Capitolo 17 (Oliver's POV)

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Già, proprio un brutto eroe, non potevano scegliersi di peggio, dopo quello che accadde alla scuola elementare ormai non facevo a meno di pensare a quanto in realtà fossi incompetente in materia, mi ero illuso nel studiare la mente umana ma sono stato uno stupido a pensarlo. Greg mi guardava con occhi sognanti e questo mi spinse forse ad andare avanti, sapevo che il ragazzetto qui che mi guarda in quel modo, mi ammira più di qualunque altra persona. Ne sono riconoscente perché è lui che mi continua a far andare avanti ma adesso anche quel mostriciattolo dai folti capelli rossi mi guardava con gli stessi occhi. Sospirai e mi alzai andando in ufficio, avevo da riflettere. Rispolverai tutti i fascicoli di violenza domestica, perfino i libri dell'università per farmi vedere la situazione sotto un occhio diverso e magari più efficiente. Non so quanto tempo passò lì dentro mentre cercavo qualcosa, quel qualcosa che mi spingeva a fare una mossa. Sentii bussare alla porta e trovai Greg che fece capolino.

«Non devi dormire, Oliver?» chiese lui sorridendo.

«Devo... Finire di studiare» risposi sbattendo le palpebre

Incominciavo a vederci sfocato, non mi era mai capitato prima, mi ressi alla scrivania stanco. Forse avevo passato veramente tanto tempo a leggere, la mia vista calava piano piano.

«Il tuo corpo dice che non devi finire di studiare» sospirò Greg entrando e togliendomi i fascicoli dalle mani. «Vieni a letto con me, dai» continuò sorridendo e tirandomi dalle mani.

Gli sorrisi e mi lasciai trascinare fuori finché non mi diressi al bagno per lavarmi i denti e mettermi il pigiama. Vidi dallo specchio Greg che si sfilava la maglietta e la lanciava nel cesto dei panni sporchi, avvampai forse un pochino a vederlo senza maglietta. Andai verso il letto sedendomici e passandomi le mani sul viso e sentii delle carezze sulle mie spalle, ero piú intenzionato a non togliermi le mani dal viso.

«Mi fai sempre la partaccia che lavoro tanto e dopo ti fai trascinare letteralmente fuori dal tuo ufficio» disse lui sussurrandomi all'orecchio.

«Scusa, non ho notato il passare del tempo» risposi togliendo le mani e guardandolo negli occhi.

«Non so se accettare le tue scuse, forse...» biascicò lui.

Lo interruppi baciandolo delicatamente sulle labbra, mi provocavano sempre la stessa sensazione, la stessa stretta allo stomaco. Greg emise una risatina guardandomi felice, a volte ti sconvolgi quanto ci volesse poco per renderlo felice. Mi allungai sul letto tenendomi ancora la testa e Greg si mise sopra di me guardandomi beffardo.

«Greg» lo rimproverai con scarso entusiasmo «Sono stanco» replicai accarezzandogli le braccia.

«Ma non ti faccio fare niente, promesso» disse lui facendo il labbruccio.

«Oh, mio Dio...» imprecai a bassa voce.

«Tu sei proprio noioso, a volte» disse lui buttandosi via da me e mettendosi al mio fianco.

«Come osi darmi del noioso!» replicai nervoso.

«É successo qualcosa? Hai una disfunzione erettile?» commentò lui sbuffando e guardandomi.

«Ma guarda in che conversazione mi tocca far parte» borbottai.

«Ti devo costringere?» disse Greg accarezzandomi il petto.

Roteai gli occhi e sbuffai, era sempre la solita storia, ovviamente passiamo poco tempo insieme, ovvio che si alza la voglia ma con me non funzionava o meglio ero troppo timido per ammetterlo. Si stagliò di nuovo sopra di me reggendosi con le braccia, si abbassò appena per baciarmi il collo e non vi dico quante scariche elettriche o quante farfalle contavo nello stomaco. Posai le mani sui suoi fianchi per allontanarlo senza successo perché lui mi baciò quel punto preciso che mi fa impazzire vicino alla clavicola ed emisi un gemito a denti stretti, molto simile ad un "mhh". Ormai il mio corpo non voleva più lottare; un brutto vizio dell'esser uomo o di essere giovane: ti va il cervello in pappa al minimo di attenzioni corporali.

Come se fosse un sognoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora