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Mi aggiustai gli occhiali da vista sul volto mentre guardavo attentamente le stradine nelle quali stavo girovagando. Non sapevo ancora cosa stessi cercando ma ero sicura che quando ci avrei messo gli occhi sopra avrei capito fosse quello. I miei pensieri volarono innevitabilmete alla sera precedente. Il sorriso di Andrea che gli illuminava il viso, la sua voce che mi cullava e la sua figura slanciata che, accanto alla mia, trasmetteva sicurezza. Fu una serata spensierata e desideravo si ripetesse ancora e ancora. Quando mi accompagnò a casa era tardi e non si sentiva nemmeno un sussurro, solo i nostri passi e risate leggere. -Ti sfido a portarmi tu in un bel posto la prossima volta, mi raccomando.- furono le ultime parole di quella notte e mi lasciarono una serenitá addosso che ancora portavo appresso.
Capivo che questa sfida era partita dal tentativo di farmi uscire per dare una chance a questo posto.

Quando sentii le gambe cedermi mi resi conto che sarei dovuta tornare a casa e solo allora realizzai quanto fossi inguaiata. Non sapevo minimamente come arrivarci. Sbuffai e mi misi le mani sugli occhi. Cazzo che scema. Mi sedetti sul marciapiede e presi il telefono. Mia madre stava al lavoro, l'ospedale la teneva occupata fin troppo. E non avevo nessun altro a cui sarei potuta correre per aiuto. Pensai a Martina ma non me la sentivo di disturbarla così. E Andrea ancora di più. Sicuramente era impegnato e poi non avevo neanche il numero. Quindi decisi di entrare in un bar e aspettare.

Dopo qualche ora nella quale girovagai ulteriormente per la città mi arrivò una chiamata da parte di mia madre. -Amore ma dove sei?- la voce trasmetteva preoccupazione. -Credo di essermi persa.- dissi con voce colpevole. -Oddio! Come ti sei persa? Dove stai?- alzò la voce. -Sto vicino ad un negozio con l'insegna neon blu molto grande. E una chiesa con i vetri colorati.- mi guardai intorno e feci del mio meglio per descrivere l'intorno. Mamma ripeté ad alta voce le mie parole e in sottofondo sentì altre persone. Mi chiuse in faccia dopo aver imposto di non muovermi da lì.

Dopo una ventina di minuti una Range Rover nera si fermò di fronte a me. Il finestrino venne abbassato per rivelare il volto sorridente di Andrea. -Sali scema.- disse guardandomi. Salì e mi misi la cintura di sicurezza. -Come ci si può perdere in un posto così!- esclamò scoppiando in una risata. Avevo le guance rosse dall'imbarazzo e una smorfia infastidita. -È diverso per me!- dissi muovendo le mani. -Sei fortunata che ci sono io allora.- ghignò buttandomi uno sguardo intenso. Io risi. -Come facevi a sapere dove fossi?- gli domandai giocando con i strappi dei miei jeans. -Tua madre stava a casa mia quando hai chiamato e io ho sentito e mi sono offerto come tuo Salvatore.-rise. -Che gentile.- alzai gli occhi al cielo. -Che devi fare stasera?- mi chise di punto in bianco. Ci pensai e poi risposi: -Niente? Che potrei mai fare?- dissi ovvia. -Potresti uscire con noi.- disse svoltando a sinistra senza fatica. -Noi chi?- dissi con le soppraciglia agrottate. -Me e i miei bro.- stava parcheggiando nel piazzale delle nostre palazzine. -Non lo so- ero insicura. Il pensiero di conoscere i suoi amici mi intimoriva. -Pensaci su e fammi sapere- la macchina era spenta e noi continuavamo a stare lì  a guardarci. -Come ti avviso? Vengo a bussarti a casa?- non volevo andare a disturbare per una cosa del genere. Anzi non volevo disturbare la sua famiglia a prescindere. -Basta che mi chiedi il numero se lo vuoi baby.- risponde trattenendo una risata. Quel giorno era particolarmente di buon umore. Ci scambiammo i numeri e io lo salvai "Andrea". -Ma come nessun'emoji vicino? Che stronza.- si lamentò appena vide il suo nome sullo schermo. -Perché a me hai messo la faccina? - risposi in un tono di sfida. -Sì. - disse sicuro e mi mostro il telefono. Vidi il mio numero registrato "Margot " con un cuoricino rosso di fianco. Il mio sorriso scemò e le guance mi divennero fuoco.

