17. Betty - «Tu e Noah fate sesso?»

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«Buongiorno!» esclama Jesse alle mie spalle.
Mi rimbomba tutto nelle orecchie, quel messicano di ieri era buonissimo ma troppi piatti tutti insieme non hanno fatto bene al mio stomaco e tutto quel piccante mi ha procurato un mal di pancia e un'emicrania allucinanti, i postumi di una grande abbuffata.
«Ehi, J» saluto con un tono di voce basso.
«Che faccia, Betty. Che ti è successo?» mi chiede offrendomi un caffè che rifiuto con un gesto della mano preferendo ordinare un thè alla caffetteria del campus.
«Ieri ho esagerato con il messicano» non riesco a spiccicare più di una manciata di parole perché, oltre al dolore, sono ancora risentita con lui per la questione della festa e ora non sono dell'umore per chiacchierare.
«Che lezione hai adesso?»
«Filosofia» mi fa un cenno del capo e comincio ad allontanarmi verso l'uscita, sulla porta d'entrata della caffetteria vedo Logan e faccio per raggiungerlo ma Jesse mi blocca un braccio.
A questo gesto il ragazzo che ho di fronte scatta in avanti per allontanarmi da quello che mi tiene ferma, ma con uno sguardo gli faccio capire che è tutto ok e si avvicina con più calma, mostrando una premura che mi sorprende.
«Elizabeth, io..mi dispiace» inizia Jesse ma lo interrompo.
«No, J» lo interrompo e mi volto completamente verso di lui per osservarlo dritto in faccia «Io capisco che Natalie è la tua ragazza, e se devo essere onesta odio il fatto che tu le faccia da cagnolino. Non fai che dire di sì a qualunque cosa decida, e qualunque cosa lei faccia non hai il coraggio di ribattere» lo vedo che si indispettisce, ma non mi interessa, deve sapere ciò che penso «Io ti voglio bene, ma mi sono stufata di essere trattata così dalla tua ragazza solo perché è gelosa del nostro rapporto. Mi dispiace averle dato uno schiaffo, ammetto di aver contribuito a creare quel casino, ma è stata l'ennesima volta che mi ha dato della puttana e non ci ho visto più» concludo il mio discorso e attendo che mi risponda.
«Lo so, ho litigato con lei anche per questo. Ti giuro Betty che le ho detto che deve smetterla, mi dispiace non averla portata via in tempo. E sì, forse hai ragione, sono talmente innamorato che a volte le permetto di esagerare, ma ti giuro, ti giuro, che una cosa simile non si ripeterà più. Le ho fatto capire che si deve abituare a te perché gestiamo il club del canto insieme e siamo amici quindi è normale che ci frequentiamo».
«E scommetto che è per questo che si è incazzata con te» so che se hanno litigato è dipeso da Natalie e non da lui. Annuisce abbassando lo sguardo.
«Jesse, se è troppo complicato essere mio amico e stare con lei io mi faccio da parte e rimaniamo semplici compagni di scuola e di corso» comincio a parlare ma sbarra gli occhi e prende a gesticolare insistentemente, quando si tratta di rapporti interpersonali non è poi così capace nel gestire le emozioni, a differenza di quando si trova su di un palco.
«Non dirlo neanche per scherzo Betty, mi conosci meglio di chiunque altro e non voglio che smettiamo di essere amici» sorride e mi abbraccia, rimango immobile con Logan che osserva la scena socchiudendo gli occhi. Dopo poco mi rilasso e gli mollo qualche pacca sulla schiena facendogli capire di allontanarsi.
«Adesso devo andare, ci vediamo domani per le prove di canto, ho chiesto di lavorare la sera proprio per poter stare con te» sorride a questa mia affermazioni e mi saluta felice per poi fare un gesto del capo a Logan.
«Che lezione hai adesso?» chiede quest'ultimo.
«Filosofia»
«Anche io!» esclama, anche se la cosa mi sembra piuttosto improbabile.
«Scusa ma non frequenti economia?» gli domando infatti.
«Per la precisione la mia è una specializzazione, mi sono già laureato ma devo proseguire bene gli studi per lavorare come manager nei ristoranti di mio padre. È molto fissato con la ristorazione e vuole che quando prenderò il suo posto io sia in grado di gestire tutto da solo» mi spiega «E filosofia mi serve per i crediti, potevo scegliere tra quella o letteratura».
«In ogni caso avremmo frequentato le stesse lezioni» mi fa piacere passare del tempo con lui, non so come la prenderà quando saprà che anche Noah frequenta lo stesso corso ma non credo che per lui sarà un grande problema.
Entriamo all'interno dell'aula e ci accomodiamo in una delle prime file, amo questa materia e non voglio distrarmi mettendomi a chiacchierare negli ultimi posti. Logan sbuffa quando vede che mi comporto da secchiona, ma viene a sedersi lo stesso vicino a me.
«Questo è il mio posto» dopo poco la voce di Noah si fa spazio all'interno dell'aula silenziosa e i suoi occhi sono puntati su quelli di Logan.
«Non mi avevi detto che anche il tuo amichetto frequenta questo corso» si volta leggermente verso di me piuttosto seccato. Non l'ho fatto perché non credevo che fosse importante e anche perché non avevo idea che Noah avrebbe fatto problemi su dove si sarebbe seduto Logan.
«Non so se mi hai sentito, ma ti devi spostare» insiste.
«Non credo proprio. È pieno di posti liberi e non mi pare che su questa sedia ci sia intagliato il tuo nome» il professore sta entrando in aula e prima che li sgridi per questo litigio infantile mi metto in mezzo ai due e dico a Noah che può sedersi anche nel posto alla mia sinistra, che è comunque libero.
Cominciamo a parlare di Marx così ci ricolleghiamo al totalitarismo appena affrontato in storia e la mia mente torna subito al giorno in cui ho iniziato a leggere la fattoria degli animali con Logan al mio fianco e, dal sorriso d'intesa che mi lancia, credo che anche lui stia pensando la stessa cosa.
«Hai altri spunti per la tua tesina» sussurra infatti al mio orecchio «Non ti libererai mai di questo argomento» scherza dandomi una leggera spallata.
Mi volto subito in direzione di Noah, non voglio che pensi che io preferisca Logan a lui solo perché stiamo chiacchierando e gli rivolgo un sorriso nella speranza di tranquillizzarlo, vedo che rilassa i muscoli del viso ma non è ancora del tutto calmo. Poggio una mano sul banco e comincio a tamburellare con le dita impaziente, il professore ormai si è incantato a spiegare quale sarà il programma e che argomenti tratteremo, quando io vorrei che iniziasse ad insegnarci qualcosa.
La mano di Noah si posa sulla mia e il mio cuore perde un battito, intreccia le sue dita con le mie e si avvicina al mio viso poggiando quasi la testa sul banco.
«Scusa, ma quel rumore era fastidioso» si riferisce al mio colpire ripetutamente sul legno. Trattengo il respiro perché adesso avrei voglia di avvicinarmi a lui e baciarlo, ma non mi pare il caso di farlo davanti il prof e tutta l'aula durante la lezione.
«Tranquillo, la smetto» quando penso che sta per allontanare le nostre mani fa tutto l'opposto, le sposta ancora l'una nell'altra, da sopra il banco, e le porta sopra la mia gamba mentre continua ad accarezzarmi il dorso e rimaniamo così tutta la lezione, sotto lo sguardo imperscrutabile di Logan.

Coinquilini - IN REVISIONE.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora