Capitolo 25 (Christine's POV)

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Erano passati diversi giorni dal funerale, io ero ancora a casa per... così dire "aspettativa". Per quanto una ragazzina di tredici anni si possa mettere in aspettativa. Quando Oliver faceva il pomeriggio gli davo il cambio per far compagnia a Greg che era praticamente distrutto, per non dire disperato. Lui lo nasconde, o almeno ci prova. Passa la maggior parte del tempo a dormire e a guardare la tv, non se la sente di andare a lavoro o altro. Abigail era visibilmente in imbarazzo nei dintorni di Greg. Oliver era diventato ancora più triste di quando l'ho incontrato per la prima volta. E poi si infuriava con la sua vista che si appannava, ma non va dall'oculista. Genio di qualsiasi cosa però non capiva che magari gli potessero servire gli occhiali. Ero allungata fra le braccia di Greg mentre dormiva. Il pomeriggio che non c'era Oliver, come dissi in precedenza, passavo del tempo con lui, anche se significasse dormire. Dormiva con una faccia rilassata, chissà come dormivo io, non con tutta quella grazia. Dormiva con la testa affondata tra i miei capelli e con una mano che mi stringeva a lui sopra alla spalla. Pochi minuti dopo sentii che si svegliò perché mi accarezzo la mano con un mormorio.

«Buongiorno principessa» dissi sorridendogli.

«Nessuno mi aveva mai chiamato principessa» rispose lui sorridendo.

«Come stai? Ti devo portare qualcosa?» chiesi gentilmente.

«Non ho bisogno dell'infermiera, tesoro» rispose lui baciandomi la fronte.

«Nessuno mi ha mai chiamato tesoro» lo sbeffeggiai facendolo ridacchiare.

«Prima o poi troverai qualcuno che lo farà, amore» rispose lui ammiccando.

Probabilmente avvampai, perché non ancora avevo parlato chiaramente con Arthur e Aaron per il ballo. Il primo lo evitavo con successo, il secondo no, ma lui non aveva accennato nulla del ballo. Arthur lo avevo incontrato nel giorno in cui mia nonna è morta ed era stato gentile a sostenermi e aiutarmi, molto carino. Eppure non voleva parlarmi per la situazione, ma ci sarebbe stato il giorno in cui avremmo parlato. Mentre per Lance ogni volta il pensiero mi faceva arrossire e svegliare le farfalle nello stomaco ma non capivo bene il perché.

«Non troverò mai qualcuno bello come te, papà» commentai sorridendogli.

«Anche Oliver non è male» rispose lui sorridendo.

«Oliver è affascinante, tu sei bello» spiegai stringendomi a lui.

«Cosa significa?» chiese lui confuso.

«Che tu vedi Oliver e dici "Oh, quello è il ragazzo con cui vorrei convivere e fare una vita", mentre con te è più "Oh, mio devo assolutamente baciare quel tipo!"» cercai di spiegare.

«Capisco cosa intendi» rispose lui ridendo «Non so se essere lusingato o meno» continuò ridendo a crepapelle.

«Cosa ti fa così ridere?» chiesi guardandolo.

«Hai praticamente detto che con un tipo come Oliver vorresti avere una famiglia e avere dei bambini, mentre con me passeresti solo una notte in un albergo» rispose lui scoppiando di nuovo a ridere.

«Che noia passare una notte in albergo con qualcuno!» commentai.

«Fidati... Non lo è» rispose lui ridendo.

«Non capisco»

«Meglio così, cara, meglio così» disse stringendomi forte a lui. «Abbracciami più forte, non sento le costole incrinarsi»

Lo abbracciai con più forza e lui ricambiò facendo un verso di approvazione. Greg era molto affettuoso, sia con me e sia con chiunque altro, mentre Oliver notavo che si dava a dimostrazioni di affetto soltanto a me -ne ero piuttosto stupita- e Greg, mentre scansava chiunque altro, a volte anche la sorella. Era così particolare Oliver, stentavo a capirlo.

Come se fosse un sognoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora