Capitolo 46.

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LUKE'S POV.

"Allora Luke, mi hanno detto che nel backstage hai nominato un nome femminile, vuoi parlarcene?" Il problema era capire cosa dire in determinate circostanze, se ammettere tutto o cercare di mantenere una vita privata. Se tenere Jessica come un piccolo segreto, tutto e solo mio che nessuno dovrebbe mai sfiorare o esporla alla vita con me e affrottare tutto insieme.

"Se avete sentito parlare di una ragazza beh, vi sbagliate. Lei non è 'una ragazza', lei è la mia ragazza." Sorrisi ripensandole. Cinque giorni erano passati e la sua assenza mi feriva sempre di più. È strano come in sua assenza mancasse anche la parte migliore di me che solo lei riusciva a portare fuori, a catturarla e farla sua, tenendola stretta come un piccolo e fragile tesoro da custodire e crescere.

"Quindi ammetti di avere un amore segreto?" chiese ancora l'uomo sistemandosi meglio nella comoda poltrona di pelle.

"Non è un amore segreto, proprio per niente. Dimostrerei al mondo il mio amore per lei senza alcun segreto. Volevo dirlo tra un pó di tempo, ma mi avete anticipato."

"E dicci Luke, ora cosa credi che penseranno le fan di te e la famosa ragazza?"

"Credo che le vere ammiratrici rimarranno. Loro dicono sempre che riusciamo a donare loro gioia, amore e felicità. Quindi potrei aver bisogno anche io di un pò di amore, credo di avere il diritto anche io di essere felice come lo pretendono loro. Io faccio sempre il mio meglio per le mie fan. Ora tocca loro sostenermi e accettare la persona che è entrata nella mia vita, perchè è davvero speciale. Spero siano felici per me. Ora scusatemi, ma devo proprio andare" mi alzai velocemente dalla poltrona e me ne andai senza voltarmi.

JESSICA'S POV.

La lancetta dei minuti ticchettava mantenendo costantemente il ritmo e compiendo giri su giri senza perdere un colpo. Mentre stavo seduta sulla sedia con la testa appoggiata al pugno che tenevo sotto il mento, fissavo l'orologio sulla scrivania accanto all'astuccio disordinato. Stavo cercando di concentrarmi sugli appunti dettati durante le lezioni mattutine. La paura di rischiare altri brutti voti e la rabbia dei miei genitori mi spingeva ad impegnarmi, ma il risultato era che i miei occhi erano fissi e ipnotizzati su quella lancetta. Era come se stessi aspettando uno sbaglio da parte di quell'oggetto. Aspettavo che si fermasse, che perdesse il conto dei secondi, dei minuti. Aspettavo che la smettesse di misurare i miei momenti e la vita con numeri insignificanti, che si bloccasse nei momenti migliori e che saltasse i minuti che descrivevano la mia solitudine e le mie mancanze. Avrei davvero voluto che invece di proseguire sempre con i cerchi determinanti il passare di ore, avesse ad un punto deciso di cambiare andamento, tornando indietro facendomi rivivere le cose più belle.

Mi alzai dalla sedia alla ricerca di qualcosa da mettere sotto i denti. Durante la cena non avevo mangiato molto e le mie compagne erano uscite per recarsi in non so quale luogo visto che non avevano voluto parlarmene. Afferrai la cioccolata dal ripiano della cucina e il thè dal frigo tornando poi alla postazione di partenza. Mi pentivo ad ogni parola del quaderno di non aver studiato durante il pomeriggio per andare a fare un giro in centro con Elena, Bea e Viola. La mia mente era troppo stanca, i miei occhi troppo chiusi e la mia voglia di studiare troppo assente. Dopo una letta veloce riposi il tutto e afferrai il telecomando affondando nel divano talmente comodo da non poter essere lasciato vuoto. Annoiata cambiai tutti i canali possibili notando che nulla di interessante veniva trasmesso. Sentii suonare il campanello. Le mie amiche erano finalmente tornate senza abbandonarmi qui tutta sola.

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Ritorno stanca dalla lezione appena tenuta alla scuola di ballo poco distante da casa che ha avuto una durata record di quattro ore. Preparo una vasca piena di acqua calda versandoci mezzo flacone di sapone al profumo di menta e muschio. Quando la schiuma ha raggiunto un livello eccessivo fino al punto di straboccare con un'altra minima goccia, chiudo il ribinetto e mi immergo accolta dal calore rigenerante dell'acqua e dal profumo fresco che aspiro a pieni polmoni. Subito il profumo riporta alla mia mente il fatto che io l'abbia già sentito, anche se diversamente, in passato. Scuoto la testa alzando le spalle a causa dei ricordi che sembrano essere bloccati. Mi lascio andare fino ad essere immersa completamente, trattengo il fiato e mi concedo alla bellissima senzazione di sentirmi libera e leggera nell'acqua. Avvolgo le braccia attorno al mio corpo leggero e nudo mentre le lacrime lasciano i miei occhi e le mie ferite si rigenerano. Ancora una volta ho paura. Rimango immersa fino a buttare fuori tutto il fiato e consumando tutto il rimanente nelle vene. Riemergo prendendo boccate di aria velocemente spostando con le mani i capelli bagnati dal viso. Fisso la schiuma leggera che forma uno strato sopra il liquido caldo sottostante. Inizio a disegnare immagini indefinite che spariscono subito negli spazi aperti tra la massa voluminosa e spumosa. Termino il bagno ed esco asciugando il corpo candido nell'asciugamano. Avvolgo i capelli in un altro asciugamano e indossando le ciabatte scendo al piano inferiore avvolta nel tessuto del pigiama che indosso subito per ripararmi dal freddo che sento sulla pelle abituata al calore dell'acqua.

She sleeps alone.||Luke HemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora