Capitolo 23 (Oliver's POV)

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Greg era più strano del solito questi ultimi giorni, anche Christine. Mi trovavo in una situazione dove tutti e due avevano lo stesso volto triste o stanco e quando chiedevo qualcosa smentivano tutto, mi stavo iniziando a stufare.

«Va tutto bene?» chiese a Greg che si stava spogliando per andare in doccia.

«Va tutto bene. Continua a leggere, non ti voglio disturbare» rispose sospirando e andando in bagno.

Roteai gli occhi e buttai il libro contro la porta del bagno sbuffando. Greg riaprì la porta facendo capolino dalla stanza e guardando il libro.

«Mi dici cosa c'è che non va oppure userò i miei potenti mezzi di lettura di linguaggio del corpo e provo ad indovinare? Scegli, idiota» bofonchiai guardandolo storto.

«Se lo fai tu va bene, lo faccio io e diventa un problema» ribatté lui nervoso.

«Vai nella doccia, cosa aspetti?» risposi sbuffando e alzandomi dal letto.

Lui rientrò nel bagno ed ero più nervoso di prima. Non aveva tutti i torti a dire che lo facevo sempre io, ma non credo che diventava furioso come me, oppure si? Abigail stava in albergo, sicuramente con quel tale, Porter, e stavo ancora peggio di prima. Christine potevo capirla, oppure no, nessuno mi ha mai invitato ad un ballo a parte Greg, ma non vedevo dove fosse il dramma. Erano le undici e Christine non ancora tornava e ciò mi rendeva ancora più nervoso. Preparai un caffè per colmare la mancanza di sigarette -Christine si divertiva a nascondermi o buttare i pacchetti- ma non serviva a molto visto che ingerivo un eccitante che mi portava forse a fare più uscite esplosive che mi caratterizzano. Bevvi un sorso e andai in ufficio per controllare meglio il mio nuovo caso. Emily mi aveva assicurato che domani avrei avuto un campione di DNA del ragazzo e tutto quello che hanno dei genitori -ormai, morti-, ma il paziente mostrava parametri strani. O il rapporto giornaliero era scritto male -cosa che succede la maggior parte delle volte in istituti- oppure il ragazzo era veramente strano. Mi massaggiai le tempie riflettendo e la mia vista stava peggiorando più velocemente del solito perché tempo mezz'ora e mi incominciava a far male la testa e appannarsi la vista. Sospirai e tirai un pugno sulla scrivania quando sentii la porta aprirsi. Scesi di sotto e trovai Christine con un grosso sorriso stampato in faccia.

«Ehi, papá. Perché sei sveglio a quest'ora?» disse lei ancora sorridendo.

«Perché non voglio vedere tuo padre» risposi avvicinandomi a lei.

La strinsi tra le mie braccia accarezzandole i capelli. Avevo preso l'abitudine ad abbracciarla visto che lei con me era sempre così spigliata per cercare qualsiasi tipo di affetto e so che è un po' inusuale per me ma adoravo stringerla a me o toccarla, mi dava la sensazione che fosse mia, che fosse mia figlia.

«Per fortuna tu ti sei rallegrata» dissi sospirando.

«Papà Greg sta ancora giù di morale?» chiese lei guardandomi.

«Già, e non me ne vuole parlare» risposi accarezzandole il viso.

«Sono sicura che arriverai ad una soluzione, papá, lo fai sempre» cercò di tranquillizzarmi lei «Vado a buttarmi a letto, sono stanca, domani ti racconto della serata, se ti va?» continuò mettendosi leggermente in punta di piedi per baciarmi la guancia.

Le sorrisi e lei salì di sopra. Era ancora così formale nei nostri confronti ma spero che con il tempo si apra a nuove confidenze. Mi aveva gonfiato l'ego la frase "Sono sicura che arriverai ad una soluzione", solo Greg fino ad adesso mi aveva rivolto una frase del genere. Andai sopra in camera e trovai Greg che sottolineava un libro e aveva gli occhiali indosso che erano leggermente più giù del solito, come se stessero per cadere. Con gli occhiali era molto carino, gli davano quell'aria da intellettuale che non era, non in senso negativo, é sempre stato un sempliciotto. Entrai e nemmeno si girò a guardarmi, stava evitando di comunicare con me, essere come me significa che le persone si comportino in modo diverso dalla naturalezza quando stavano male o altro.

Come se fosse un sognoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora