TRE

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CHAMPAGNE
Tre

Sai che mi piaci solo te


Settembre

Filippo si è accertato di aver finito di registrare prima di volare via, di scappare verso il ristorante in tempo prima che inizi il turno - prima che Einar inizi il turno. Gli ha mandato un messaggio e lo sta aspettando all'uscita di servizio che l'altro gli ha indicato - più nascosta, più al riparo da occhi indiscreti. Si è informato per bene e si è assicurato che i casting fossero davvero ancora aperti - Lori non è felicissimo della cosa, ma il cantautore semplicemente ignora la cosa. Ora è importante convincere Einar a partecipare ai casting. Già.
Einar - proprio Einar che non ha smesso di pensare un attimo all'incontro di qualche giorno fa con Filippo. Ci ha provato, ha cercato di buttare fuori il cantautore dalla sua testa, di farsi lasciare in pace almeno per la notte di - impossibile, è stato piuttosto facile capire che sì, sarebbe stato assolutamente impossibile. Ha trovato sbagliato e fastidioso il fatto che continuasse a vedere e rivedere la scena di quella notte anche tra le braccia di Joele - non riesce praticamente a chiudere più occhio ed anche ora continua a guardare l'orologio.
Agitato - forse è per questo che, adesso, Einar si sente così agitato: sa che Filippo lo sta aspettando a tre passi da dove si trova adesso, sul retro del locale. Per l'agitazione è addirittura arrivato a lavoro un po' in anticipo al ristorante e, per portarsi avanti coi preparativi, ha già indossato la divisa pulita, stirata alla perfezione - ha ancora il cravattino slegato ma ci penserà dopo ad annodarlo. Prende un grosso respiro prima di posare le mani sul maniglione antipanico della porta di servizio e spingere - il sole del pomeriggio di settembre che lo colpisce in pieno e lui che sente, ugualmente, un po' di freddo. Sorride automaticamente, anche se col sole negli occhi ha la vista limitata, ma lui lo sa che Filippo è lì - lo percepisce.
"Ciao" fa scendendo le scalette per poi ritrovarsi nella parte più ombreggiata e nascosta del retro.
Quello sorride e lo abbraccia, inspirando un po' del suo profumo - gli è stupidamente mancato per tutti quei giorni. "Ciao." mormora.
"Ciao niño" risponde Einar e gli tira un po' i capelli, così come gli è piaciuto fare da sempre (sempre - non fa un po' paura come parola?). Si scosta e lo guarda, che con quella camicia indosso Filippo è meraviglioso, e - si schiarisce la voce ed allunga le dita (via dai suoi ricciolini, adesso sul lembo della camicia) a tirare un po' la stoffa. "Ma non hai freddo?"
Il cantautore si passa la mano tra i capelli e scuote la testa. "No, anzi. Fa anche un po' caldo, non trovi?" chiede, leccandosi le labbra per evitare di baciarlo.
"Non fa poi così caldo" borbotta quello in risposta appoggiandosi al muretto, accanto a lui: lascia ricadere le braccia lungo i fianchi ed una mano scivola nella sua, a stringergli le dita, ad intrecciarle con le sue. Il cuore si calma, si tranquillizza nel momento in cui lo tocca - Einar respira meglio, adesso.
Filippo sbuffa divertito e gli stringe la mano, studiando il suo profilo e trovandolo incredibilmente bello. "Sai, ho saputo che i casting di Amici sono ancora aperti, quindi, se volessi..." la butta lì, perché è uno dei motivi per cui è corso fin lì.
Il cubano si umetta le labbra e guarda fisso davanti a sé, come se nemmeno lo avesse sentito: in realtà sta soppesando ogni parola del ragazzo, come se - "Non -" scuote la testa, che vorrebbe avere la forza di lasciarsi scivolare addosso quella frase come se niente fosse, che vorrebbe solo che la sconfitta personale di X Factor bruciasse un po' meno, ma soprattutto un po' di più in maniera da non fargli nemmeno prendere in considerazione l'idea di prepararsi ad un altro eventuale provino. No.
"Io non penso che -"
"Ein." fa quello, afferrandogli il viso. "Mi avevi promesso che ti saresti dato un'altra possibilità." gli ricorda, che per lui è importante che Einar lo faccia, perché sa che ha tutte le potenzialità per diventare qualcuno. Lo ha visto nel video delle audizioni di X Factor e non può lasciare che il cubano non ci provi ancora una volta. "Ti prometto che non ti romperò più le palle se fai il provino."
"Yo non - non l'avevo prometido" puntualizza piano lui, riferendosi a quella volta, a Cuba. Porta automaticamente le mani sui suoi polsi, quasi a reggersi, che se lo ricorda di non aver detto espressamente lo prometto. Posa la fronte contro quella del cantautore e chiude gli occhi, respirando piano, impaurito dalla possibilità che gli si sta presentando davanti: vorrebbe chiudersi a riccio e lasciare che la paura lo blocchi, che forse sarebbe anche più facile, no? Arrendersi e basta, senza dover affrontare se stesso.
"Io non - non sono pronto" mormora - una scusa impaurita mentre si rende conto, in quel preciso momento, di non avere delle reali e valide ragioni per non tentare anche quella strada - joder.
"Sai, qualcuno una volta mi ha detto: non devi avere paura di fare qualcosa se è ciò che senti en tu corazón." mormora Filippo, accarezzandogli le guance. "Non dovresti aver paura, tu ce la fai." fa, chiudendo gli occhi. "Ce la fai, Ein, ce la fai. Non sarai solo preso, ma lo vinci quel cazzo di programma perché hai il talento ed hai - hai questo modo di cantare che mi spezza." prova a convincerlo, buttando fuori quello che aveva pensato vedendolo cantare sul palco di X Factor con la sua chitarra ed una purezza ed una sincerità nella voce che - stringe gli occhi.
Hai questo modo di cantare che mi spezza, ha appena detto Filippo e ad Einar trema il cuore, gli manca il respiro che pensava di aver ritrovato un attimo prima prendendo la sua mano. Sente gli occhi inumidirsi, rendere liquido quel blu che li contraddistingue: nessuno gli ha mai rivolto quelle parole, nessuno gli ha mai detto qualcosa del genere - nessuno (forse nemmeno Jo) ha mai creduto così tanto in lui così, praticamente alla cieca.
"Lo sai, diventa difícil resistere alla tentazione de besarte, se dici così" sussurra, allora, dando voce ad un pensiero che gli sta pungendo forte la testa (e forse pure il cuore).
Il ventiduenne sorride, tra il divertito e il frustrato, e gli accarezza gli zigomi con i pollici. "Pensa a me che ho questa fottutissima voglia di sbatterti al muro e baciarti ogni volta che ti guardo." confessa con un sospiro pesante.
Einar torna a posare le mani sui suoi polsi, con l'indice sfiora il suo tatuaggio - Cuba. Sorride, però, sorride per quelle parole senza filtro, per quella piccola confessione e anche per il modo in cui stanno cercando di tenere duro da - cazzo, nemmeno una settimana. Sarà tutto molto complicato, già lo sa.
"Sono giù che grido come un pazzo: dove sei?" canticchia, cogliendo la citazione di quella canzone che - joder - gli ha dato i brividi la prima volta che l'ha ascoltata alla radio, quasi per caso.
Filippo stringe le labbra e si schiarisce la gola, prima di continuare. "Solo tu mi fai impazzire che ti ammazzerei."
"Ma ora -" Einar sorride e scuote appena la testa: ora voglio solo te - non può dirlo, non può. Nasconde la fronte contro la sua spalla, chiude gli occhi, le mani che scivolano giù per le sue braccia. "Potrei davvero farcela secondo te?" cambia discorso, che deve anche scastrarsi da quella situazione così erotica, dannazione.
Le braccia del cantautore gli cingono la vita, mentre lui annuisce. "Ce la puoi fare." dice, sicuro, mentre gli bacia il collo.
"Mi accompagneresti?" sussurra l'altro, la testa che si reclina appena all'indietro per accogliere quei piccoli baci, lì, vicini alla gola - merda, perché Filippo gli sta rendendo tutto così difficile?
Quello sale su, a baciargli il mento, poi la mandibola. "Sì, ti accompagno volentieri." risponde, accarezzandogli una guancia con le labbra.
"Davvero?" chiede ancora Einar, che sente la bocca dello stomaco serrarsi e vorrebbe abbassare il viso e - oh, lo abbassa davvero e si ritrova a specchiarsi nei suoi occhi. Cazzo, cazzo, cazzo.
Filippo gli morde piano la guancia. "Sì, ti accompagno." ripete. "Ti accompagno e faccio il tifo per te."
"Mentiroso" gli risponde quello aggrappandosi con le mani alle sue spalle, il respiro che si frammenta ogni attimo di più. "Verresti a guardare las bailarinas."
Lui ride, baciandogli il naso. "Caraculo. Non è assolutamente vero."
"Giusto" struscia il naso contro il suo Einar. "Me sono sbagliato: guarderesti i bailarini."
"Guarderei te e basta." mormora lui sulla sua bocca. "Volontariamente, almeno." aggiunge, scherzando un po'.
Quello accarezza le sue labbra con gli occhi e, cazzo, gli si fa più vicino (come se fossero rimasti tanti centimetri di distanza tra loro...) ed è lì che - no.
No, no, no. Joele, Joele. Ricordati di Joele. Einar si scosta appena da quella tentazione e fa un passo indietro, voltandosi e schiarendosi la voce. "Dime del provino."
Filippo infila le mani in tasca e si morde un labbro. "Devi inviare l'iscrizione sul sito, magari con un video in cui canti. Poi ti chiameranno e al provino puoi presentare tutti i brani che vuoi." spiega, dondolando un po'. "Saranno loro a chiederti cosa vogliono ascoltare." conclude, sentendosi un po' strano con tutta quella distanza. Quanti problemi ha?
Quello si gira di nuovo a guardarlo, annuisce piano: dentro di sé sa perfettamente di volerlo fare (Dio se lo sa), ma ha troppa paura di non riuscire - e se finisse di nuovo come ad X Factor? Si stropiccia il viso con le mani, il polsino della camicia che sale fino a scoprire il tatuaggio, il cravattino ancora slegato che svolazza un po' per vento - freddo, fa comunque sempre freddo lì, checché ne dicano gli altri. "Posso - posso pensarci" mormora allora.
"Va bene. Fammelo sapere." dice, accarezzandogli il tatuaggio con un dito ed afferrandogli il cravattino. "Vuoi che ti faccia il nodo?"
"Sì" lo fissa negli occhi Einar - fa di nuovo un passo verso di lui. "Gracias."
Filippo afferra i lembi con entrambe le mani, si lecca le labbra mentre comincia ad annodarlo (incrocia, fai un giro, infila e stringi) lasciando che le dita sfiorino il suo collo. "Non sembro uno di quelli che sa farlo, vero?" scherza un po', aggiustandolo e, poi, abbassandogli il colletto della camicia.
Quello schiude le labbra (secche, secchissime, dannazione) e si domanda come sia possibile che un nodo alla cravatta possa diventare un momento così altamente erotico - cazzo. Cazzo, c'è quel calore che gli si sta dipanando ovunque. Ovunque. "Sembri più uno che mi sta rendendo le cose piuttosto difficili" ammette con mezzo sorriso.
Il più piccolo ride piano, arricciando il naso e piegando la testa da un lato. "Davvero?" chiede. "Ma sai che incasinare le cose è la mia specialità?"
"Ma non lo avrei mai detto" gli dà una piccola spinta Einar, ma lo segue automaticamente col corpo e gli si ritrova appiccicato - posa la fronte contro la sua spalla, gli occhi di nuovo chiusi, le braccia a cingerlo. "Feli, Feli, Feli" sussurra.
"Ein." sospira quello, baciandogli la testa. "Ein."
Non va bene così, il cubano lo sa. Non va per niente bene, ché nemmeno riesce a stargli lontano, che ha bisogno di toccarlo continuamente. "Devo iniziare el turno" dice qualche attimo dopo, anche se l'ultima cosa che vuole è doverlo salutare.
Filippo gli dà un ultimo bacio sulla tempia e sospira. "Buon lavoro." sussurra, allora.
"Llámame" fa Einar staccandosi e tirandogli di nuovo una ciocca di capelli - un bel ricciolino, anche se Filippo li ha tagliati rispetto allo scorso anno e il cameriere forse si sente un po' indispettito per questa decisione. "Anche se non te ho baciato" scherza ancora. Anche se avrei voluto.
"Stupido." fa e gli bacia una guancia. "Ci sentiamo."
Quello gli dà un buffetto sul sedere non appena Filippo si volta - ride piano e lo guarda allontanarsi di nuovo verso il parcheggio.
Hai questo modo di cantare che mi spezza, gli rimbomba in testa - sorride e lascia che il cuore batta un po' più forte.

Champagne || EiramDove le storie prendono vita. Scoprilo ora