CHAMPAGNEDue
Ti aiuto a spogliarti?
Agosto
Wow. Einar è sicuro di non aver mai mangiato qualcosa di così buono come questo kebab: subito è stato restio, gli è parso un'accozzaglia di robaccia, piena di salse e per di più con delle patatine fritte che - oh. Chi avrebbe mai detto che delle patatine potessero rendere qualcosa tanto sublime?
Seduto a cavalcioni di un muretto, nella notte deserta della periferia milanese, Einar mastica l'ultimo pezzo - si ficca la patatina in bocca e poi fa un sospirone. Joder. Quanto cazzo è buono? Praticamente non ha fiatato per tutto il tempo: ha ascoltato Filippo parlare, lo ha guardato e, nel frattempo, ha divorato quella fottutissima accozzaglia di roba arrotolata in una piadina. Adesso si lascia scappare anche una risatina, la mano ad accarezzarsi lo stomaco. Wow.
"Buono, vero?" fa Filippo con un sorriso fiero sulla bocca, poi manda giù l'ultimo boccone e gli passa la bottiglia di birra che stanno dividendo.
"Joder" ride quello e poi prende un lungo sorso di birra - gliela dà indietro, con quel sorriso soddisfatto. C'è il telefono che gli vibra ancora una volta in tasca e lui cerca di nascondere uno sbuffo: lo tira fuori e guarda lo schermo che segna i messaggi in arrivo e - ah. Cazzo.
"È tardissimo" dice, ma lo dice ridendo, che nemmeno si è accorto che a breve albeggerà - hanno parlato così tanto, perdendosi insieme nei ricordi e nei discorsi più disparati che ha perso la cognizione del tempo.
Il cantautore lo guarda confuso, poi controlla l'orario e scoppia a ridere. "Cazzo, il mio amico mi ammazza." fa, buttando giù un po' di birra. "Dovrò trovare un modo per farmi perdonare."
"Amico, eh?" lo prende in giro quello stiracchiandosi un po'.
L'altro gli pizzica una gamba. "Che schifo, ti prego." esclama con la faccia disgustata. "È praticamente mio fratello."
Einar gli dà un calcetto e scuote la testa divertito che: "Poi me dirai quanti te sei portato a letto, ma -" salta giù dal muretto e si scrolla la giacca per far cadere le briciole "- ora mi dici cómo se arriva alla estazione?"
"Stazione?" ripete lui, scendendo. "Ma che stazione. Ti accompagno io." dice, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
Quello si tira su il colletto della giacca e sorride appena. "No, devo - estarai stanco e devo andare fino a Brescia e -" scrolla un po' le spalle.
Brescia. "Non è un problema, dai, ti accompagno sul serio." lo rassicura.
Einar allunga la mano e gli accarezza la nuca, le dita a scivolare piano tra i suoi capelli - sorride. "Grazie" fa, gli occhi posati nei suoi, poi distoglie un po' lo sguardo. "Se metti su Nera so anche cantarla" scherza allora.
Filippo si allunga a baciargli la guancia e annuisce. "Va bene, sentiamo un po' se la sai tutta."
Ed Einar vorrebbe davvero cantarla, ma appena sale in macchina su di lui scende tutta la stanchezza della giornata, tutte le ore in piedi a camminare da una parte all'altra della sala, tutte le emozioni delle ultime ore e - beh, anche il suo stomaco pieno non è molto d'aiuto: appoggia la tempia al finestrino, allunga la mano su quella di Filippo, adesso ferma sul cambio. E ci mette un attimo, un solo attimo, a crollare addormentato.
Non appena l'altro se ne accorge sorride e segue l'itinerario dato dal navigatore in completo silenzio - la sua mente, però, continua a far rumore. Brescia vuol dire il suo ex ragazzo, pensa, ed ex ragazzo vuol dire che probabilmente non è più così ex.
Il cubano dorme come fosse nel letto più comodo del mondo, come se non dormisse da così tanto tempo: non sente niente, né la musica bassa in sottofondo, né il rumore del motore o la strada che scorre sotto di loro. Dorme e forse sogna anche, sogna Cuba, la Cava di Saturno - sogna loro due che fanno l'amore, persi uno dentro l'altro.
Sono arrivati sotto casa di Einar da cinque minuti, ma Filippo ha preferito non svegliarlo subito: è così bello mentre dorme che fatica ad avere il coraggio di svegliarlo. Prende un respiro profondo e si allunga per accarezzargli il viso e posargli un bacio sulla tempia, ignorando la domanda che lo tormenta da tutto il viaggio e che non gli farà (Perché non mi hai mai cercato da quando sei in Italia?).
"Ein, siamo arrivati." mormora.
Quello schiude appena le labbra, alza la mano per posarla sul suo polso, anche se gli pare che tutto sia così tanto pesante, compreso il suo corpo, impastato di stanchezza- "Oh. Sei tu" fa piano, un sorriso che gli si disegna sulle labbra. "Ti estavo sognando" si lascia scappare, ancora immerso in quel sonno confuso.
Ed il sorriso del cantautore si fa più grande, più sincero. "Davvero? Cosa facevo?" chiede, baciandogli ancora la guancia calda.
"Estavi con me. Ci eravamo persi en la Cava de Saturno" spiega Einar, le dita che vanno ad intrecciarsi alle sue ed il respiro lento, regolare - forse ancora addormentato. "Lo sai da solo, cosa estavamo facendo..." fa cadere lì.
Quello si morde un labbro e gli tira un po' i capelli, appoggiando la fronte contro la sua. "Quella volta, è stato..." lo ricorda ancora il modo in cui il cuore gli batteva forte in petto e - si schiarisce la gola.
"Sì" sorride lui, gli accarezza la nuca e poi si stacca lentamente. Lo sai perché sono a Brescia, vorrebbe dire, e sente il bisogno di essere chiaro, di dirlo a voce alta, di renderlo esplicito. Eppure, ciò di cui più gli importa è altro. "Vorrei rivederti."
Filippo allunga la mano e lo guarda. "Dammi il telefono."
Quello si infila la mano in tasca (slitta via le notifiche le notifiche dei messaggi arrivati) e prende il cellulare - glielo porge. "Te fai una foto sexy?" scherza.
Lui ride e chiama il proprio numero, prima di salvarlo in rubrica (Feli). "Potrei, ma a Jonathan non piacerebbe, no?" dice, dandogli indietro il telefono.
"Joele" lo corregge Einar divertito - sfiora la sua mano e gli tira i capelli con un sorrisetto.
"Oh, Joele." ripete Filippo e gli dà un bacio sulla mano. "Vivi con lui, allora?"
"Sì" fa, gli occhi nei suoi ed un accenno di sorriso. "Noi - pues, ci siamo riavvicinati. Mi ha ayudado molto i primi tempi, che - anche economicamente, sai" spiega, che forse un po' si vergogna di dirglielo - abbassa appena lo sguardo.
Sono tornati insieme traduce il cervello del ventiduenne e lui annuisce, accarezzandogli una guancia. "Ne sono felice, ne parlavi così bene e mi sembrava -" deglutisce. "- che provassi dell'affetto vero per lui e, sì, è bello che siate tornati insieme." fa, leccandosi le labbra.
Quello scrolla un po' le spalle e posa la fronte di nuovo contro la sua, un respiro lento che scivola via dalla bocca: vorrebbe baciarlo, lui vorrebbe - "Vediamoci presto" risponde invece.
"Sì." sospira Filippo, strusciando il naso contro il suo. "Ci sentiamo." quanto gli manca baciarlo, ora che può guardare di nuovo la sua bocca.
"Sì" fa a sua volta il cubano, gli sfiora la guancia con un bacio. "Sì. Sì' continua a ripetere e quasi non vorrebbe scendere da quella macchina, sebbene fuori stia ormai albeggiando.
Il cantautore gli prende il viso tra le mani e fa per baciarlo, ma poi devia agli angoli della bocca. "Ciao, Ein." lo saluta.
E quello chiude gli occhi per un attimo, il cuore che batte così forte che gli fischiano le orecchie. "Ciao Feli, buona - escrivimi, quando estarai a casa" sorride un po' e poi, con nemmeno sa lui quanta forza impiegata, scende dall'auto - le mani in tasca e via, apre il portone e sparisce alla sua vista.
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Champagne || Eiram
FanfictionCONCLUSA - Eiram | Sequel di Cubalibre | 2018 ed Einar vede la sua realtà sgretolarsi e la sua leggerezza andare via. Ma Milano è diversa da Cuba, la vita è diversa - anche Filippo ed Einar sono diversi, adesso. In un viaggio tra flûte di champagne...