Capitolo 49 (Christine's POV)

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Mi rincontrai con Abigail che si trovava al telefono, appena mi video riattaccò quasi subito e mi guardò in attesa.

«È andata meglio di quanto sperassi e di quanto mi aspettassi, sembra davvero una brava persona, sai?» spiegai.

«Vorrei sapere tutto nei minimi dettagli, prima» replicò lei con un sorrisino.

Le spiegai tutta la seduta nei minimi dettagli mentre camminavamo dirette chissà dove. Ma i suoi occhi si vedevano che erano distanti e distaccati, sembrava quando Oliver ignorava i discorsi di Greg, sapevo però che mi stava ascoltando perfettamente. Lei prese il cellulare sbuffando e digitando un numero.

«Fammi avvisare Oliver allora, che aveva un'idea malsana sull'incontrare tuo padre per informarlo di non fare scenate con te» affermò lei portando il telefono all'orecchio.

Era un pensiero carino... ma anche stupido.

«Ma che ha in mente?» Commentai irritata.

«Oliver è intelligente soltanto per un solo aspetto, ed è quello per cui studia; per quanto riguarda il resto è completamente stupido» disse lei mentre chiamava.

Iniziò a parlare con Oliver ma io mi isolai nei miei pensieri. Stringevo in mano il biglietto dove c'era scritto l'indirizzo a cui dovevo mandare le lettere. Potevo avere una vera e propria corrispondenza con mia madre, non era finita lì, potevo andare a trovarla, in fondo Austin non sembrava male da visitare, potevo avere effettivamente una vita dove era presente anche la mia mamma biologia, tutto ciò sembrava più che surreale, quasi impossibile. Abigail finì di parlare al cellulare con uno sbuffò e tornammo alla nostra stanza d'albergo intente a prendere il primo volo per San Francisco. Oliver a quanto pare ci aveva pagato il volo ed è per questo che era molto arrabbiata. Tutto sommato ci avevo guadagnato una buona somma da non dover chiedere nulla ai miei per un po' con il duro lavoro. Era soddisfacente ma anche vivere una vita da ragazzina normale con dei genitori ricchi che ti viziano non era male. Con borsoni in spalla aspettavamo in aeroporto, c'era un clima strano tra me ed Abigail, anzi tra lei e il mondo c'era un clima piuttosto strano. Prima che potessi chiederle cosa ci fosse che non andava notai un signore seduto di fronte a noi che accarezzava un animale strano, probabilmente una iguana.

«Perché ha un'iguana sulle ginocchia signore?» Chiesi curiosa.

«Perché non ce l'hai anche tu?» Rispose il signore anziano con voce profonda.

«Mi dia una ragione per averla, è inquietante» replicai storcendo il naso. Sentii Abigail ridacchiare.

«Preferisci conoscere Paco?» Mi chiese con un sorriso.

«Chi è paco?» Risposi confusa.

«Il mio cobra»

«Il tuo cobra?» annunciai incredula.

Lui si mise a ridere e dubitavo della sanità mentale degli abitanti di Austin così tanto che Abigail prese a parlarmi e dare spiegazioni a bassa voce.

«Siamo vicino al Messico che ti aspettavi?» Affermò lei divertita «Preferisco questi stramboidi che a quei stupidi palloni gonfiati di Los Angeles pieni di si. Almeno qui sono loro stessi in un certo senso e non fingono di essere qualcun altro come quest'ultimi»

«Io credo di odiare entrambi» sospirai nervosa.

«Purtroppo devi imparare a conviverci... Con le persone» spiegò lei con rammarico.

«Sembra che tu non abbia mai imparato ciò, per questo cambi sempre posto dove stare» commentai sentendo il richiamo del nostro volo alzandomi.

«Non fare come tuo padre, andiamo, mi basta quel rompipalle» Replicò sospirando «Proprio adesso che mi stavi piacendo»

Come se fosse un sognoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora