poi? Dimmi di più."
"Ahia - un attimo!" si lagnò dandole un altro colpetto sulla mano. "Avevo detto a modo mio!" le ricordò alzando il dito indice - fece una pausa per poi continuare. "E beh, poi ci siamo spogliati - così lentamente, sai" e sentì quasi un balzo al cuore ricordando quel dettaglio, il modo in cui Joele lo aveva guardato, come lo aveva baciato ed accarezzato. Come gli aveva sussurrato sei bellissimo. "E lui... lui è stato molto abile - a mettermi a mio agio, intendo. E a - a prepararmi."
Marisol si illuminò - ecco, appunto. "Come? Dammi dei dettagli" si lamentò ancora. "Con le dita? Con la lingua? Dio, dicono che gli italiani siano bravi con la lingua."
"Con le dita e con la lingua" confessò lui lasciandosi andare ad un sospiro beato - era stato bello. "Devo andare avanti con i dettagli?" chiese poi.
"Certo che devi!" esclamò la ragazza.
"Lui è stato molto... delicato, ecco" fece Einar scrollando appena le spalle, un piccolo sorriso sulle labbra. "È stato tutto romantico."
"Sì, va bene. Romantico, principe e tutte queste cazzate" disse lei, annuendo. "Ma dimmi la cosa fondamentale, Einarcito, dai."
A quello venne da ridere e da scuotere la testa - sapeva bene dove stesse andando a parare l'amica. "Certo che ti frega sempre e solo di una cosa!" insorse divertito. "Ma da quanto non scopi più?" la prese in giro.
"Da quando ho lasciato quel deficiente - io vivo attraverso te, capisci?" scherzò, dandogli un bacio sulla guancia. "Per questo, dimmi tutto tutto tutto, prima di dover andare a lavorare."
Einar le diede un buffetto sulla nuca scuotendo nuovamente il capo. "E va bene, te lo dico" sbuffò divertito. "La risposta alla tua domanda è -" tese le mani in avanti quasi a mimare un rullo di tamburi "- abbastanza."
"Oh" mormorò quasi delusa lei - in realtà fingeva. "Se è abbastanza come lo sei tu, allora è davvero poco."
"Non mi pare che la pensassi così quella volta" la rimbeccò lui alzando più volte il sopracciglio, quasi per incalzarla buffamente a dire la verità.
Quella provò a fingersi sería senza risultato: scoppiò a ridere quasi subito. "Ma ero troppo giovane ed inesperta, non vale."
"Eravamo troppo ubriachi, altroché" precisò lui divertito - tornò a stendersi sulla schiena allungando le gambe fino a sentire le piccole onde bagnargli i piedi. "Però ricordo che avevi particolarmente apprezzato" buttò lì quasi con disinteresse.
Lei approfittò per sedersi a cavalcioni su di lui, esagerando ad appoggiare il proprio peso per fargli un po' male. "Abbastanza" fece, imitandolo.
"Cretina" la apostrofò il barman facendole una linguaccia - la sollevò tenendola per i fianchi e poi se la tolse di dosso. "Ah - comunque Jo vuole conoscerti."
Marisol si illuminò ed applaudì. "Sa che il suo futuro deriva tutto dalla mia opinione, vero? Perché conta tantissimo la mia opinione."
"Ah, ma come - non abbastanza?"

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Champagne || Eiram
FanfictionCONCLUSA - Eiram | Sequel di Cubalibre | 2018 ed Einar vede la sua realtà sgretolarsi e la sua leggerezza andare via. Ma Milano è diversa da Cuba, la vita è diversa - anche Filippo ed Einar sono diversi, adesso. In un viaggio tra flûte di champagne...