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CHAMPAGNE
Quindici
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Balli con me?

Sabato 12 Gennaio

"Ho finito lo shooting. Ti va di cenare insieme?"
Einar mentirebbe se dicesse che leggere l'anteprima di questo messaggio non gli ha messo del buon umore addosso - altro buon umore. Altro buon umore in quanto ha passato l'intera giornata con Joele: hanno fatto colazione in quel posto di cui hanno parlato al telefono giovedì sera (e questa volta hanno preso un cornetto al cioccolato bianco a testa), hanno passeggiato, hanno pranzato insieme e sono rimasti a parlare per tutto il resto del pomeriggio, mangiando i biscotti della mamma di Joele. Inizialmente, rivedersi, gli ha regalato emozioni contrastanti: imbarazzo, paura, tristezza, malinconia, ma anche felicità e spensieratezza - si sono guardati per un attimo, fermi nel parcheggio dove Jo è solito lasciare l'auto, ma poi hanno fatto un passo avanti e si sono abbracciati stretti. Einar sa che quell'abbraccio ha ricucito tutto, ha rimesso in ordine le cose, le ha riequilibrate. Einar sa che è stato come ritrovare il posto giusto, la tranquillità giusta - gli ha sussurrato che è bello vederti di nuovo, aggiungendo un timido mi sei mancato. E poi gli è rimasto appiccicato praticamente per tutto il giorno, godendo della sua presenza fino all'ultimo minuto, quando poi si sono salutati (di nuovo in quel posteggio) con un altro abbraccio. Vederlo andare via ha lasciato Einar con la malinconia addosso, malinconia che, però, lentamente si è trasformata in buon umore - leggero, ecco come si è sentito Einar.
"Guida piano y escrivimi quando arrivi - vederti è estato maravilloso. Sapere che non è cambiato niente, ancora di più."
Allora è tornato al Residence, lì dove Rafael lo stava aspettando per il loro film del sabato sera: è un'abitudine che hanno preso praticamente fin da subito (avere un compagno di stanza che parla la tua stessa lingua può essere d'aiuto nella scelta del film da vedere) e Einar ha notato quanto gli piacciano queste piccole tradizioni, lo fanno sentire parte di qualcosa, forse lo fanno anche sentire rassicurato.
I suoi piani del sabato sera, però, sono stati ribaltati, rimescolati, incasinati da quel "Ti va di cenare insieme?" da parte di "Feli": Einar ha sorriso quando ha letto il messaggio e lo stomaco gli si è contorto piacevolmente. "Claro que sì, niño" gli ha risposto. Cazzo, sì, ha pensato in realtà - si è asciugato velocemente ed è tornato in camera, si è scusato con Rafael che perdóname, tío, tengo que hacer una cosa importante, poi si è infilato una camicia, il maglioncino (una felpa per precauzione) sopra i jeans ed il giaccone pesante chiuso fino alla gola, sciarpa, cappellino e pure i guanti. Fa freddo, no? Se ne è lamentato per tutto il giorno con Joele che vuoi anche la mia sciarpa?
E adesso sta salendo le scale dell'hotel (sì, ha sbagliato strada tre volte ma Filippo non deve necessariamente saperlo), decidendo di rimanere talmente in incognito da essersi dimenticato dell'esistenza dell'ascensore. Non vede il cantautore dalla mattina del post sbronza e, dev'essere onesto, non ricorda cosa sia esattamente accaduto quella notte al pub, i ricordi sono un po' annebbiati e forse sarebbe meglio chiedesse a Filippo se ha fatto o detto qualche scemata - ne ha fatte un po' appena mollato con Joele, a partire da quella foto in stazione con quel fan e Irama, foto che ha fatto (giusto un po'...) il giro del web e gli ha complicato abbastanza l'esistenza ad Amici - andato bene il weekend?, chiesto con quel tono ironico.
Einar scaccia il pensiero e arriva al quarto piano con un po' di fiatone e sfregandosi le mani per scaldarsi, pronto a cercare la stanza di Filippo - il cuore che batte fortissimo, ma lui lo ignora: forse è solo per le scale che ha salito di fretta (avrà fatto qualcosa di imbarazzante, lo scorso sabato notte?). Si fa vicino alla porta e prende un grosso respiro alzando la mano per bussare con le nocche - bussa. Ancora un altro respiro. Profondo.
Quando apre la porta, Filippo ha addosso soltanto un paio di boxer: è appena uscito dalla doccia e si stava rivestendo. Einar è bellissimo, così bello che quasi resterebbe a fissarlo per tutto il tempo. "Ciao." butta fuori, deglutendo.
Ah, ya desnudo está, pensa l'altro. "Ciao" dice, invece, gli occhi che sono guizzati subito sul serpente d'inchiostro, sulle piccole gocce d'acqua che scivolano lungo le linee nere che - è il suo turno di deglutire. "Bel tatuaggio" fa (che lo ha visto, forse, quella sera al pub ma non è sicuro - ha un ricordo molto confuso), le mani in tasca ed un sorriso che gli arriccia le labbra.
Il cantautore sorride e si accarezza la pancia con una mano. "Non lo avevi ancora visto, no?" dice, facendogli spazio per farlo entrare.
"Non dal vivo - ne ho un vago recuerdo" ammette il cubano iniziando a sfilarsi la sciarpa, poi il cappellino (i ricci così ricciolini) ed infine i guanti. "Ho bevuto troppo, l'altra noche, mi sa" e fa quel sorrisone un po' obliquo.
Porque non me escopi e basta? - il ventitreenne scuote il capo a quel ricordo (un'eco lontana nella sua mente) e sorride un po'. "È stato - interessante." scherza, chiudendo la porta ed avvicinandosi a lui.
Quello ride e inclina appena il capo all'indietro per seguire la linea immaginaria della risata - si lascia intrappolare contro la porta d'ingresso. "No sé se voglio sapere" fa.
Filippo lo bacia piano, poi appoggia la fronte contro la sua. "Non dirò nulla, allora." lo prende in giro. Non ha poi tanta voglia di parlare.
"Hai risposto tu a Jo" dice, invece, Einar, che il pomeriggio dopo la sbronza ha trovato una risposta al messaggio che gli aveva inviato Joele la sera prima: Jo, sono Filippo. Einar ha bevuto un po', ma sta bene, tranquillo. In quel momento ha sorriso, che era ovvio che Filippo non volesse che il bresciano si impensierisse - per questo ha risposto al posto suo. "Grazie" fa e gli dà un piccolo bacio socchiudendo appena gli occhi.
Quello capisce al volo ed annuisce. "Sì, ho pensato fosse carino." evitare che si preoccupasse.
"Grazie" ripete ancora l'altro e poi prende un grosso respiro - d'un tratto lo abbraccia forte, nascondendo la fronte nell'incavo della sua spalla (nuda, nuda, nudissima) ed inspira il suo profumo. "Niño."
Filippo ride un po' e gli bacia una guancia di sfuggita. "È da tanto che non mi chiami così." sussurra, strofinando le labbra contro il suo orecchio. Ed Einar chiude gli occhi mentre sente un piccolo brivido scivolare giù per la schiena - accarezza quella di Filippo, di getto, forse in realtà la sfiora solo coi polpastrelli freddi, la giacca ancora indosso.
"Niño, niño, niño" ripete, la voce un po' più roca, adesso che la tiene più bassa.
"Sì?" domanda lui, le mani che stringono i fianchi. "Mi mancava troppo."
"Ho tanta fame" dice Einar quasi in risposta, tornando a guardarlo negli occhi - si umetta le labbra, rendendosi conto di quanto possa risultare ambigua quella frase. Dio, non gliene frega niente. Niente, assolutamente niente.
L'altro lo fissa in silenzio per alcuni secondi (si farebbe mangiare volentieri, cazzo), poi gli dà un bacio e si allontana. "Cosa vuoi mangiare?" domanda prima di leccarsi le labbra.
Te. Einar si toglie la giacca e, finalmente, inizia a guardarsi attorno, rimanendo comunque avvolto nella felpa. Non risponde subito, anzi, accenna qualche passo per la camera: un tavolino basso in legno, poltrone di un blu intenso ed un letto matrimoniale elegante, che riprende i colori ed il design moderno della piccola suite - si stringe un po' nelle braccia, estasiato da tutto quello che lo circonda. Se ne riempie gli occhi. "Che cosa me proponi?" fa, allora, voltandosi a guardarlo.
Me. Filippo lo osserva sorridendo e poi si avvicina al telefono sul comodino. "Sushi?" chiede, adorando il modo in cui le poltrone sembrano dello stesso colore degli occhi di Einar. Bellissimo, cazzo.
"El sushi está un po' sopravvalutato, non trovi?" ride quello lasciandosi cadere su una delle due poltrone e slacciandosi appena la felpa - Dio, finalmente qualcuno a cui dire che il sushi, a lui, davvero non -
"Allora avevo capito bene." scherza il cantautore. "Non ti piace per niente."
"Non es che non me gusta" precisa Einar e poi scrolla le spalle. "Solo che - sai, piensavo fosse una novità, però en Cuba se trovano piatti simili y che costano molto meno. Y con pesce più fresco" spiega allora, che è proprio ciò che ha pensato quando lo ha mangiato con Joele per la prima volta, una notte a Brescia. Non ha avuto il cuore dire al bresciano che no, quel sushi non lo aveva entusiasmato proprio per niente: aveva sorriso e gli aveva dato un bacio dolce.
Le aragoste lì erano praticamente gratis, ricorda Filippo sedendosi sul letto. "Cosa vuoi mangiare al posto del sushi?" domanda, leccandosi le labbra.
"Pizza?" propone sfilandosi le scarpe e piegando le gambe per incrociarle all'indiana - si siede meglio sulla poltrona blu e si gratta la testa, le dita tra i ricciolini.
Il cantautore annuisce. "Pizza sia." fa, che ha scovato una pizzeria lì a Roma che fa la pizza con l'ananas. Sorride un po' aprendo Justeat ed ordinando da lì, poi chiama la reception per avvisare dell'arrivo del fattorino. Si stende sulla schiena e lo guarda da quella posizione.
Einar appoggia la testa alla mano e lo fissa per qualche attimo sentendo tutta la tensione di quella settimana andare via perdendosi semplicemente nei suoi occhi. Ha scritto molto, in questi giorni e presto presenterà un altro inedito, se tutto andrà secondo i piani - vuole che sia una sorpresa. Peccato, però che - "L'anno scorso i tuoi compagni de Amici non erano così - no sé, cattivi, credo" lascia andare piano - lascia andare anche un sospiro, come se si liberasse solo dicendolo.
Quello si mette a pancia sotto, la testa appoggiata al lato inferiore del letto per guardarlo meglio (i piedi appena sotto i cuscini) e aggrotta un po' le sopracciglia. "C'è qualcosa che non va, Ein?"
Anche l'altro lo fissa, lo fissa per un lungo attimo e si morde il labbro inferiore, lo tortura un po' coi denti. "Alcuni pensano che io sia stato raccomandato" inizia a buttare fuori ed alza appena l'angolo della bocca per accennare un sorriso - raccomandato da te, vorrebbe aggiungere ma non gli va. E comunque, Filippo è abbastanza sveglio per capirlo da solo.
"Che grandissima cazzata." fa Filippo, sbuffando appena. "Solo perché stiamo - siamo - perché mi conosci?" domanda e scuote il capo. "Queste cazzate non cambiano mai, eh?" che per lui era stato un po' lo stesso - se non avesse avuto Simone, all'inizio.
Einar scrolla le spalle e si raggomitola un po' contro lo schienale della poltrona. "È frustrante sentirli hablare di me - sottovoce, sai. Tutte queste maldades, le cattiverie, no? Como se fossi - no sé, uno che ha rubato il posto a qualcuno."
Il cantautore scende dal letto e gli si avvicina, abbassandosi a dargli un bacio. "Tu non hai rubato il posto a nessuno." dice, in tono serio. "Sono solo degli stronzi, incapaci di parlare in faccia."
Quello alza la testa e si lascia dare un altro bacio, poi se lo tira addosso, che se si stringono per bene ci stanno, in due, su quella poltrona. "È il modo - sono troppo cattivi, quando dicono le cose" mormora, la bocca premuta contro la sua spalla - il suo profumo.
L'altro gli si stringe addosso e lo bacia sul collo. "Sai, per me era più o meno lo stesso." mormora. "Poi, però, ho lasciato fosse la musica a parlare. Perché è quello che conta, no?" dice. "C'è qualcuno con cui hai legato?"
"Los dos chicos latinos" gli risponde e poi sospira forte. È stato più facile, con loro, condividono molto, sono piuttosto simili, soprattutto con Rafael che è cubano come lui e - hanno affrontato difficoltà affini, no?
"E quello con cui ballavi la salsa?" domanda in tono scherzoso, ché l'ha vista la storia di instagram in cui Einar ballava con un biondino, oltre a quella con... Rafael? Sì, si chiama così.
Oh. Il cubano alza gli occhi e lo guarda, sorride un po'. "Un poquito" fa allora ad un centimetro dalla sua bocca, che qualche giorno fa ha aiutato il ballerino a ripassare dei passi di latino, al residence, e gli hanno fatto un breve video - sì, comunque, lui è simpatico e si è anche congratulato con Einar per la sua bravura nella salsa. Naturale, no? Sei cubano e hanno riso.
"Poquito?" ripeté Filippo, ridendo un po'. Lo bacia ancora, delicatamente e respira sulle sue labbra. "Sai che non so ballare la salsa?"
"Posso enseñarte qualche passo, dopo" gli propone l'altro, una mano che è andata ad incastrarsi tra i suoi ricciolini - ne tira piano uno. "Ti va?"
Il ventitreenne lo bacia e sorride. "Come il twerking?" soffia.
Einar scoppia a ridere - finalmente - e piega un po' la testa all'indietro, oltre il bracciolo della poltrona. Ricorda molto bene quella volta a Cuba, la ricorda perfettamente e se chiude gli occhi ne rivede ogni secondo. "Sì, ma questa volta avrò bisogno de un partner, non solo de musica" fa, ancora il sorriso sulla bocca, ora che guarda di nuovo Filippo negli occhi.
"Mi offro volontario." fa subito Filippo, la mente che vola all'ultima volta che hanno ballato insieme.
Quell'altro divarica un po' le gambe e lascia scivolare il cantautore meglio contro il proprio corpo - allaccia le caviglie alla base della sua schiena, per tenerselo meglio premuto addosso. Con il dito percorre i lineamenti del suo viso - gli dà un bacio lento sulla bocca, ne prolunga il contatto. "E ti è gustato? Quel video, dico."
Il cantautore geme piano per il modo in cui i jeans dell'altro scivolano sulla sua pelle nuda - lo bacia ancora, provando a mordergli la bocca, mentre si spalma su di lui. "Dipende."
"Da cosa?" gli chiede Einar, la esse morbidissima ed una mano ad accarezzargli la schiena, mentre sfugge, giocoso, a quel morso - un sospiro lento.
"Tu mi piaci sempre, ad esempio." confessa lui, guardandolo negli occhi.
"Ah sì?" mormora l'altro pizzicandogli un po' il fianco - un sorriso obliquo sulle labbra (enorme, però).
Il ventitreenne ride e gli bacia una guancia. "Sì."
"Y allora perché depende?" insiste Einar premendo le ginocchia attorno ai suoi fianchi - se chiude gli occhi, può sentire il profumo del mare, il rumore lento delle onde, i granelli di sabbia contro la pelle.
"Perché non mi piace quello con cui ballavi." fa Filippo, prendendo un respiro profondo e baciandolo ancora.
"Ma come? È così carino" lo prende in giro quell'altro, la bocca premuta contro la sua e le labbra che si muovono appena, che articolano lente quelle parole divertite - a voce bassissima.
"Sono più carino io." si lamenta il cantautore in tono infantile, mordendogli piano un labbro.
Einar lascia andare una risata che diventa subito un gemito - socchiude gli occhi e abbandona ogni intenzione di scherzare ancora per un po'. Allora bacia forte Filippo, scivolando nella sua bocca per approfondire quel bacio - finalmente, Dio.
Il ventitreenne sospira piano e si spinge contro di lui, quasi istintivamente, perdendosi nel bacio. E nel silenzio della stanza, rotto solo dai loro sospiri e dallo sfregare dei vestiti del cubano contro la pelle nuda dell'altro, la temperatura sale - sale, tanto che si ritrovano immediatamente a Cuba, che se aprono gli occhi rivedono la camera della villetta di Filippo. Einar gli accarezza i fianchi, poi il sedere e lascia che i loro corpi si spingano, ancora, uno verso l'altro. "" geme appena.
"Ricordi quando..." comincia lui nella sua bocca. "...quando abbiamo fatto l'amore sulla spiaggia?" chiede, il corpo teso verso il suo.
"Quale delle tante volte?" sorride il cubano, il palmo della mano premuto alla base della sua schiena ed un altro sospiro che rotola via, dentro all'ennesimo bacio.
Filippo lo bacia ancora, ancora e ancora. "La prima, quando ho scoperto quel posticino."
Le mani del cubano, adesso, scivolano ovunque sul corpo dell'altro - lo stanno esplorando, stanno immagazzinando ogni dettaglio, ogni spigolo delle sue ossa, ogni dettaglio della sua pelle. "Oh - quella" fa piano, ma forse la voce un po' si perde in un nuovo sospiro.
"È stato così eccitante." sospira il cantautore nella sua bocca, seguita subito da un gemito leggero. "Così bello."
Einar ricorda perfettamente quel momento: il modo in cui i loro corpi si erano fusi, i baci bollenti, l'orgasmo che li aveva colti quasi inaspettatamente, stordendoli del tutto e lasciandoli lì, a ridere, incastrati uno nell'altro, col fiato grosso. "Lo senti, el rumore delle onde, niño?" sussurra allora, la bocca che si muove lungo la linea del suo collo, giù per la gola - strofina i denti lì, contro il pomo d'adamo.
Il cantautore piega la testa all'indietro, lasciandolo fare - gli occhi chiusi e la mente persa nei ricordi, persa lì e... Qualcuno bussa alla porta, facendolo tornare al presente.
"Pizza" mormora Einar, che è tornato al presente alla sua stessa velocità ed ora, con le guance arrossate e gli occhi un po' liquidi, ha sul viso un sorrisetto divertito ed affamato. "Pizza, pizza, pizza" continua tirandosi un po' su e cercando di buttare giù dalla poltrona Filippo, ridacchiando. "Presto, esbrigati."
Quello sbuffa e gli dà un bacio sulle labbra, poi si alza e prende il portafoglio dal comodino. "Tempismo perfetto." si lamenta, prima di aprire la porta.
Il ragazzo dall'altra parte lo osserva un po' sorpreso, poi lo squadra quasi istintivamente per tornare immediatamente su con gli occhi - come se fossi nudo, pensa Filippo, dandogli i soldi e prendendosi le pizze, dopo averlo ringraziato. "Tieni pure il resto." fa e, poi, chiude la porta.
"¡Qué bien huele!" fa il cubano alzandosi dalla poltrona e sfregandosi le mani per quel buon profumino. Si toglie la felpa - sotto il maglioncino grigio e la camicia azzurra che spunta elegantemente. Lascia scivolare lo sguardo su Filippo, oltre il cartone delle pizze e ridacchia - gli preme l'indice sul basso ventre, divertito, che sicuramente il ragazzo delle consegne ha notato quel rigonfiamento proprio tra le gambe di Irama. Si china un po' verso di lui per fingere di dargli un bacio - gli ruba i contenitori di cartone dalle mani e se ne appropria.
Filippo scuote il capo e lo guarda divertito, posando il portafogli dov'era prima. "Sono sicuro che in quel cartone c'è qualcosa che non ti aspetti." scherza e gli si avvicina.
"Apro?" fa quello con gli occhi pieni di curiosità. Quel profumino gli sta facendo venire l'acquolina in bocca: posa il tutto sul tavolino, vicino alle due poltrone e apre la confezione - oh. "¡Piña!" esclama guardando la pizza, grosse fette di ananas posate sul pomodoro. Ride, felice ed alza gli occhi verso Filippo.
"Ho trovato una pizzeria qui a Roma che la fa e -" scrolla le spalle e si siede su una poltrona. "Ti mancava, vero?"
Einar ride ancora e ne afferra una fetta (Filippo l'ha già fatta arrivare tagliata in otto parti): inspira quel profumino invitante e poi dà un morso, sedendosi sul tappeto a gambe incrociate, appoggiato coi gomiti al tavolino. "Dios mío - está tan buena" mugola chiudendo gli occhi ed assaporando per bene - "Oh" geme quasi, praticamente in estasi.
Il ventitreenne si infila in bocca un pezzo di pizza, osservando incantato il modo in cui le labbra dell'altro si muovono. "Cazzo." si lascia scappare, all'ennesimo sospiro.
Il cubano alza la testa e fissa Filippo negli occhi mentre con la lingua cerca di acchiappare un pezzetto di pizza che ciondola dalla fetta che tiene in mano - lascia guizzare la punta della lingua oltre la bocca, poi, riuscendo nella sua impresa, si lecca le labbra dopo aver ingoiato il boccone. Fa un sorriso enorme, senza abbassare lo sguardo.
Quello deglutisce senza levargli gli occhi di dosso, incapace di resistere a quella visione - non può fare a meno di ricordare cos'era successo il giorno in cui ha mangiato per la prima volta quel genere di pizza. Delle volte ci ripensa e si chiede cosa sarebbe successo se fosse rimasto lì giusto un po' di più, se - sorride anche lui.
"Ti piace?" fa Einar alludendo - forse solo in parte - alla pizza che sta mangiando il cantautore. Non riesce ad abbassare lo sguardo, nemmeno quando lascia scivolare il polpastrello tra le labbra, per pulire via il pomodoro: lo fa lentamente, giocando un po', mentre la temperatura sale, sale, sale.
Merda. Filippo manda giù un po' di saliva e si lecca le labbra. "Sì." risponde brevemente, sedendosi meglio. "Mi ricorda tante cose." aggiunge.
Quello si sfiora il tatuaggio sul polso d'impulso - lo accarezza come accarezzerebbe il cantautore, se solo gli fosse più vicino. Schiude la bocca e si lecca anche il dito medio, poi il pollice - si tira su in piedi ed allunga l'altro mano verso di lui.
"¿Bailas conmigo, niño?" sussurra puntando gli occhi blu nei suoi.
"Credevo non me lo chiedessi." scherza il cantautore, alzandosi. È felice per quella distrazione, così almeno, smetterà quella fottuta nostalgia.
Einar gli stringe la mano e lo guida oltre quel piccolo labirinto formato dalle poltrone e dal tavolino - gli si para davanti, adesso nella parte più ampia del salottino: posa le dita sul suo fianco, posiziona meglio l'altra mano sulla sua.
"¿Estás listo? - pronto?" chiede tornando ad alzare gli occhi verso i suoi.
"Prontissimo." dice, anche se non lo è per niente. Cazzo. "Balliamo."
"Eschiena dritta -" inizia l'altro raddrizzando la propria come esempio. "Y espalle indietro" continua ad istruirlo. Poi scosta la mano dal suo fianco, gli posa due dita sotto il mento e gli fa alzare meglio la testa. "Y mento alto."
Filippo segue le sue istruzioni, divertito dalla sua serietà. "Vado bene così, maestro?" domanda, leccandosi le labbra. "Porti tu, vero?"
Quello lo fissa negli occhi per un lungo secondo, la bocca che diventa secca a quella domanda che, in fondo, è davvero eccitante, quasi Filippo gli stesse concedendo il controllo - il suo controllo. "Un po' per uno" dice allora posizionandogli le braccia e poi accennando un passo in avanti, per fare andare lui, con lo stesso piede, all'indietro. "È così che se impara: provando entrambi i ruoli" decreta, anche se non è sicuro di parlare ancora di salsa.
Il cantautore lo guarda negli occhi, seguendo i suoi movimenti, e ride un po'. "Questo me lo hai già insegnato, sai?"
"Te enseñé muchas cosas, niño" sussurra Einar - lo allontana da sé per fargli fare un giro su se stesso, poi lo attira nuovamente contro il proprio corpo. "No?" continua, i visi vicinissimi, loro due premuti ormai insieme - fanculo ogni passo di salsa.
"Sì, tantissime." conferma il ventitreenne con voce roca. Fa scontrare le loro fronti e fissa le labbra dell'altro, sospirando. "Vorrei fare un ripasso."
E allora quello lo bacia. Lo bacia come la prima notte che lo ha incontrato, la prima notte a Cuba, al locale: Filippo gli si era avvicinato ed avevano iniziato a ballare lentamente, sensualmente ("Filippo" - "Io sono Einar. Vieni dall'Italia, vero?"), finché Einar non lo aveva baciato, inconsapevole del fatto che non avrebbe mai più potuto fare a meno del suo sapore. Adesso il bacio si è fatto più intenso, più forte, portato dai ricordi - Einar stringe una mano sul suo fianco, l'altra sulla sua nuca. E lo bacia, lo bacia, lo bacia.
Dio, quanto gli è mancato baciarlo così - Filippo non sa dire bene perché, ma con la mente è tornato al locale, a quella sera. Ha appena visto Einar per la prima volta e... e. Spinge l'altro con cautela all'indietro, verso il letto, senza smettere di baciarlo. "Insegnami tutto, di nuovo."
Einar si lascia cadere sul materasso, si tira il cantautore addosso e geme piano quando i loro corpi cozzano delicatamente - no, si incastrano perfettamente: ogni più piccolo spazio libero viene riempito alla perfezione da Filippo. Dio, sì. Lo guarda, gli accarezza il viso per un attimo e sorride. "¿Estás bien, niño?" domanda, proprio come la loro prima volta insieme, quando il cantautore si era sentito incerto su come muoversi con un ragazzo - ecco di nuovo le pareti della stanza della villetta che si sovrappongono a quella camera d'albergo. La Habana.
"Mai stato meglio." risponde lui, strusciando la punta del naso contro quella dell'altro e baciandolo subito dopo. Ora sa cosa fare, sa cosa piace all'altro - ricorda ogni minimo particolare, ogni reazione.
Einar lascia scivolare le mani giù, lungo la sua schiena, lentamente, fino ad insinuare le dita sotto l'elastico dei suoi boxer - geme piano mentre con le mani stringe la presa su quel sedere perfetto e si inarca contro il suo corpo. Improvvisamente, però, non può più aspettare ed ogni movimento diventa febbrile, quasi scomposto che - Dio, da quanto non fa l'amore? Da quanto non fa l'amore con lui?
Il cantautore geme piano contro le sue labbra, ché il tocco dell'altro sta diventando insostenibile e lui vorrebbe soltanto - comincia a slacciargli la camicia, facendo saltare gli ultimi bottoni a causa della propria impazienza. Spinge la fronte contro il suo collo per poter baciare quella zona tra la gola ed il petto. Sospira un po' spingendosi contro l'altro, mentre con le mani scende lungo i fianchi.
Einar si sente, ormai, totalmente alla sua mercé: alza il bacino per andare incontro a quelle mani magnifiche e lascia andare un sospiro più marcato, che i jeans sono terribilmente stretti, adesso, e lui vorrebbe solo strapparseli di dosso - o che glieli strappasse Filippo. Gli afferra il mento con una mano e guida la sua bocca sulla propria - lecca piano le sue labbra e poi lo coinvolge in un bacio famelico.
E Filippo si lascia guidare, ora che le dita stanno sbottonando i jeans del cubano - con una mano lo accarezza al di sopra dei boxer, lì, dove non avrebbe mai pensato di riuscire a toccarlo la prima volta che si sono visti. Quella prima volta.
I pantaloni sono stretti, fastidiosi, gli stanno bruciando addosso ed Einar sta provando in ogni modo a scalciarli via - quella carezza, però, lo distrae dal suo intento e quasi lo fa desistere: gli si inarca contro, le mani che tremano per quel desiderio che, ormai, lo fa facendo scoppiare.
"Voglio fare l'amore con te." mormora l'altro nel suo orecchio, la voce bassa e roca mentre infila lentamente le mani oltre l'elastico della biancheria.
Merda, merda, merda - Einar geme più forte e porta una mano ad accarezzargli la piuma, all'orecchio: la trova così dannatamente eccitante, Dio, che non ci sta capendo più niente. Voglio fare l'amore con te, voglio fare l'amore con te, voglio - "Sono tuo."
Mio, pensa Filippo e qualcosa nel suo stomaco comincia a contorcersi, a farlo sentire stranamente bene. Mio: gli sfila via tutto ciò che indossa e fa lo stesso per se stesso, gettando tutto giù dal letto. Gli afferra le gambe e lo bacia sulle labbra, lo bacia a lungo, dolcemente prima e, poi, con sempre più forza, finché non si ritrovano a mordersi le labbra, finché Einar non è pronto, lui non è poco più sicuro ed il sesso non è protetto. Protetto - quante volte si è sentito così ad averlo vicino? Lo bacia ancora e poi sospira, guardandolo negli occhi ancora una volta.
"Prendimi" sussurra Einar, il fiato spezzato dal desiderio ed i movimenti febbrili, a tratti, a scatti. Prendimi, dice, prendimi, come gli ha detto quella volta lontana, in piscina, alla villetta. Prendimi, come la prima volta che hanno fatto davvero l'amore o che, forse, si sono resi conto che non si trattava più di solo sesso. Amore, avevano fatto l'amore quella volta e, adesso, stanno per farlo - come se fosse la prima volta. "Prendimi" riesce a ripetere, la voce bassissima.
Ed il ventitreenne lo fa, piano e con le labbra schiuse contro la guancia dell'altro - gli occhi chiusi per godersi la sensazione. Cazzo, quanto gli è mancato, quanto lo ha desiderato. Soffoca un gemito, mordendo piano la guancia di Einar - è in paradiso, paradiso.
"Ay, papi" lascia andare l'altro in un sospiro più forte. Non sa da dove gli sia uscito, non sa come - è la prima volta. Lo ha sospirato in un modo così languido da sentire le gambe tremare e - Dio, Filippo è la perfezione, dentro di sé, premuto in profondità fino a completarlo, fino a fondersi con lui. "Papi" geme ancora, adesso più forte, mentre gli occhi si chiudono per quel piacere intenso, quel piccolo dolore che ancora lo stordisce. Da quell'ultima volta, prima che il taxi arrivasse, Einar non ha mai più provato una sensazione del genere, una sensazione di perfezione, completezza, qualcosa di così forte - mai più.
Filippo è completamente stordito, così stordito che quasi teme di non aver capito bene, di aver sentito male, di - Papi, lo ha chiamato papi ed il cantautore sente di poter scoppiare da un momento all'altro. È sexy proprio come aveva sempre pensato.
La mano del cubano scivola tra i suoi capelli, giù per il collo, fino ad accarezzare la piuma - quasi ci si aggrappa, a quell'orecchino, andando incontro alle sue spinte e gemendo forte ad ogni movimento. "Más" quasi lo prega, stringendo più forte le ginocchia attorno ai suoi fianchi - o forse divarica di più le gambe, non lo sa, perché sta perdendo il controllo di se stesso ed il contatto con la realtà mentre rotea gli occhi all'indietro e lascia rotolare via, ancora una volta, un más, papi, más, totalmente preso. E perso.
Niente, il cantautore non capisce più nulla, ha solo una voglia matta di seguire le parole dell'altro, di soddisfare le sue richieste mentre torna a baciarlo, mordendogli piano un labbro per soffocare i gemiti - ancora, ancora, ancora.
C'è Einar non si riconosce, ora che prega Filippo di farlo más fuerte, ora che sente la bocca secca ed il piacere spingere sempre di più, facendogli tremare la mano: cerca le sue dita, le intreccia con le proprie ed alza l'altro braccio, provando ad aggrapparsi al cuscino, ma è troppo lontano - afferra il lembo della trapunta e lo tira, lo tira forte, stropicciandolo. "Joder, joder, joder" ansima, totalmente perso, disinibito, non dandosi alcun contegno - vorrebbe che potesse sentirli chiunque. Chiunque.
"Einar, Einar, Ein -" geme quello, la bocca che è scesa lungo il collo, le mani che afferrano con forza le sue cosce.
"Así, así - ah" fa ancora il cubano, praticamente senza fiato, con i muscoli così tesi da far male che - oh. L'orgasmo lo colpisce in pieno, quasi lo travolge e lo stordisce, facendogli schiudere le labbra in un gemito muto - o forse è fortissimo e lui non riesce a rendersene conto. Forse l'hanno sentito tutti - forse nessuno. Si stringe di più addosso a Filippo, cercando di riprendere immediatamente il ritmo, per rendere tutto magnifico anche per lui - Dio.
Ed il ventitreenne lo segue a ruota con un singhiozzo strozzato, gli occhi chiusi così forte da fargli male. "Dio." sospira, incredulo.
Dio. Einar inizia a riempirlo di tanti piccoli baci non appena riprende il controllo del proprio corpo - ne ha solo in parte, ma ce n'è abbastanza da fargli baciare Filippo ovunque riesca ad arrivare - leggero ed appagato come non si sentiva da troppo.
Quello sorride piano e stringe le mani dell'altro nelle sue. "Mi sei mancato tanto." soffia, a voce bassissima.
Ed il cubano sorride, spinge di più le ginocchia contro i suoi fianchi e socchiude gli occhi, per cullarsi in quel sentimento - caldo, caldissimo, non ha nemmeno più freddo. "Rimani" sussurra, che lo vuole sentire ancora in sé, così premuto. Ancora per un po'.
Filippo lo bacia dolcemente, senza alcuna voglia di spostarsi. "Resto così per sempre."
Per sempre - Einar lo stringe più forte ed assimila con tutta calma quella piccola promessa. È stato bellissimo, meraviglioso - Dio. Gli viene da sorridere mentre ripercorre con la mente gli ultimi minuti e - "Papi" ridacchia, allora, la voce bassa e vibrante. Forse ha davvero urlato di piacere.
Il cantautore geme piano, che quella parola detta così è anche più sexy. "Non mi hai mai chiamato così." nota, baciandogli il mento e facendo arricciare appena le labbra ad Einar, sotto quel bacio, gli occhi socchiusi. "Mi è - no sé, venuto naturale, credo" riflette il cubano per qualche attimo.
"Papi, papi, papito" continua poi con un sorrisetto a metà tra il divertito e il malizioso.
L'altro gli morde piano la bocca, mentre si spinge istintivamente contro di lui. "Einarcito."
"Sei così - Dio, così..." prova a dire Einar e scuote piano la testa, che lo sente ancora così teso dentro di sé che gli pare di poter impazzire solo pensiero - districa la mano dalla sua e la preme sul suo sedere (la pelle liscia, morbida - perfetta) a spingerselo meglio contro. Sì.
Filippo ridacchia un po', senza fiato e senza un vero motivo. "Così?" domanda, spingendosi ancora un po'.
"Così... così papito" scherza l'altro, riprendendo a lasciare tanti piccoli baci lungo la linea della sua mandibola, giù fino al collo - alza un po' di più le gambe e gli si serra addosso provocandosi un brivido di piacere. "Molto papito" sussurra, adesso con tono più malizioso.
Quello si lecca le labbra e piega un po' il capo all'indietro, lasciandolo fare. "Papito." ripete, lasciandosi scappare una risata silenziosa.
Il marchio che Einar gli lascia sulla gola è rosso e grande - c'è anche il segno dei denti e lui lo ammira per un attimo. E poi, lentamente, inizia a muoversi contro Filippo, a riprendere quei movimenti sensuali, col bacino, sentendo il corpo risvegliarsi da quel piccolo torpore nel quale era caduto - geme, incastrato in quel pensiero erotico di - Dio - star facendo tutto da solo.
Ah - il cantautore geme contro la tempia dell'altro, la bocca spalancata ed i fianchi che seguono i movimenti dell'altro. "Cazzo, Ein." sospira, stringendogli le mani.
Einar sente il respiro frammentarsi mentre fa forza sulle gambe e prova a ribaltare la posizione - ansima un po', ora che, seduto su di lui, lo lascia tornare in profondità, a premersi contro quel punto che lo fa impazzire. E lui, lui che si sente di nuovo tanto completo da percepire un giramento di testa. Dio. Unisce le mani sul suo petto e ricomincia quella danza sensuale, socchiudendo gli occhi blu e liquidi, inarcando la schiena, le labbra schiuse in piccoli sospiri.
Le mani di Filippo gli stringono i fianchi, mentre quello lo fissa quasi ammirato, assecondando il suo ritmo. È così bello, così - si lascia scappare un sospiro profondo, gettando la testa all'indietro.
"Mírame, mírame, mírame" geme, però, il cubano, così splendidamente già vicino al piacere da sentire il corpo tremare - non può fermarsi, anche se gli fa male tutto, i muscoli così tesi, le ginocchia indolenzite sotto quel piacevole sforzo. È tutto così magnifico, in questo momento, che forse Einar sta sognando. E quello lo guarda negli occhi ed ingoia un gemito, così incredibilmente perso nei suoi movimenti, nelle sue espressioni, nei suoi - oh. Affonda le dita nella pelle dell'altro, sorpreso dall'orgasmo totalmente inaspettato.
"Así" cerca di lasciar uscire dalle labbra l'altro - Dio. Ma guarda Filippo negli occhi (il suo sguardo che quasi si assenta, la mandibola che si serra, quella gocciolina di sudore che scivola giù dalla sua fronte) e non può fare altro che seguirlo e lasciarsi cogliere, a sua volta, dal piacere. Continua a muoversi, adesso con meno foga, ora che tutta la stanchezza quasi lo immobilizza, ora che gli vortica tutto attorno. Si china su di lui e lo bacia, il respiro spezzato.
"Dio, come devo fare con te?" domanda il ventitreenne, prendendolo un po' in giro - il respiro irregolare, le labbra premute contro quello dell'altro.
"Pues, dime que no te gustó" sussurra quello in risposta (un sorrisetto malizioso sulla bocca rossa di baci) lasciandolo scivolare via da sé e sdraiandosi al suo fianco, appiccicato a lui, stretto stretto - soffia via l'aria provando a riprendere fiato.
Filippo ride con il petto che fa un po' male per la scarsa quantità di respiro e gli accarezza i capelli. "Mi è piaciuto da morire." butta fuori, prendendo un respiro profondo, poi.
"Ah sì?" scherza quello inclinando la testa il giusto per guardarlo. Solo per un attimo, ché poi si puntella su un gomito ed accarezza i suoi lineamenti con le labbra, lentamente: mento, zigomi, fronte, la linea del naso - la bocca. E lì si ferma.
Il cantautore sorride appena e poi lo bacia, piano piano. "Caraculo." dice, totalmente a caso, divertito.
"Allora te lo recuerdi" fa Einar dandogli un morsetto. Con una mano gli tira indietro i capelli, glieli scosta dalla fronte e sorride. Chissà se Filippo ricorda tutto come lui, ogni dettaglio, ogni momento - ogni parola.
"Ricordo anche che devo farti vedere la strada più piccola d'Italia." fa, prendendolo in giro. "Così capisci le mie proteste."
"Ancora questa historia" mugola lui lasciandosi cadere sulla schiena, le braccia aperte ed un broncio divertito sulla bocca: Filippo si sarebbe mai rassegnato alla calle más pequeña del mundo che si trovava a La Habana?
Quello ride e si mette su un fianco, allungandosi a mordergli una guancia. "Vedrai, Ein, vedrai."
Einar socchiude nuovamente gli occhi, un respiro profondo e rilassato mentre gli passa il braccio attorno alle spalle e gli lascia un bacio sulla fronte - qualche secondo di silenzio e lui ci si crogiola dentro, perfettamente a suo agio. "Dime, ho fatto qualcosa de imbarazzante l'altra notte, vero? Con Simone y anche con Lorenzo, vero?"
Filippo sbuffa divertito ricordando quella sera. "Vuoi sapere la verità?" chiede, stringendosi a lui.
"Tutta" conferma l'altro (adesso vuole saperlo) mordendogli la guancia e poi voltandosi su un lato per inglobarlo meglio in un abbraccio - lo vuole sentire vicino, stretto contro di sé. Ché gli è mancato troppo.
Il cantautore lo stringe un po' di più, chiudendo gli occhi e godendosi il suo profumo. "Avevi solo una sbronza triste." dice, baciandogli il collo. "Soprattutto dopo che ci hanno interrotto mentre stavamo per far sesso nel bagno del locale."
"Stavamo per fare - ah" registra Einar nella sua testa, arrossendo appena ("Quanto sei fi-ne quando arrossisci per un complimento", aveva composto Filippo per lui, in una di quelle notti cubane) e nascondendosi col viso nell'incavo della sua spalla. "Ecco porque me sentivo così frustrato il giorno dopo - por colpa tua."
"Ma se sei tu che mi sei saltato addosso." ribatte lui.
"Io?" alza il viso Einar e prova a disegnarsi in faccia l'espressione più innocente che riesce a trovare in sé. "¿Con esta carita? Un faccino de ángel, ¿no crees?" precisa - il sorrisetto ad accompagnare le parole.
Filippo piega il capo e gli pizzica un braccio. "Povero angioletto. Non mi ha detto niente, lui."
"Enfatti" ridacchia quello e gli dà un bacio forte sulla bocca - lo morde. "No he dicho nada de nada de nada."
Il ventitreenne lo bacia e gli accarezza il viso. "Quanto sei bello." sussurra, guardandolo negli occhi.
"Tu" risponde piano lui, che se lo sente nel cuore e non può più tacerlo - se lo è tenuto dentro per troppo, per più di un anno. Stringe delicatamente le dita attorno al suo polso, lì dove c'è scritto Cuba con la sua grafia - sorride.
Quello lo bacia, sorridendo un po' stupidamente.
"Che ne dici se ordino qualcosa da bere?"

*

Fine prima parte

*

Bentornati a Roma!

Ogni commento a questo capitolo ci pare superfluo. L'unica cosa che vogliamo dire è: finalmente.
Finalmente e finalmente.

E voi? Cosa direste?
Fateci sapere cosa ne pensate attraverso una stellina ed un commento. E, come sempre, #champagneff su Twitter.

A domenica,

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