Capitolo 26 (Oliver's POV)

107 6 2
                                    

Guardai Christine furiosa, dopo aver fatto una lezione di vita a mia madre e rivedo me stesso, forse con meno coraggio nello spiaccicarlo in faccia a lei, ma rivedevo comunque me. Jessica mi guardò con uno sguardo strano e strinsi le labbra. Sapevo che lei stava provando dell'astio nei miei confronti, lei perde una madre ed io non faccio nulla per recuperarla. Ma sono stati tutti bravi a giudicarmi dall'esterno senza sapere nulla della mia storia, è piuttosto facile. Christine mi abbracciò e le accarezzai i capelli sospirando.

«Amore, perché non ti tranquillizzi?» le chiesi sussurrandole all'orecchio.

«Non mi calmo, papà, sono furiosa» rispose lei spostandomi e andando di sopra.

Sospirai esasperato e guardai Jessica. Aveva gli occhi stanchi, pallida e teneva le spalle ricurve, aveva gli angoli della bocca rivolti leggermente verso i bassi. La guardai con compassione perché lei mi sorrise tristemente.

«Tua madre è una stronza» disse lei guardandomi con gli occhi lucidi «Hai proprio preso da lei»

La guardai stranito e deglutii mettendomi a braccia conserte. Ho perso il conto di tutte le persone che sia in terapia che in casa non hanno fatto altro che insultarmi e criticarmi. Restai fermo a poca distanza da lei guardandola dritto negli occhi, ero pronto a prendermi le freccette.

«Tutti voi di buona famiglia siete stronzi! Tu non sei un'eccezione» continuò alzandosi e venendomi vicino «Non ti rendi conto di che anni hai fatto passare a Gregory?»

La guardai senza risponderle, chi più di me sapeva quanto ho fatto soffrire Greg quando stavo male ma nessuno gli impediva di non sposarmi o di non starmi accanto.

«Sei un codardo!» esclamò ridendo «Non diverso da quel Trevor, scappi in continuazione dai tuoi problemi, per quanto riguarda l'ospedale, la tua famiglia e chissà che cos'altro. E so che al primo cedimento di Gregory scapperai anche da lui, è così che sei fatto»

La guardai ancora negli occhi senza far trapelare nulla, lei non aveva tutti i torti nel dire che ero un codardo, ma il pensiero che questo possa portarmi a lasciare Greg mi faceva sentire così male. Jessica era solo preoccupata e nervosa, probabilmente non aveva neanche dormito e se la prendeva con me. Lo capivo, ma finché è un mio paziente è un contro, ma se è la sorella di mio marito a criticarmi è senz'altro un'altra storia, perché poteva attaccarmi sul personale.

«E quando scapperai anche da Gregory, sappi che non esiterò a trovare te e tua sorella e farti a pezzi» aggiunse mettendomi un dito sul petto.

Storsi la bocca e la guardai inclinando la testa. Mi ero stufato sinceramente di ricevere tutto questo, da una persona che ho aiutato per anni, in terapia, con una persona che ho aiutato per tutto, economicamente, psicologicamente. Scoppiai a ridere guardandola.

«Chi vuoi fare a pezzi? Lo stai facendo già adesso.» cominciai avvicinandomi a lei facendola indietreggiare «Sono un codardo, si, hai ragione. Ma continua a spiattellarmi in faccia che sono un figlio di puttana, che è capace di fare cose orribili. Potevi intervenire quando il prete chiedeva chi non fosse d'accordo. Potevi evitare di convincere ogni volta tua madre a prendere i miei soldi se proprio ero il meschino figlio di puttana che stai descrivendo. Evitavi di venire in terapia da me, e invece ti sei approfittata di me finché hai potuto.» continuai guardandola rude.

Lei deglutì e le vennero gli occhi lucidi. Chiusi gli occhi sentendomi in colpa, non dovevo fare il suo gioco, dovevo continuare a stare zitto, ma non riuscivo a sentire certe cose dalla bocca di mia suocera, la solare e dolce Jessica, non potevo assolutamente riceverle. So che non sta bene ma so anche che quelle cose in parte le pensava e che era preoccupata che lasciassi Greg da solo. Erano preoccupazioni più che legittime.

Come se fosse un sognoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora