TRENTA

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CHAMPAGNE
Trenta

Non ci riesco

2 Luglio

Einar infila la mano nella tasca dei jeans e tira fuori il pacchetto di sigarette: lo apre e ne prende una - buffo, le ha comprate ieri e già ne ha fatto fuori la metà. Joder, deve per forza darsi una regolata, ché fuma decisamente troppo. Ma non può farci nulla, è l'unico modo che conosce per gestire lo stress e l'ansia che gli attanagliano lo stomaco nelle ultime settimane: pochissimo tempo libero, una città dopo l'altra, eventi estivi, notti in bianco passate a scrivere nuove canzoni - e lui che riesce solo a fumare. Joele lo ha anche un po' sgridato l'ultima volta che si sono visti che fumi troppo e non mangi abbastanza - sei dimagrito tanto. Glielo ha detto con l'apprensione di un fratello, con gli occhi scuri velati di preoccupazione: Joele è contento del successo che Einar si sta costruendo giorno dopo giorno, ovvio, solo vorrebbe che si prendesse più cura di se stesso, che rallentasse un minimo per non perdere di vista la propria salute.
Ed Einar ci sta provando: ci sono giorni in cui si sente leggerissimo e felice, altri in cui se chiude gli occhi si addormenta anche se si trova in mezzo alla folla, altri ancora in cui è così nervoso che non riesce a stare in compagnia di nessuno senza sclerare.
E poi c'è Filippo. C'è Filippo ed il poco tempo che riescono a ritagliarsi tra un impegno e l'altro, le ore che riescono a rubare di notte in una città o in un'altra, per stare insieme in ogni modo, per fare l'amore, per addormentarsi stravolti da tutto il lavoro - nomade, ecco come si sente Einar. Un po' un nomade, che dorme in albergo, in macchina durante i viaggi, in aereo e a casa di Filippo.
Ecco, forse da oggi non può più definirsi nomade - non del tutto, almeno. Ha preso la sua prima casa in affitto a Milano e per lui è un grande passo avanti, un passo verso la sua indipendenza, un'altra piccola realizzazione nella vita e - discussioni. Con Filippo ci sono state anche le discussioni, quelle che si sono risolte in una risata, quelle durante le quali si sono urlati addosso di tutto - quelle dove hanno finito per fare ancora l'amore. Discussioni continue, piccole incomprensioni, gelosie, musi lunghi, rabbia. Ma tanto amore, tanto. Perché se Einar provasse a descrivere la sua vita senza Filippo, non troverebbe altro aggettivo che vuota. Ecco perché Filippo è la prima persona alla quale vuole mostrare il suo nuovo (piccolo ed umile) appartamento.
È ora sta lì, con la sigaretta tra le labbra, che fuma sul gradino del portone del palazzo, in attesa di vedere l'auto di Filippo entrare nel piccolo cortile. E anche se l'ultima volta che sono riusciti a vedersi hanno sprecato le ore discutendo per tutto il tempo, adesso al cubano scoppia il cuore in petto all'idea di rivedere il cantautore.
Filippo non ci mette poi così tanto ad arrivare: è il primo giorno libero in settimane e l'idea di rivedere Einar gli ha fatto spingere con un po' troppo vigore sull'acceleratore. Gli è mancato tanto, forse più di quanto avesse immaginato: la discussione che hanno avuto sembra avergli fatto sentire la lontananza in modo più acuto.
Eccolo: lo vede poco distante, allora si prepara a parcheggiare da qualche parte.
Einar sfila la sigaretta dalle labbra, si avvicina a passo svelto al posteggio scelto dal cantautore ed aspetta spenga il motore dopo aver centrato per bene le linee bianche. Prende un altro lungo tiro, osservando Filippo attraverso il finestrino - è bello, anche con quell'accenno di barba sul mento e l'aria stravolta.
Il cantautore scende dall'auto e gli sorride, un sorriso enorme. "Ciao" dice, chiudendo la macchina col telecomando.
"Hola niño" sorride quello a sua volta - un altro passo verso di lui e un ultimo tiro dalla sigaretta prima di lasciarla cadere a terra. "Tutto bene?" chiede, che vuole saperlo se lui sta bene, se loro stanno bene, se è tutto okay dopo l'ennesima stupida discussione - lo fissa dritto negli occhi.
"Tutto bene" risponde quello, allungando una mano per fingere di levargli qualcosa dalla spalla - una scusa, solo per poterlo toccare. Ed Einar piega le labbra in un sorriso più sollevato posando la mano sulla sua - gliela sfiora appena.
"Vieni su - te muestro mi nueva casita" mormora inclinando un po' la testa fino a toccare le sue dita con la guancia. E ti bacio.
Filippo annuisce e si lecca le labbra. "Fammi strada" dice, facendogli segno di incamminarsi e seguendolo subito dopo.
Ed il cubano lo fa: guida il cantautore attraverso il portone, poi per l'androne del palazzo, infine fino all'ascensore - preme il pulsante per prenotarlo ed aspetta. Nemmeno trenta secondi dopo le porte dell'ascensore si aprono e poi si rinchiudono alle loro spalle. E lì Einar si volta a guardare Filippo - un sorriso. "Ciao amore mio" dice, un ciao amore mio che distrugge qualsiasi strascico della discussione avvenuta.
Lui sorride a sua volta, prima di prendergli il viso tra le mani e posargli un bacio sulle labbra. "Amore" sussurra contro la sua bocca.
"Te ho comprato la birra que te gusta" mormora Einar mordendogli appena il labbro - lo tira un po' tra i denti, poi lo lascia andare piano. "Ho solo quella en casa y non è champagne - pero mejor que nada" e sorride, che è un po' il suo modo di chiedergli scusa.
"Grazie" risponde Filippo, dandogli ancora un bacio. "Non dovevi però."
Lui sorride posando la fronte contro la sua bocca, che quasi si accartoccia fino a lasciarsi abbracciare - l'ascensore che sale lento. "Mi ha fatto piacere" mormora, evitando di aggiungere che al supermercato è praticamente entrato in incognito: non è ancora abituato ad essere riconosciuto e, quando accade in un momento di vita privata, forse si sente un po' oppresso, senza via d'uscita - in trappola. Chissà come ha fatto Filippo ad abituarsi a tutto quello e a conviverci (quasi) senza darci peso?
Il cantautore lo stringe a sé, gli dà un bacio sulla testa alzandosi un po' sulle punte, poi sospira. "Mi sei mancato, sai? Non vedo l'ora di avere un po' di tempo libero."
Einar chiude gli occhi e inspira il suo profumo - lascia che quelle parole gli scivolino dentro, che lo scaldino. "Anch'io" risponde, che si sente in debito col proprio corpo, quasi lo stesse lasciando andare avanti da solo per inerzia. Ha bisogno di dormire, di riposarsi, di stare con Filippo che - "Anche tu" dice. Anche tu mi sei mancato. E quasi gli dispiace aver passato l'ultima volta insieme a litigare come due stupidi.
E quello gli afferra ancora una volta il viso tra le mani, dolcemente, posando la bocca sulla sua - gli è mancato immensamente, sul serio.
È il ding dell'ascensore ad interrompere quel bacio lento, assonnato come loro due. Ad Einar viene in mente quella volta dopo Sanremo, al Residence, quando quasi si erano addormentati abbracciati in ascensore. Adesso prende la mano del cantautore e lo guida per il piccolo pianerottolo - indica una porta sulla destra. "Eccoci" dice, poi infila le chiavi nella toppa - si volta a guardare Filippo, come quella volta a La Habana, quando ebbe paura di mostrargli l'appartamentino, umile e mal arredato, piccolo e pure umido. "Non es niente de especial" premette.
"Dici sempre così" lo prende un po' in giro il cantautore, dandogli un bacio sull'orecchio.
"Ay - lo sé" sorride ritraendosi appena sotto quel bacino che gli ha fatto il solletico - apre la porta e fa passare per primo Filippo. Il corridoio è breve (un ripostiglio su un lato) e si apre sia sul salottino sia sulla cucina, che sono uniti in un piccolo open space. Sulla sinistra il bagno, la camera da letto e poi un piccolo balcone: seppur piccola, è una casa luminosa, ristrutturata da poco e ad Einar piace, lo fa sentire bene.
Anche a Filippo piace, ma ammetterlo non gli fa mandar via il pensiero che avrebbero potuto vivere tranquillamente insieme. Sa quanto l'indipendenza sia importante per Einar, ma allo stesso tempo vorrebbe poter avere la possibilità di condividere la quotidianità con lui.
"Mi piace" dice soltanto.
Mi piace - Einar cerca di non far notare quanto quella risposta lo abbia deluso, quanto gli abbia fatto sentire freddo nonostante sia piena estate. Prova a non farsi buttare giù dall'entusiasmo inesistente del cantautore e gli prende la mano - stringe appena le dita attorno alle sue. Apre la porta finestra e conduce Filippo con sé sul balconcino.
"Mira - se vede tu casa" fa piano ed indica verso una direzione, attraverso i tetti e le strade della città. Troppo orgoglioso per ammettere che poter vedere casa di Filippo dalla propria finestra lo fa sentire rassicurato.
Il cantautore mette su un sorriso, giusto per partecipare a quell'entusiasmo, ma proprio non riesce a provarlo. Si sarebbe ripetuto se gli avesse detto che, con le loro carriere, non convivere voleva dire non vedersi quasi mai? Proprio come gli ha detto quando Einar gliel'ha confessato. Gli aveva ripetuto quanto sarebbe stato pesante dover contrattare per decidere da chi stare quel giorno, rinunciare a condividere un po' di cose. Un po' troppe, per i suoi gusti.
"Certo che è davvero luminoso" commenta, mentre sente il calore di un raggio riscaldargli il viso.
"Vero? Me ricorda Cuba" ammette Einar attirandolo a sé e posando le mani sui suoi fianchi. Lo sa, lo sente quanto a Filippo non vada giù quella situazione, quelle due case separate, soprattutto dopo che il cantautore gli ha consegnato le chiavi del proprio appartamento dicendogli di andare e venire come più desiderava. Ma Filippo non capisce, non capisce quanto sia importante per Einar avere un proprio posto, essere riuscito a conquistarsi l'affitto di un buco (perché si, quella casa è un buco) coi propri soldi, col proprio impegno: è sempre stato abituato così, a guadagnarsi le cose, a sudarsele.
"Me ricorda la tua villa a La Habana" aggiunge piano per spezzare la linea di pensieri che gli ricordano troppo la discussione dell'ultima volta.
"Mi manca" mormora Filippo, accarezzandogli una guancia. "Era bello svegliarmi con te" confessa, leccandosi le labbra.
Einar lo guarda e si sente un po' attaccato da quella frase buttata lì, quasi per caso. "Il fatto che io abbia preso un appartamento en affitto non significa che non dormiremo ensieme" risponde stringendo le labbra.
Quello alza le spalle. "Non ho detto questo" chiarisce, sospirando un po'.
Il cubano non risponde, si scosta da lui e rientra in casa: si sente stanco, nervoso, frustrato da tutto ed è bastata una minima frase a farlo scattare, a riportare a galla il motivo dell'ultimo litigio. Allora si avvicina al frigo, prende due birre (per il resto il frigo è ancora vuoto), le stappa, poi torna verso Filippo e gliene porge una - il braccio teso e gli occhi posati altrove.
"Toh" fa.
Toh - il cantautore prende un respiro profondo e poi sorride. "Grazie" dice solo, deciso a non dire altro. Poi ci ripensa, non vuole davvero litigare, è stanco dall'ultima volta, dall'ultima discussione. Allora allunga la bottiglia verso il fidanzato. "Brindiamo al tuo appartamento?"
Einar lo fissa. Da una parte vorrebbe piegarsi a quel compromesso, dall'altra urlare: le urla dell'ultima litigata, però, sono ancora troppo impresse nella testa - da che facevano l'amore, da sdraiati sul letto in pieno post orgasmo, a che Einar si stava rivestendo di fretta e furia per andarsene fumante di rabbia. "Sì, se vuoi" mormora in risposta, ma non lo dice con aggressività o sarcasmo. Lo dice con piena stanchezza.
Quello fa scontrare piano le due bottiglie e poi alza la propria a mo' di saluto. "Al tuo nuovo appartamento" fa, un piccolo sorriso sulle labbra. "E a te."
"Rimani qui" gli risponde lui di getto, dimentico della birra, esasperato dal clima teso - vuole spezzarlo, romperlo, ricomporlo e renderlo sereno. "Rimani qui estanotte y basta" e fa un passo in avanti diminuendo quella stupida distanza tra loro. "Es la primera noche en esta casa - voglio passarla con te" continua agganciando lo sguardo al suo. "Rimani."
Filippo gli circonda un fianco col braccio libero e gli bacia il mento - poi le labbra. È un tacito assenso il suo, che è troppo contento per poter parlare.
"Ci facciamo arrivare la cena y domattina la colazione" continua Einar col viso adesso nascosto contro la sua spalla, lo stomaco stretto in una morsa fastidiosa - ha quasi paura di perdere Filippo e quel mezzo abbraccio lo sta facendo ondeggiare pericolosamente tra la tristezza e qualcosa che non riesce a comprendere. "Anche el sushi, se vuoi" sussurra, che è un po' il suo modo per dirgli che va bene tutto, che è anche disposto a mangiare sushi - basta che tu rimanga.
"Ordiniamo messicano?" chiede lui. "Oppure a quel localino cubano" dice, baciandogli una tempia.
Einar si lascia andare contro quel bacio, quasi si sentisse sollevato e, nel frattempo, senza più alcuna forza - chiude gli occhi. "Dove vuoi tu" sussurra e, con le mani, si aggrappa meglio a lui, quasi pensasse di poter cadere da un momento all'altro.
Filippo lo bacia sulle labbra, piano piano, leggero leggero, poi sorride - stavolta per davvero. "Ti amo" mormora.
E quello sorride, adesso, con gli occhi che si riempiono immediatamente di una nuova luce - lo bacia con più forza, uno schiocco forte sulla bocca. "Ven -" dice prendendolo di nuovo per mano "- te mostro la camera da letto."
Il cantautore si lascia portare in camera, improvvisamente di buon umore ora che anche l'altro lo è per davvero. "Sono curiosissimo."
Einar lo guida di nuovo dentro casa e, una volta sulla soglia della stanza, allarga il braccio ed emette un buffo tadan con mezzo saltello - il cambio d'umore repentino, che sono bastati un ti amo ed un bacio per fargli mettere da parte la frustrazione. Ora indica l'armadio bianco con lo specchio sulle ante, poi il letto matrimoniale dal design moderno, le pareti di un azzurro tenue, una scrivania sotto la finestra ed una poltroncina nell'angolo della camera. "Che ne dici?" fa, voltando nuovamente il viso verso quello di Filippo.
"Non so cosa, ma c'è qualcosa che mi piace molto" scherza lui, guardando lo specchio giusto di fronte a letto - ride un po' e gli dà ancora un bacio. "Il materasso è comodo?"
Il cubano lo afferra per i fianchi e lo solleva, quasi mettendoselo in spalla. Ride (sapeva che avrebbe notato lo specchio) mentre gli allaccia per bene le braccia alla vita per non farlo cadere - le ore passate in palestra per sfogare lo stress gli sono decisamente servite. "Lo proviamo?" chiede facendo mezzo giro su se stesso e dando le spalle al letto.
Filippo si lascia scappare un gridolino sorpreso che lo fa imbarazzare per un lungo secondo. Ride subito dopo, osservando il letto da sopra la spalla dell'altro. "Dio, sì."
E quello si lancia, si lancia all'indietro ed atterra sul materasso tenendo ancora Filippo stretto a sé - gli dà un morso sul fianco, lì dove la maglietta si è arricciata scoprendo la pelle chiara.
Il cantautore continua a ridere, incastrando le dita di una mano tra i capelli dell'altro. "Caraculo."
"Cállate papi" lo rimbecca Einar divertito tirandolo giù per i fianchi e facendolo scivolare verso di sé - viso a viso e lui che gli morde la guancia. "Ay - ciao."
"Ciao" risponde lui, mordendogli poi piano un labbro. "Non voglio più litigare" sussurra, mettendosi meglio su di lui. "Nemmeno per un attimo. Non con te."
Il cubano lascia andare un sorriso in risposta, le mani che scivolano sulla sua pelle, ad accarezzargli la schiena e poi i fianchi lentamente. "Ci vediamo così poco" aggiunge, quasi a dare un'altra motivazione per la quale non litigare più inutilmente - piega le gambe, poi le divarica per lasciare che Filippo aderisca meglio a lui.
"Pochissimo" conferma quell'altro. "Ma tra poco finiamo gli instore" gli ricorda, provando ad essere positivo. "Avremo molto più tempo."
"Sì" mormora Einar socchiudendo un po' gli occhi - gli bruciano da quanto si sente stanco. D'un tratto gli balena in testa che non ha ancora avuto modo di dirgli che - "Me hanno chiamato al Battiti live" sgancia la bomba (un morso sulla bocca) e non riesce a contenere un sorriso più grande, che sa bene che si tratta della stessa serata alla quale parteciperà Irama. "L'ho saputo oggi."
"Davvero?" sorride il cantautore. "Pensa se capitiamo nella stessa data - Dio, sarebbe bellissimo."
E quello lo guarda con un sorrisetto obliquo - indovina?, sembra dire con lo sguardo.
Filippo lo bacia ancora una volta. "Sul serio?"
"Sì" conferma, scivolando sdraiato su un fianco ad un soffio dal viso di Filippo - stende il braccio e ci appoggia la testa, gli occhi posati sul ragazzo. "A Treni."
L'altro sorride divertito e gli bacia il naso. "A Treni? La città vicina a Beri?" scherza, tornando ad accarezzargli il viso.
Einar lo guarda ed annuisce convinto, poi aggrotta la fronte. "Espera - estás tomándome el pelo" sbuffa tirandogli una ciocca di capelli, il dito indice incastrato in un ricciolino - tirargli i capelli gli ricorda Cuba, gli ricorda quando si indispettiva, gli ricorda quando raggiungeva il piacere e si aggrappava a lui.
Il cantautore si morde un labbro, arricciando poi il naso. "Si dice Trani, amore. Con la a" lo corregge, poi un pensiero gli attraversa la testa e si ritrova a sorridere. "Sono anche io a Trani, se non ricordo male."
"Caraculo - lo sé" fa lui. "Es por eso qué te lo estoy diciendo" chiarisce leccandogli la guancia e facendosi un po' più vicino - si spinge un po' contro il suo corpo, contro il suo calore. "È lo stesso giorno."
Filippo sorride felice e gli dà un bacio, provando a farlo avvicinare un po' di più. "Chiunque lo abbia deciso, merita un premio" sussurra.
"Sì - escopiamo sul palco?" e Einar gli morde la bocca lasciando andare un piccolo sospiro alla sola fantasia di fare l'amore con lui su un palco: loro due, la musica, l'amore, il sesso - l'unione di tutto ciò che è importante per loro. Joder, sarebbe tanto romantico quanto eccitante, pensa il cubano, un altro sospiro che gli chiude la bocca dello stomaco.
L'altro prende un respiro profondo, perso nell'immagine che l'altro gli ha piazzato in testa: prima o poi, pensa, poi scuote il capo e torna a baciarlo.
Einar sospira lentamente dentro al bacio - geme tendendo ogni muscolo e premendosi meglio contro Filippo. "Le luci puntate su di noi, la gente..."
Filippo sospira appena, mentre quasi rotola ora che tenta di mettersi ancora una volta sull'altro - spalmato su di lui. "La musica in sottofondo..." mormora.
Quello geme inarcando la schiena e posando una scia di baci sul suo viso, poi giù per la gola - succhia una porzione di pelle fino ad arrossarla. "I tuoi sospiri quando ti tocco" continua ad elencare, la mano che scende fino al sedere, che si insinua sotto la stoffa dei jeans - stringe la presa sulla sua natica ed è lui a gemere ancora una volta, adesso più forte.
Il cantautore geme piano, quasi contemporaneamente, poi gli morde piano la bocca.
"Ay - proprio così" sussurra Einar contro le sue labbra - dà un colpetto in avanti col bacino, le gambe che si spingono contro le sue, a scivolare dentro ad un altro lento sospiro. "Y la nostra musica, papi" continua, con la mente sono entrambi già su quel palco, avvinghiati. "Tú y yo que cantamos juntos..." fa, la voce bassa e quasi roca - oh, ecco: forse dovrebbe cambiare qualcosa delle le strofe che ha buttato giù ieri notte.
Insieme, sì. Insieme come ai concerti - Filippo sospira ed inarca un po' il collo, mentre la mente corre all'ultima parola. Quand'è che ha il prossimo concerto? Domani ha le prove, quindi - dopodomani? Sì, dopodomani - no. Dopodomani provano sul luogo e poi il giorno dopo c'è il concerto. Sì, tra due giorni.
Che poi, si sta dicendo invece Einar, se invertissi quelle due strofe, forse potrei - e geme lentamente, portando le dita sui fianchi del cantautore per arricciare la maglia ed iniziare a togliergliela. Lo fa, lo fa e comincia a baciare ogni lembo di pelle scoperta dell'altro, gli occhi socchiusi - quand'è che deve consegnare il testo, più? In breve, troppo in breve. Tempistiche strette. Adesso morde la spalla del fidanzato, quasi volesse tornare a concentrarsi sulla concretezza del suo corpo: il suo profumo, il suo sapore, il suo calore.
Ah, il gemito che il cantautore si lascia scappare è basso e lento. Vorrebbe tanto fare l'amore con lui, ma tutto d'un tratto non riesce a pensare ad altro che al lavoro. Sospira un po', riprendendo a baciarlo. Ma Einar quasi non si accorge di quel bacio, la mente va altrove, lo stomaco si riempie di ansia - joder, quando era a Cuba tutta quell'ansia nemmeno sapeva di averla. Stringe gli occhi, manda giù un respiro pesante: c'è Filippo su di lui, i suoi baci lenti, il suo viso teso di pensieri, i movimenti quasi segmentati, spezzati dalla tensione. Ci sono loro che non si vedono da troppo. E poi c'è lui che non riesce a concentrarsi, a sentire il cantautore contro di sé, che ci sono anche quei pensieri addosso che - mastica un'imprecazione colorita nella propria lingua, gli occhi blu ormai aperti e la libido spezzata.
"Non ci riesco."
L'altro sospira, a metà tra il sollevato e lo stanco, e gli sorride appena. "Già, neanche io" ammette.
Il cubano si lascia scivolare su un fianco sistemandosi in modo da poter guardare Filippo negli occhi - con il polpastrello gli percorre la linea che dal mezzo della fronte scende giù, fino alla punta del naso, poi sulle labbra. "A che cosa pensi?" sussurra stancamente - è così stanco che non riesce nemmeno a sentire l'orgoglio ammaccato per quel che è appena successo.
"Il tour, le prossime date, le cose da fare per le esibizioni" risponde, baciandogli il dito. "Tu?"
"L'album" mormora Einar con un sospiro pesante. "Le tempistiche - tengo poco tiempo."
Filippo gli posa un bacio sulla guancia e si stiracchia un po'. "Il lavoro ci uccide."
"Sarà siempre così?" mormora quello. "Discussioni inutili, niente sexo y solo lavoro?"
"No" fa Filippo, sperando di avere ragione. "No, siamo solo stanchi oggi."
"Non estai convinto" sussurra Einar, mentre sente un brivido di freddo scivolargli giù per la schiena (anche se è luglio, sì, ma non è abbastanza caldo) e gli si fa più vicino, la fronte nascosta nell'incavo della sua spalla - il calore di Filippo lo inonda piacevolmente.
"Io ti amo e ti voglio" mormora in risposta, stringendolo a sé. "Sono solo stanco ed un po' stressato."
Il cubano si volta un po' a pancia su, un sorriso che riaffiora sulla bocca a quelle parole - io ti amo e ti voglio. Sono solo stanchi, è solo stanchezza - può accadere, no? Ecco.
"Raccontami del tuo ultimo concerto, amore" fa, allora, mordendogli piano il mento.
Filippo sorride piano. "Sai, è stato una figata."
"Sì?" continua Einar, che vuole ascoltarlo ancora, vuole sentire di più sui concerti di Irama - Filippo, quando parla di musica, si illumina e diventa ancora più bello. Ed Einar vuole ascoltarlo parlare di musica per sempre.
"Sai com'è, no? Cantare per un pubblico, sentirli cantare con te" dice. "Meraviglioso, no? È tutto quello che ho sempre sognato."
E quello lo bacia, lo bacia lentamente posando la mano sulla sua guancia - chiude gli occhi. Tu sei meraviglioso, vorrebbe dire, invece l'ansia intercetta quel pensiero. "Forse lo saprò realmente - un giorno."
Filippo lo bacia. "Lo saprai, amore. Ed io sarò lì con te."
Einar lascia cadere il silenzio per qualche attimo, le labbra premute contro quelle dell'altro. Silenzio, rassicurazione, stanchezza. "Ordiniamo tanta sangria?" domanda quasi a caso.
"Dio, sì. Ho una voglia matta di sangria" fa, come se lo avesse appena proposto lui. Ride un po' e gli morde un labbro.
"Y tanta roba piccante" continua il cubano - gli lecca la bocca in rimando. "Piccantissima."
Quello lo bacia ancora e poi sospira. "Tra poco ordiniamo."
"Ti va de leggere un testo?" gli chiede Einar a bruciapelo. Fa discorsi random, quasi senza un filo logico, che è la stanchezza che sente addosso - anche le palpebre sono pesanti, ma l'opinione di Filippo è fondamentale.
Il cantautore annuisce. "Certo. Tutto quello che vuoi" dice, anche perché fondamentalmente è curioso di leggere quello che l'altro scrive.
Lui allunga la mano fino a cercare il cellulare che ha lasciato nella tasca del jeans (rigorosamente lunghi) ed alza un po' il bacino per afferrarlo - eccolo. Sblocca lo schermo ignorando alcuni messaggi (legge di sfuggita un Certo che vengo a vedere la nuova casa, pequeñito) e tutte le notifiche (su Instagram un tale eiram_life lo ha taggato in una foto), poi apre le note dove, per comodità, a volte scrive le strofe che gli vengono in mente. Io non ci avevo piensato mai al successo / avevo un lavoro y una normalità / adesso la gente me ferma por estrada o seduto en un bar, è annotato sul telefono, una strofa per riga. E ancora cerco un posto dentro me dove tornare bambino / dove non sono davvero nessuno / ma sono importante solo por te / como quando non estai ma io te sento vicino - si sistema meglio a pancia su, tra le braccia di Filippo. Lo lascia leggere ed attende in silenzio che finisca, che arrivi fino in fondo al testo - forse deve fare delle aggiunte, però una buona parte è già scritta.
Filippo legge tutto il testo, poi lo legge di nuovo e corregge l'itañol - sorride un po' e bacia il fidanzato d'impeto, senza lasciargli tempo per respirare. "È bellissimo" sussurra.
Oh - quello gli si aggrappa addosso e lascia andare un sorriso. "Dici? Non es - no sé, banale?" domanda, poi, anche se non è sicuro di poter accostare l'aggettivo banale a suo padre - che sì, la canzone è per lui - dato che suo papà non è mai stato un uomo banale. Tutt'altro.
Il cantautore gli accarezza i capelli e scuote il capo. "No, no. Non è banale, quello che senti non è mai banale."
Einar si umetta le labbra, si riempie di quell'ultima frase - prende un respiro profondo fino a gonfiare la pancia. Poi intona un pezzetto del testo: lo fa improvvisando, la melodia che gli viene su dal cuore - "Se chiudo gli occhi mi riconosco" fa piano, gli occhi socchiusi e la mano posata sullo stomaco. "Non è cambiato nulla porque te sento qui accanto - che te incazzi y me sorridi..."
Filippo gli bacia una tempia e lo ascolta canticchiare con un sorriso leggero sulle labbra. "Sì, così mi piace."
Quello continua per un po', attacca una strofa all'altra provando ad intonarle in più modi, cambiando di tanto in tanto - accelerando, poi rallentando. Quando pare (apparentemente) soddisfatto, prende un altro respirone. "Sì. Forse potrebbe andare."
L'altro lo bacia ancora, ma sulle labbra. "Voglio essere il primo a sentirla, quando la finirai" mormora.
"El primero? Ay - no sé" scherza Einar tirandogli il labbro inferiore tra i denti - sospira appena appena.
"Scommetto che la farai ascoltare prima a Joele" lo prende un po' in giro, baciandolo ancora.
"Celosía, celosía canaglia" gli canticchia quello contro la bocca, un sorrisetto che la sa lunga - è tanto impegnato a scherzare (e a baciarlo) che non si accorge di aver sbagliato testo, che è la nostalgia e non la gelosia. E non si accorge nemmeno del cellulare di Filippo che inizia a vibrare insistentemente.
Filippo non si rende conto neppure dell'errore, troppo intento a baciarlo ancora e ancora, finché la vibrazione del telefono non diventa fastidiosa. "Scusa" dice, contro le sue labbra e si contorce un po' per prendere il cellulare dalla tasca. "È Lori" lo informa, poi risponde.
"Bro" fa Lorenzo appena sente la voce di Filippo - Einar si stacca controvoglia dalla bocca del cantautore, poi struscia un po' il naso contro il suo collo.
Il cantautore gli accarezza la testa. "Come va? Dimmi tutto" risponde, leccandosi le labbra - sono probabilmente un po' gonfie.
"Ho bisogno di te - ti offro pizza e birra" dice quello, che deve consegnare un lavoro domattina e vuole l'opinione di Filippo. "Passi a casa? Da me, dico."
"Ora non posso" dice, giocherellando con le dita della mano libera con i ricci del fidanzato. "Passo più tardi o stasera e mi dici tutto. Se è urgente, però, vengo subito."
"Un po'" fa quello, che è uno freddo e razionale ma quando si tratta di lavoro tende ad agitarsi un po'. "Sei in studio?" gli chiede ancora, Einar che nel frattempo quasi fa le fusa sotto quelle carezze. "Vengo lì."
"No, sono da Einar" fa Filippo, un po' preoccupato dal tono dell'amico. "Se vuoi venire, ti mando l'indirizzo e..."
Il cubano aggrotta la fronte a quella proposta - arriccia il naso. Venire lì? Ma anche no.
"Ah, ecco - sei da Einar" risponde invece il fotografo, il tono quasi laconico ed una smorfia disegnata sulla bocca - fortunatamente Filippo non può vederla.
Quello dà un bacio sulla testa del fidanzato e sorride. "Allora? Vuoi venire?" chiede.
"No" è la risposta secca di Lorenzo - lascia cadere qualche secondo di pesante silenzio. "Vieni tu dopo, quando hai finito di fare - va beh, le tue cose."
Filippo si lascia scappare un suono d'assenso. "Allora ci vediamo dopo, bro."
"Sì, certo - 'bro' un cazzo" lo rimbecca quello chiudendo subito dopo telefonata, scazzato. Quella brusca interruzione fa roteare gli occhi ad Einar: certo che Lorenzo è sempre un simpaticone...
"Ahia" butta fuori il cantautore, rimettendo il cellulare in tasca. "Sì è incazzato."
"Estrano" risponde Einar con uno sbuffo sarcastico. "Está siempre così rilassato quando c'entro yo en qualcosa."
Filippo lo guarda per un attimo, osservando le labbra piegate in giù e la fronte aggrottata dell'altro. Si allunga a baciargli il naso e poi rotola un po' fino a finire disteso su Einar. "Non pensiamoci ora."
"No, non piensiamoci" è d'accordo lui, le mani che scivolano ad esplorare il corpo del cantautore - solo per qualche attimo, però. "È che - joder, gli sto proprio sul cazzo!" sbotta, che no, non riesce ad impedirsi di buttarlo fuori. Sono mesi che Lorenzo si comporta così con lui ed è giusto giusto un po' fastidioso - non gli ha fatto niente, dopotutto.
"È solo perché non ti conosce abbastanza " fa, accarezzandogli il viso. "E si preoccupa per me."
"Claro" fa Einar, ancora il velo di sarcasmo - si scosta appena dalla carezza. "Porque è risaputo che yo sono un estronso, no?" e lascia andare uno sbuffo. "Y poi tu sei el mio ragazzo, non el suo" conclude - adesso il velo di sarcasmo è diventato una vaga gelosia.
"Però" comincia, sperando di calmarlo. "Se non fosse stato per Lorenzo non ci saremmo conosciuti."
"Ah - escusa, allora devo pure dirgli gracias" ribatte il cubano, di nuovo il sarcasmo - adesso pungente. "La primera vez que lo veo se lo digo."
Filippo stringe le labbra, poi sospira profondamente, cercando di non lasciarsi irritare dal sarcasmo dell'altro. Gli bacia una guancia e gli passa le mani tra i capelli, stendendo si meglio su di lui. "Sei carino, sai?"
Einar lo fissa negli occhi, valutando quel sei carino - morde la bocca di Filippo e gli tira una ciocca di capelli. "Caraculo" lo apostrofa, poi ancora un morso, adesso sul labbro inferiore. "Muy caraculo."
Il cantautore sorride divertito. "Però mi ami. Mi amo tanto."
Quello divarica le gambe e poi le preme sui suoi fianchi fino a bloccargli i movimenti - dà un colpo di reni ed inverte le posizioni quasi con facilità. Adesso afferra i polsi di Filippo e gli blocca anche quelli - nessuna via d'uscita ed Einar seduto su di lui con un sorrisetto. "Abbastanza" dice annuendo. "Abbastanza da tradurte el menù del restaurante mexicano - un'altra volta" scherza, che Filippo, con lo spagnolo, è quasi un caso perso.
"Come sei buono con me" risponde Filippo, facendogli la linguaccia. "Così magnanimo."
Ed Einar gli morde di nuovo la bocca quasi tuffandosi col viso su di lui - gli dà un bacio di quelli profondi, caldi, calienti.
"Y non è così che se fa?" chiede ad un soffio dalla sua bocca - il suo sapore tra le labbra. "Con los niños como tú, dico."
Poi ride.

Champagne || EiramDove le storie prendono vita. Scoprilo ora