Capitolo 27 (Gregory's POV)

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Avevo dormito un po' probabilmente, l'effetto della morfina stava pian piano scemando, aprii gli occhi con un sospiro e mi girai sulla mia schiena ed aguzzai gli occhi a vedere le figure alla mia destra, erano i ragazzi del primo anno. Mi schiarii la voce e li guardai interrogativi. Il primo più vicino a me aveva un ago in mano.

«Che fate qui? Non dovete fare il giro?» chiesi sembrando autoritario.

«Dobbiamo farti un prelievo del sangue...» rispose Larry mostrandomi l'ago.

«E siete in cinque nella sala? Farete spaventare il paziente, ne bastano due se non uno» spiegai facendo un gesto con la mano per far andare via gli altri tre.

Erano piuttosto entusiasti di scappare via, mentre Larry e Kieran -quelli rimasti- erano ancora più spaventati. Cacciai il braccio dalle coperte e tirai su la manica e lo distesi di fronte a loro.

«Laccio emostatico» dissi sorridendo.

Kieran fece il nodo appena sopra al bicipite, vicino alla sommità della spalla. Li guardai sempre con un sorriso in faccia.

«Ha un bel bicipite, capo» disse Larry controllando le vene.

«Sono sposato, Larry, ma ti ringrazio» risposi goliardicamente.

«Ma no... Non intendevo... Prov... cioè»

«Stavo scherzando, Larry, era per rompere il ghiaccio, rilassati, è un prelievo! Non mi stai operando o altro» lo rassicurai sorridendogli.

«Se lo faccio male mi toglierà dal programma!» disse lui spaventato lui.

«Non credo di poterti licenziare, Larry. E poi se sbagli imparerai, andiamo, mi fa male il braccio a tenerlo teso così» dissi sbrigativo.

Lui fece un paio di sospiri prima di farmi il prelievo. Kieran passava le varie provette. Non credo che ero così emozionato o spaventato come loro, ma avevo avuto un superiore molto più severo, forse. Dopo che ebbero finito chiesi di chiamarmi Oliver che entrò subito dopo. Prima forse non lo avevo notato per il dolore ma era vestito di grigio, adoravo quando si vestiva di grigio. Si avvicinò a me e mi accarezzò dolcemente i capelli.

«Stai meglio?» chiese lui sorridendomi.

«Siamo medici entrambi da dire che era psicosomatico, cervellone» risposi sedendomi.

Lui fece un sorriso stirato e io incominciai a togliermi tutte le sonde che avevo addosso per i macchinari, ed Oliver incominciò a spegnerli dai loro monitor. Non potevo andarmene così ma credo proprio di avere un vantaggio a lavorare qui, almeno credevo. Oliver mi stava aiutando come sempre, anche nelle scelte sbagliate è il primo ad appoggiarmi. Avevo un po' di capogiro e infatti barcollai ma la presa salda di Oliver sul mio braccio e spalla non mi fece finire sul pavimento.

«Sta attento, che stai qui da stamattina, stai sotto effetto di calmanti e non mangi da stamattina. In più ti hanno appena prelevato il sangue, come fai ad essere così sconsiderato!» disse lui rimettendomi dritto.

«Lo prendo come una ramanzina affettuosa» risposi guardandolo e sorridendo.

«Lo è, ma ti vorrei anche tirare due schiaffi» replicò lui sinceramente e sorridendo.

Mi fece accompagnare fino ai camerini per rivestirmi, era quasi ora di riportare Christine a casa da scuola. Mi rinfilai i miei jeans attillati e la mia maglia di fendi di color nero. Mi infilai la felpa grigia e la giacca di jeans uscendo sistemando il cappuccio fuori dalla giacca.

«Posso portarti a mangiare qualcosa, prima che tu svenga?» chiese lui preoccupato.

«Si, credo che puoi» gli risposi ridendo.

Come se fosse un sognoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora