Capitolo 7

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Mi svegliai e accendendo il cellulare trovai 135 messaggi da quello stupido gruppo, dovrei mutarlo. Scendendo di sotto trovai Oliver al telefono fumando, aveva un cipiglio strano in volto, celato dai capelli che gli ricadevano quasi sugli occhi, sembrava uno sguardo frustrato (quasi quanto me che scrivo... Okay mi tolgo dalla storia, continuo a narrare, non vi importa niente di me). Avevo paura che lanciasse ancora il telefono contro la parete ma trovai che mi aveva fatto la colazione, la canotta lasciava scoperto le braccia pallide e parte del fisico asciutto.

«Buongiorno» dissi sendendomi e incominciando a mangiare i pancake.

«'giorno, dormito bene alla fine?» chiese spostandosi i capelli da di fronte agli occhi lasciando trapelare i suoi occhi color cielo nuvoloso.

«Si, tu?» chiesi sorridendo.

«Bene... Credo...» era distratto a vedere cosa c'era fuori dalla finestra.

Tolse la sigaretta e la spense nel lavandino andando a chiudere le tende del salotto.

«Oggi pomeriggio non ci saró, torno per cena, spero che Greg...» emise uno sbuffo da far invidia ai tori della corrida «...torna per cena, mi faresti il piacere di chiamarlo?» concluse avvicinandosi a me e sedendosi sul tavolo.

«Chiamalo tu, é tuo marito» risposi ridendo.

«Fai la spiritosa vedo. Proprio perché é mio marito non voglio ucciderlo, non voglio sentire le sue giustificazioni» disse tirandomi la guancia con due dita.

«Ahi, mi fai male» commentai ridendo e spostando il braccio «Va bene, lo faró»

«Grazie per farmi il favore» sorrise dolce spazzolandomi i capelli.

Mi stavo quasi abituando agli atteggiamenti quasi affettuosi di Oliver, alla fine non era un buzzurro asettico tutto il giorno. Preparandomi uscii con la mia salopette di jeans e montai sulla mia "graziella" dirigendomi a scuola e guardandomi intorno. L'ultima cosa che volevo e che mi vedessero uscire da casa mia anche se credo che il famoso segreto non restará tale a lungo conoscendo almeno un minimo della curiositá di Aaron. Sfrecciai per le strade ancora piú veloce del giorno prima, forse dovevo consigliare a Oliver di prendermi una bmx, risultava difficile saltare con questa bici a causa del telaio pesante. Arriva scesi quando la bici era ancora in movimento posizionandola all'apposito parcheggio per le biciclette. Andai dentro recandomi all'armadietto per poi andare fuori, le lezioni iniziavano fra un po', ero arrivata in anticipo, ma non in anticipo del gruppo dei teppisti. Sedendomi al tavolo notai che stavano allegramente discutendo e Arthur mi guardó un po' preoccupato.

«Allora di cosa spettegolate?» chiesi sorridendo.

«Oh, spettegolavamo di te, sinceramente» disse Aaron «Vedendo il viso di tuo padre é stato uno dei giocatori di baseball piú forti under 20 di San Francisco! Forse anche della california» continuó Aaron stupito.

«Oh... Beccata» commentai grattandomi la testa.

«Oh, non del tutto, la residenza sta tipo a Los Angeles, quindi non so ancora dove abiti.» esclamó ridendo.

«Cioé se avesse avuto la nostra etá me lo sarei cuccato subito, guarda qua!» disse April mostrandomi il cellulare

C'era una foto di Greg con la divisa da baseball e con il cappellino dove fuoriscivano un sacco di boccoli color rosso, aveva un sorrisone, uno di quelli larghissimi che ti costringono a chiudere gli occhi, mazza sulle spalle e con una mano che faceva il segno della vittoria. Sembrava cosí giovane, eppure adesso non é poi chissá quanto vecchio.

«Ti assomiglia, hai ripreso tutto a lui» commentó Arthur.

«Ha 27 anni, ha l'etá dei tuoi genitori Arthur! Anche loro hanno deciso di rovinarsi la vita presto» commentó Aaron tirandogli una pacca sulla spalla.

Come se fosse un sognoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora