Capitolo 19 (Christine's POV)

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I risvegli sono sempre tragici in questi giorni, trovai un messaggio sul cellulare, era di Abigail e mi accigliai. Mi chiama con facetime e risposi subito guardandola. Era vestita come al solito, tutta di nero, mi guardava con un sorriso furbo. Era in una stanza di hotel forse, non capivo. Prima di rivolgermi parola disse qualcosa in tedesco credo ad un telefono fisso.

«Sei in Germania?» chiesi accigliandomi.

«Zurigo» rispose lei sorridendo e guardandosi intorno «Come sta Oliver? Tu vedo che stai di merda!»

«Mi sono appena svegliata, fra poco devo anche andare a scuola» commentai passandomi una mano sul viso «Oliver sembra stare meglio del solito, tu che ci fai lì a Zurigo, e poi dove si trova?» chiesi alzandomi tenendo il cellulare di fronte a me.

«In Svizzera ovviamente, non ti insegnano niente lì vedo. Che scuola Scheiße» rispose lei sbuffando «Sono venuta a trovare il mio spirito guida.» continuò sorridendo.

«Spirito cosa?» chiesi sospirando.

«Non ci caschi eh? Sono qui perché era il volo last minute, mi sono ambientata ma presto andrò via sicuramente» spiegó lei guardando fuori alla finestra.

«Quando vieni a trovarci? Oliver ne sarebbe contento» cercai di convincerla mentre decidevo cosa mettermi.

«Fidati, non sarebbe contento dopo la nuova notizia» disse lei ridendo.

«Quale nuova notizia?» chiesi accigliandomi e dandole tutta la mia attenzione.

«Non te lo dico, che pensi che sia stupida?» esclamó lei ridendo.

«Eddai, Abby!» risposi infuriata.

«No, non ti dico niente!»

«Pensavo che ci dicevamo tutto!» replicai irritata.

«Questo non comprende il tutto!» ribatté lei ridendo.

«Non ridere darkettona! Il tutto é anche l'aria, mi stai dicendo che questa novitá non é nemmeno l'aria?»

«Oh, ti sento male Christine» fece finta di perdere il segnale.

«NON CI PROVARE! IO HO LA FIBRA E SICURAMENTE ANCHE QUELL'HOTEL A CINQUE STELLE!» urlai vedendo la chiamata che andava giú.

Sbuffai a buttai il cellulare sul letto. Lo ha fatto apposta, sa che io sono curiosa e non doveva nemmeno accennarmelo ed io non potevo nemmeno scoprirlo se non andare a Zurigo di persona. Mi vestii irritata e scesi di sotto dove questa volta Oliver cucinava di spalle a me, spero che non avesse veramente creduto che io ce l'avessi con lui per questo motivo.

«Cosa avevi da urlare, con chi parlavi?» disse lui senza girarsi mentre finiva di fare il pane tostato.

«Nessuno di importante» risposi mentendo e sedendomi.

«Mia sorella quindi non é importante per te?» chiese lui girandosi e guardandomi.

«Ma... Come lo sapevi» chiesi incredula.

«Non lo sapevo, ora me lo hai confermato» disse lui sospirando e mettendo la colazione sul tavolo. «Sospettavo che con te parlasse» continuò prendendo il caffè.

«Ci sentiamo ogni tanto» risposi io mangiando.

«Sta bene? Hai notato niente che la turbasse?» chiese lui squadrandomi.

«No, anzi, sembra piuttosto felice, non ha gli occhi tristi come al solito» replicai sorridendo.

Il volto di Oliver si fece strano, come se stesse cercando di elaborare la felicità di Abigail in una equazione immaginaria. Scorgevo anche una nota di preoccupazione nel suo volto, come se la felicità di Abigail potesse significare qualcosa di brutto. Emise un gran sospiro.

Come se fosse un sognoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora