Capitolo 35 (Gregory's POV)

92 6 0
                                    

Se Oliver odiava il mio cercapersone, figurati quanto lo odiavo io quando suonava alle due della mattina nel pieno del mio sonno profondo. Sentii Oliver sbuffare al mio fianco e si mise il cuscino sulle orecchie. Presi il cerca persone e a quanto pare c'era stata una complicanza post operatoria. Sbuffai e mi alzai per vestirmi di fretta. Buttai tutto il necessario nel mio borsone degli "Eagles".

«Stai attento con la macchina» mormorò Oliver girandosi dal lato apposto a quello dove stava prima.

«Tranquillo» risposi scendendo di sotto.

Faceva un freddo esagerato, mi strinsi meglio nella giacca e corsi in garage per entrare in macchina. Dovevo chiedere ad Oliver di fare un'ingresso da dentro casa. Sono quelle piccole cose che fanno la differenza. Sbadigliai e corsi in ospedale più in fretta che potevo. Appena entrato in ospedale diedi il cartellino all'infermiera per andarlo a far timbrare. Andai a mettermi il camice più velocemente che potevo e durante il tragitto in corridoio mi fermò Cody dandomi del caffè.

«Beva, per favore. Ho già preparato il paziente per l'intervento.» disse sorridendo.

A parte i miei pensieri e i miei desideri adulteri, Cody era di aiuto fondamentale per il mio lavoro. Riusciva sempre a facilitarmi le cose in un maniera impressionante. Bevvi velocemente e mi diressi alla sala operatoria ed inizia a lavarmi mani e braccia guardando il signore sul lettino operatorio. Cody mi affiancò a lo guardai attentamente mentre si passava il sapone sulle mani e sulle braccia.

«Ehm... Che complicanza?» chiesi riprendendo l'attenzione.

«Infarto intestinale. Sangue nelle feci, dolori, sospettiamo che sia un'infarto del colon.» disse lui con sguardo preoccupato.

«Spera che sia il colon, perché sennò è morto» commentai entrando e facendomi asciugare le braccia da altri infermieri.

Mi misero la mascherina e tagliai l'addome. Purtroppo per me e per il paziente, parte dell'intestino era in necrosi.

«Dovete chiamare qualcun altro. Da solo non ce la faccio. Dobbiamo recidere l'intestino e riattivare i vasi sanguigni.» affermai cacciando fuori l'intestino dalla cavità addominale.

La fortuna nella sfortuna, ero arrivato in tempo. Non era del tutto in necrosi. Cody teneva il divaricatore e guardava con attenzione. Sapevo che stava facendo degli studi per diventare medico e mi dispiaceva perché come infermiere era di grande utilità, uno dei migliori che abbia mai avuto. 

«Aspiratore per favore, non vedo nulla» dissi accigliandomi.

Cody prese l'aspiratore e si distese leggermente affianco a me per aspirare. Il suo fianco si trovava schiacciato sul mio basso ventre e guardai in aria mordendomi il labbro sotto la mascherina aspettando che finisse. Operare con lui diventava una tortura psicologica, sopratutto in queste situazioni. Quando mi passava gli strumenti le nostre mani si sfioravano, i nostri sguardi si incrociavano. Diventava tutto più difficile e frustrante. Finito l'intervento uscii e buttai la mascherina nel contenitore apposito e mi tolsi la cuffia mettendola in tasca. Dovevo fare un minimo di stretching, operazione di quattro ore, sentivo tutto intorpidito. Lungo il corridoio iniziai a far rilassare i vari muscoli e fare di conseguenza stretching. L'intervento era andato bene, non so come sono riuscito a salvargli parte dell'intestino senza ammazzarlo e senza complicanze. A volte i miracoli esistevano.

«È vivo!» Affermò Cody piazzandosi di fronte a me.

«E quindi?» chiesi stanco.

«Tu avevi detto che se l'infarto era dell'intestino sarebbe morto, invece l'hai salvato!» disse tutto entusiasmato.

«Qual è il punto? I miracoli esistono in medicina» dissi mentre mi stiravo l'avambraccio.

«Non ti valorizzi! Sei stato fantastico in sala operatoria, davvero fantastico, non è un miracolo ma la tua straordinaria bravura, sei un grande. È sempre un onore lavorare con te!» affermò sorridendomi e salutandomi andando via.

Come se fosse un sognoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora