Capitolo 39 - (Oliver's POV)

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Adesso si fa psicologia di base, tutti i problemi partono principalmente da un impatto sociale. Se sei depresso in gran parte è colpa della società che non soddisfa i tuoi bisogni o ti pressa a tal punto da stare male, proprio come sosteneva Durkheim. Ma questa è sociologia, ma parlando di psicologia tutto è condizionato dal nostro primo rapporto sociale, alla nostra nascita ci relazioniamo con i nostri genitori, in particolare con la propria madre. Quel rapporto sociale condizionerà pesantemente il nostro essere, quei cinque anni con i nostri genitori determinano il nostro destino. Ogni problema deriva dalla nostra infanzia e spesso siamo troppo grandi per ricordare e decifrare il vero problema. Ho sempre trovato semplice decifrare le persone, perché è facile dall'esterno scoprire quale rapporto traumatico ha avuto da piccolo, ma con se stessi è difficile, perché siamo egocentrici, ignoriamo e dimentichiamo. Il cervello è programmato per rimuovere gli eventi traumatici, si chiamano sistemi di difesa, ma basta un fattore ambientale per far scatenare tutti i demoni che si hanno dentro. Si parla di psicologia generale, psicologia di base, quella che sai a prescindere, anche se non sei della professione, eppure non ci avevo mai minimamente pensato di sistemare con i miei. L'ultima volta che ero andato a casa loro l'ho vandalizzata e li ho minacciati di denuncia. Adesso mi trovo al parco di fronte al tribunale di Los Angeles a fumare una sigaretta di fronte ad un tavolo da scacchi. Giocare da solo mi aiutava a riflettere, gli scacchi mi avevano sempre affascinato, nonostante fosse un semplice gioco di logica. Andare dallo psicologo mi aveva fatto per lo meno comprendere che dovevo dare una possibilità alla mia famiglia, sentire le loro motivazioni. Spostai il cavallo alla casella b1 e vidi un uomo sedersi di fronte a me e sbottonarsi l'unico bottone del suo soprabito marrone scuro. Alzai lo sguardo ed era Roger Taylor. Immaginabile visto che mi trovo di fronte ad un tribunale, eppure mi sembrava una buffa coincidenza incontrarlo proprio prima che aspettassi che mia madre finisse il suo processo. Roger mi scrutava attraverso i suoi occhiali tondi e maculati, con i suoi occhi azzurri chiaro, i capelli corti e mossi si muovevano scompostamente al vento di quella mattina.

«Hai fatto scacco matto a te stesso, non pensavo fosse possibile» commentò sorridendo.

«Stavo provando... Alcune aperture. Non stavo giocando seriamente, riflettevo» risposi guardandolo e togliendomi gli occhiali.

«Mi sono stufato di incontrarti occasionalmente ogni volta, Dixon» disse risistemando la scacchiera.

«Mi dispiace» replicai assente.

Lui mi guardò per qualche secondo perplesso per poi roteare gli occhi.

«Non è divertente se non mi rispondi a tono, Oliver.» disse sospirando «Torni a Los Angeles per? Qui non è tipo il tuo inferno?»

«Lo stai rendendo tale, grazie Taylor.» risposi spostando un pedone.

«Sai, ho rivisto tuo marito, e pensavo fosse un problema suo, ma a quanto pare è un problema di entrambi. Non faccio psicologia o quelle stronzate che fai tu ma sai, la tua espressione è deprimente» replicò giocando la sua mossa.

«Hai incontrato Greg? E dove?» Chiesi forse con troppa preoccupazione.

«Nel letto di un procuratore. Oh, quella è mia moglie, mi sarò confuso.» rispose sarcasticamente «Era in macchina, stava andando a riprendere Christine, rilassati.»

Sospirai e continuammo a giocare in silenzio per un po'. Roger stava con sua moglie da quando erano piccoli eppure era palese che non le piacesse minimamente, perché preferiva andare a dar fastidio a mia sorella in continuazione, era tutto fin troppo palese eppure l'ha sposata e ci ha fatto due figli, non me lo spiegavo eppure non è tanto diverso da me che dubito di mio marito in tutte le ore del giorno, è come se supponessi che lui non mi amasse, ed io ero pronto ad accettare tale considerazione?

Come se fosse un sognoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora