Oggi è sabato. È sabato e ciò significa che non vedo Elizabeth da circa cinque giorni.
Cinque infiniti giorni. Sembra passato molto più tempo.
Dopo aver visto che aveva mantenuto la parola e che aveva deciso di dormire in stanza con Chuck e mi ero ritrovato Nicholas davanti la porta della camera bussando e avvisandomi che avrebbe dormito con me, non ci ho visto più e ho riempito velocemente un borsone per raggiungere l'appartamento di Margaret. Ho evitato qualunque lezione in università che potesse coincidere con i suoi stessi orari, ho allungato il viaggio che mi porta al campo di football pur di non passare di fronte il teatro dove l'avrei trovata a fare le prove con Jesse.
Phil ha provato a farmi ragionare e a farmi capire che mi sto comportando da ragazzino, ma poco mi importa. La sola idea che abbia condiviso la camera con Chuck sapendo che ha un debole per lei mi manda in bestia, avrei preferito vederla con Noah, almeno su di lui ho la certezza che non gliene importa niente, anche se non lo vuole ammettere.
Questi cinque giorni con Margaret invece sono stati una noia mortale, mai un battibecco, mai una conversazione seria, sembra che abbia paura di essere lasciata al minimo passo falso. È sempre stata così. Liz invece mi tiene testa, non gliene frega se dopo un suo atteggiamento del cazzo io prendo e me ne vado, dice sempre quello che pensa, che mi vada bene o meno.
«Allora stasera vieni alla festa di Jesse?» chiede Nick. Ci siamo appena fermati dopo una corsa di diversi chilometri per bere un po' e riposare le gambe, poi ripartiremo per tornare dove abbiamo lasciato le macchine.
«No, penso che starò al locale» rispondo. Ho passato tutta la settimana là, dato che lo avevo un po' trascurato, e preferisco concentrarmi su di quello prima che mio padre me ne tolga la gestione.
«Hai rotto il cazzo con questo vittimismo e questa depressione di merda. Vuoi stare con Elizabeth? Vai! Raggiungila in negozio, in università, dove cazzo ti pare, ma fallo!» lo osservo sorpreso per questo suo modo di parlarmi, non capita spesso di vedere Nick così infervorato, soprattutto non nella versione fratello maggiore che ti fa la predica.
«Prenditi un po' di valeriana, o fatti una canna che sei un po' agitato» lo prendo in giro.
«Non sto scherzando, Torres. Stai col piede in due staffe e pretendi di poter fare il geloso. Te lo hanno mai detto che sei ridicolo?»
«E ti hanno mai detto di farti i cazzi tuoi?» ribatto irritato, sta cominciando ad esagerare con questi discorsetti.
«Sono affari miei nel momento in cui mi tocca sopportare sia te che non fai che lamentarti di Elizabeth, sia Elizabeth che è sempre nervosa da qualche giorno a questa parte e non fa che lanciare frecciatine su di te» sbotta prima di infilare la testa sotto lo scorrere d'acqua della fontana.
«Quindi parla di me?» chiedo con un tono di soddisfazione.
«Purtroppo sì, è diventata insopportabile» sorride quando nota la mia espressione contenta «Io al posto tuo le andrei a parlare questa sera. Anche perché Noah l'ha invitata espressamente per andare a sentire la band, e non è detto che non cercherà di tornare con lei proprio oggi» mi da una pacca sulla spalla e si fa più vicino «Sarebbe ora di cominciare a fare il serio, e forse anche di lasciar perdere Margaret» riprende a correre velocemente, e lo raggiungo dopo qualche secondo di trance in cui ero rimasto fermo impalato.La osservo mentre balla con Chuck, prima stava ballando con Nick e sono sicuro che Noah stia aspettando che finisca questa canzone per fare una pausa dalla band e stringerla tra le sue viscide braccia.
È bellissima, e il tubino nero che indossa le mette in risalto tutte le curve del corpo. I capelli ondeggiano a ritmo di musica e quando parte la canzone successiva, come previsto, ecco che Noah si avvicina a Liz, la stringe forte in vita e la attira a sé con possessività.
«Gliele stacco le mani a quel viscido» dico a voce alta e finisco il mio bicchiere di vodka lemon «adesso vado lì e lo prendo a pugni».
«Sta' fermo» Phil mi blocca il braccio con la sua mano enorme «Sei ubriaco, non fare casini».
«Non sono ubriaco, è lui che ha le mani sulla mia ragazza» esclamo cercando di allentare la sua presa.
«La tua ragazza?» scoppia a ridere quando ripete ciò che ho detto «La tua ragazza, ti ricordo, l'hai lasciata a casa inventandoti che saresti andato in palestra con me» continua con questo tono di rimprovero.
«Dettagli» biascico «Sai che c'è, io vado da lei» Phil urla qualcosa come 'no' e prova a bloccarmi di nuovo, ma questa volta sono più veloce e sfuggo alla sua presa.
In pochi passi sono davanti ad Elizabeth e prima che possa rendersi conto che sono dietro di lei la allontano bruscamente da Noah.
«Ma che cazzo fai, Logan!» esclama quest'ultimo facendosi avanti.
«Devo parlare con Liz» dico afferrandole il polso. Noah si avvicina ancora di più ma Elizabeth gli dice che va tutto bene e che tornerà presto da lui.
«Dov'è Margaret?» chiede quando ci siamo allontanati in un angolo della sala da ballo.
«Le ho detto che andavo in palestra, è rimasta a casa».
«I miei complimenti, sei uno stronzo» ribatte lei «Quanto hai bevuto?»
Ignoro la sua stupida domanda, come se avesse importanza il fatto che mi sono scolato mezzo piano bar e dico ciò che penso da troppo tempo «Fai coppia con me».
Resta a fissarmi per qualche secondo, come a cercare di capire cosa le abbia detto, poi il suo sguardo cambia, ha una luce diversa, e capisco che ha realizzato ciò che le ho appena detto.
«Non ho intenzione di ballare con te, sono venuta qui con Noah» ok, non ha capito niente.
«No! Anzi sì, pure quello. Fai coppia con me in questo ballo, a tutte le prossime feste. Stiamo di nuovo in camera insieme, Liz ti prego mi manca da morire dormire con te. Lascia che sia io ad uscire con te, ad accompagnarti in biblioteca come fa Noah, a lasciarti fuori le aule delle lezioni che frequenti e andare via con il sapore delle tue labbra sulle mie» credo che le mie parole facciano effetto perché i suoi occhi diventano leggermente lucidi e le sue guance prendono un colorito più roseo del solito, il petto si alza e abbassa velocemente e sono sicuro che se l'abbracciassi riuscirei a sentire i battiti del suo cuore che aumentano.
«Logan» le trema la voce, ma poi come al solito sembra riprendersi e tornare alla sua compostezza, è così brava a nascondere i sentimenti «Hai già Margaret, e non mi sembra che tu abbia intenzione di lasciarla altrimenti lo avresti già fatto. E non capisco perché, visto che è palese che non tieni a lei. Ma comunque non importa, non ho intenzione di credere a quello che mi stai dicendo. Ti saluto» vorrei fermarla, ma non ne ho la forza, credevo che con quelle parole avrebbe avuto una reazione completamente diversa, che avrebbe capito quanto tengo a lei, e invece eccomi qui, impalato come uno stoccafisso ad osservarla mentre torna tra le braccia di Noah.
Forse lui le fa bene, mentre io la confondo solamente.«Sei un bugiardo, uno stronzo!» sbraita Margaret, è così strano vederla incazzata mentre impreca.
«Adesso però sta' calma, Margaret» rispondo atono mentre la osservo sbattere i mobili della cucina.
«Mi hai mentito! Mi hai detto che saresti andato in palestra e invece ti hanno visto a quella stupida festa a fare il cascamorto con quella cretina! Pensavi che non sarei venuta a saperlo?» continua ad urlare, sto per dirle di non osare offendere Liz, ma in realtà ha ragione.
Non ha ragione a darle della cretina, ovviamente, ma ha ragione ad urlarmi contro. Le ho mentito, l'ho presa in giro.
«Che stupida! Credevo che tu provassi qualcosa per me e invece no! Che ci sei tornato a fare con me? Solo per farmi soffrire per l'ennesima volta? Dimmelo, Logan. Spiegami!» comincia a piangere a dirotto e mi sento in colpa per come la sto facendo sentire. Sì, è una schizzata, ma non merita questo genere di trattamento da parte mia.
Provo a ribattere, a spiegarle che mi dispiace terribilmente, ma ormai ha preso il via ed è impossibile farla stare zitta.
«Sparisci! Va' via!» urla andando verso la camera da letto, tira fuori il mio borsone e comincia a riempirlo con i vestiti che ho portato qui «Non ho intenzione di sopportare ancora la tua faccia tosta!» obbedisco. So che non dovrei esserne felice, ma è come se mi avesse tolto un peso di dosso lasciandomi, ha avuto il coraggio di fare ciò che non ho fatto io.
«Mi dispiace, Margaret» dico finalmente, e lo penso davvero.
Mi avvicino perché vorrei abbracciarla, in fin dei conti mi dispiace vederla così, ma mi scansa malamente e continua a ripetere che devo andarmene.
Faccio come mi dice, raccolgo il borsone e mi precipito sulla moto cercando di inserirlo nel piccolo porta bagagli. Al momento non ho idea di cosa fare, potrei tornare a casa e correre da Elizabeth e raccontarle tutto, ma adesso mi odia troppo. Devo prima trovare il modo di farmi perdonare.
Raggiungo il locale per vedere come sta andando la situazione e, per migliorare la giornata, incontro mio padre.
«Logan» tuona con la sua voce profonda.
«Papà» rispondo andando a riempirmi un bicchiere d'acqua.
«Come diamine hai conciato questo posto?» urla guardandosi intorno con disprezzo.
«Lo ho reso più giovanile, viene tanta gente e soprattutto studenti universitari» ribatto con tranquillità.
«Ci hai resi uno stupido stereotipo messicano. Ti avevo detto di non esagerare, in più mi viene detto dai dipendenti che ti si vede raramente! Fortuna che qui c'è Carlos a darmi una mano» dice riferito a un uomo sulla cinquantina, una specie di portavoce di mio padre, da quando ho aperto il locale sta sempre qua a controllare la situazione e a darmi una mano nella gestione.
«Rilassati, ho tutto sotto controllo. Stiamo guadagnando bene e non ci sono stati casini fino ad oggi».
«Ti conviene che sia vero, perché se provi a rovinare i miei sforzi di una vita ti escludo dall'attività» mi minaccia, ma in realtà non me ne importa molto. Gestisco questo posto perché è così che ha deciso Gabriel Torres, ma quello che spero veramente è di essere notato dagli esaminatori che si presenteranno a breve durante le partite del campionato.
«Ricorda che il football non è sicuro» comincia mio padre come ad avermi letto nel pensiero «Hai molte meno possibilità di farcela rispetto a questo posto. Non perdere anche questa, di occasione». Mi pento di essermi presentato oggi al locale, esco fuori e salgo di nuovo in moto pronto a farmi un giro fino a che non vengo attirato da un negozio di arredamenti. Improvvisamente un'idea mi balena in testa, so come farmi perdonare da Liz.
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Coinquilini - IN REVISIONE.
ChickLitDal primo capitolo: Nella mia stanza c'è un ragazzo. Un ragazzo che non conosco. Un ragazzo che non conosco è sdraiato sul mio letto e tiene un libro. No, non un libro. Un mio libro tra le mani, ventimila leghe sotto i mari. «Scusa?» chiedo rimanend...