Arrivata a casa vidi mia madre in cucina e alla mia vista si alzò e venne ad abbracciarmi. -Tesoro mi hai fatta preoccupare.- mi strinse più forte. -Non è successo niente.- la rassurai. -Ero da Carmen e Andrea ha sentito che ti eri persa e si è offerto di venire a prenderti. Che carino, no?- mi fece un sorriso malizioso. -Sì è carino.- dissi guardano fuori dalla finestra.

Decisi di ignorare i pensieri che mi dicevano di non andare con Andrea e aprì le ante del mio armadio in cerca di qualcosa da indossare. Almeno quel giorno mi sarei vestita decentemente.
Scelsi una gonna rossa e un piccolo top nero. Ci misi più impegno nel truccarmi e una volta terminato mandai un messaggio ad Andrea avvisandolo di essere pronta.

Lui aveva una semplice tuta nera della Nike e delle Air Force bianche. -Ma per cosa sponsorizzi la Nike tu?- lo presi in giro mentre gli andavo incontro per salutarlo con dei baci sulle guance morbide. Aveva un profumo ipnotizzante e delle mani grandi. Le sue labbra erano rosee e carnose e gli occhi illuminavano la sera. -A dire la verità sì. - ghignó fiero. -Davvero?- dissi sorpresa. Allora aveva una certa fama. -Eh sì!- ci mettemmo in macchina sua e mise in moto.
-Ho un po' di ansia.- amisi senza preoccuparmi di essere giudicata da lui. -Ma stai tranquilla sono tutti bravi. E poi ci sono io.- mi disse mettendomi la mano sulla coscia. Alla radio partì una sua canzone e lui alzò il volume. -Questo sono io. Dimmi se ti piace- la voce della canzone era proprio la sua e a me parse strana come cosa. Il ritornello parlava di bossoli e dovetti ammettere che era una canzone che mi piaceva. -Sei proprio bravo.- lo complimetai sincera. Lui strinse la presa sulla mia coscia e mi ringraziò.

Eravamo nella casa di un suo amico che, da quanto avevo capito, fungeva da punto di ritrovo. Sentii tanta confusione e voci maschili. Andrea aveva il braccio intorno ai miei fianchi mentre gli camminavo vicino. Quando aprì la porta vidi effettivamente una decina di ragazzi della stessa età di Andrea. -Fra!- -Shivaaa!- tanti saluti ed esclamazioni arrivarono e Andrea si diede la mano con tutti loro. -Lei è  Margot,la mia amica.- mi presentò e mi sentii gli occhi di tutti puntati addosso. Tutti mi salutarono calorosamente.

Le canne passavano di mano in mano e arrivarono anche a me. Andrea era seduto vicino a me su uno dei divanetti. -Sai rollare?- mi chiese ad un tratto Andrea. -Me la cavo.- non ero la miglior ma sapevo il fatto mio. Mi passò una cartina lunga e feci un filtro mentre lui preparava la mista. La fece chiudere a me perché voleva vedermi farlo. -Niente male per una pivellina dai. -rise di me mentre me la fece accendere. Mise un braccio intorno alle mie spalle e continuò a parlare con i suoi amici.

-È stata una serata piacevole.- gli dissi quando ci trovammo sotto casa mia. -Mi fa piacere che sei stata bene.- la sua figura torreggiava sulla mia. -Grazie.- gli dissi con un sorriso grato. -Quando vuoi piccola.- e mi dide un lungo bacio sulla guancia e giurerei che mi avesse sfiorato le labbra.

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Le correzioni grammaticali saranno fatte domani a mente lucida.
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Cuci i miei tagli -ShivaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora