Capitolo 48 (Christine's POV)

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Dovevano mettere in discussione la tutela dei lavoratori qui in Texas, lavoravo in una tavola calda in nero alla periferia di Austin dove le persone erano troppe occupate con il football per badare all'igiene del posto. Faceva tutto schifo, l'Hotel, dove lavoravo e i dintorni. Ma Abigail affermava che dovevo iniziare da qui per scoprire qualche informazione. Solitamente, secondo le sue ricerche, in questa tavola calda si spaccia e questo perfino uno stupido l'avrebbe potuto notare. Perfino il chiosco dell'Hamburger a qualche metro da qui spacciava un menù che ti aggiungeva anche qualche grammo di cocaina. Tanto chi prenderebbe un hamburger vegano in America, credo proprio nessuno. Stare a lavorare qui mi ha fatto vedere le persone in modo diverso, soltanto ascoltandole. Riuscivo a notare le differenze tra le persone che arrivavano da diverse parti dell'america, quelli di Los Angeles tendevano ad essere quelli che pensavano di più a se stessi, quelli di New York a sembrare più snob. Incominciai a pulire il bancone guardandomi intorno ma purtroppo non trovai niente che poteva ricondurmi a mia madre. Forse era una ricerca inutile da fare, come potevo sperare di trovarla in una metropoli intera? Abigail diceva di non scoraggiarmi, che ce l'avremmo fatta soltanto se restavamo attaccate alla speranza. Questo periodo mi è bastato per conoscere meglio Abigail e in certi aspetti non era tanto diversa da Oliver. Prima la considerava come la gemella più figa di Oliver ma adesso valutavo il fatto che avevano la stessa identica tristezza, quella che si presenta quando li guardi da lontano e noti tutta la frustrazione sul loro viso. In certi aspetti lei sembrava ancora più triste di lui. Naturalmente si stava impegnando molto per aiutarmi nonostante tutto, nonostante il fatto che non sono sua nipote biologica, la sua dedizione era completamente dovuta al suo amore per il fratello. Invidiavo il loro rapporto, io non avevo nessun fratello o sorella, tantomeno un gemello, la cosa che invidiavo di più è il vedere persone profondamente legate ad altre attraverso un legame di sangue. Non che io non fossi legata ai miei amici o ai miei genitori ma c'era qualcosa che mancava, come un vuoto che non potevo colmare, una sensazione che non proverò mai, perché sono incapace di provarla, ma la cosa che fa ancora più male è il fatto che non dipende da me. Non posso cambiare le cose o sistemarle, non è qualcosa che posso risolvere con le mie mani, essere impotente fa schifo, come fa schifo questo bancone. Per fortuna avevo finito il mio turno a lavoro. Presi i soldi che avevo guadagnato e come sempre la metà andavano ad Abigail per pagare Hotel, spesa ecc...

Tornata alla nostra fantastica stanza dell'Hotel accesi la tv per sentire alcune notizie, niente di importante come sempre ma quando non lavoravo e dovevo aspettare Abigail mi annoiavo. Quest'ultima mi aveva proibito di chiamare Greg ed Oliver eppure mi mancavano tantissimo, ero piuttosto triste ma se lei diceva che era la cosa giusta da fare acconsentii. Abigail stava facendo più ritardo del solito quindi mi presi briga di frugare tra le cose di Abigail. Era troppo enigmatica per una persona curiosa come me. Trovai alcuni fogli strani in una cartellina che si trovava in uno scomparto segreto nel suo zaino da viaggio, tra cui in foglio di tipo legale che purtroppo non riuscivo a decifrare, provai a leggere qualcosa e si parlava di una certa figlia quando sentii aprire la porta. Cercai di rimettere apposto tutto di fretta in furia e mi sfuggì un foglio che presi al volo e lo guardai, sembrava una lista. Appena aperta la porta mi girai sorridendo.

«Che fai?» Chiese lei turbata.

«Cercavo il balsamo, ma ho trovato questo foglio» risposi sorridendo porgendoglielo.

Lei prese il foglio e lo guardò mordendosi le labbra per poi spostare lo sguardo su di me. Mi mise i brividi perché era lo stesso identico sguardo di Oliver quando era triste. Poi abbozzò un sorriso triste.

«È una lista di desideri.» Iniziò per poi sedersi sul letto «Un giorno ero così nervosa con i miei e i miei fratelli che... Volevo veramente uccidere tutti quanti, allora Oliver con la sua serietà del cazzo prese un foglio e una matita e mi disse che "crearsi degli obiettivi ti fa sentire meglio e bla bla bla" le sue solite stronzate da sappientino. Allora da quel giorno ogni volta che mi arrabbiavo aggiungevo qualcosa alla lista che dovevo compiere. Tutt'ora lo porto dietro e quando mi arrabbio aggiungo qualcosa.»

Come se fosse un sognoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora