Martina non tardò ad informarmi degli ultimi pettegolezzi di Milano in una lunghissima telefonata pomeridiana. La nonna sfoggiava con uno stile innato quegli orecchini costosi che trattava con più cura del suo nipotino Lorenzo e Carmen mi contattò personalmente ringraziandomi e ricordandomi che in casa sua c'era sempre posto per me e che si vergognava delle azioni indicevoli del figlio. La rassicurai dicendole che non avrei mai scaricato su di loro delle colpe non meritate e che apprezzavo il suo affetto ricambiato. Martina inoltre specificò di aver dovuto prender parte ad un' uscita con i ragazzi del quartiere al locale per non lasciare sola Hannah che fu colpita da una timidezza insolita di fronte alla prospettiva di uscire con gli amici di Simone. Mi giurò di non aver rivolto parola al fratello, anzi gli aveva mandato sguardi di fuoco. Mi si strinse lo stomaco e la rimproverai, ricordandole che poteva avere un buon rapporto con lui e rimanere mia amica. Non ero così crudele. -No Margot! Sono stanca di comportarmi come se le sue azioni non mi danno fastidio. Già un'altra volta mi sono stata zitta e buona e stavo per perderti. So che sta soffrendo ed è pentito ma non riesco a guardarlo con gli stessi occhi sapendo che ti ha ridotta in uno stato schifoso.- ciò che sentivo un po'da tutti era proprio quello: Andrea sofferente. Effettivamente bastava vedere le foto di quella mattina ad un bar vicino il mio appartamento per capire che non se la stava passando al meglio. Aveva la faccia di uno che non dormiva da un mesetto e le occhiaie erano evidenti anche in lontananza. Non sorrideva nemmeno per sbaglio e i fan che avevano la fortuna di incontrarlo per strada dicevano che aveva una voce afflitta e che sembrava malato o drogato. Nonostante cercavo di non dedicargli neanche un po' dei miei pensieri, il mio amore per lui era sempre lì e vederlo in quello stato mi faceva stare male. -Dovevi vederla ad Hannah in braccio a Simone. Avevo paura svenisse. Ma poi con qualche tiro si è sciolta.- immaginavo la scena di tutti i miei vecchi amici al storico locale, buttati su quei divanetti un po'consumati dal tempo e dalle persone, mentre sbuffavano fumo e muovevano il corpo su qualche beat Trap.
Era abbastanza evidente che in un certo senso stavo scappando e avevo tramutato la mia fuga in vacanza. Ero a Milano e le mie valigie erano sparpagliate sul pavimento mentre aspettavano di essere riempite per il prossimo viaggio. Quel giorno era l'ultimo del anno e inevitabilmente mi trovai a ripercorrere quei mesi passati. Non c'era dubbio che fosse l'anno più importante della mia vita, pieno di crescita e novità. Ne stavo uscendo distrutta, ma come una guerriera. Ero riuscita ad affrontare tutti gli ostacoli che mi furono assegnati ed ebbi anche la fortuna di innamorarmi. Nonostante non fosse finita nei migliore dei modi, ero grata di aver amato. Mi ero quasi rassegnata all'idea che non sarebbe mai successo, che non ne fossi capace.
Mi ero appena ritirata da un pranzo con mio padre che parlò di strategie e affari cercando di creare un interesse comune. Il libro che avevo tra le mani mi stava facendo sognare ad occhi aperti, mi apriva lo stomaco e lo rendeva affamato di sale da ballo e galanteria di altri tempi. La Austen mi stava intratttenendo con le sue parole da grande scrittrice quale era mentre fuori si fece notte.-Quanto siete bone!- quale miglior modo di festeggiare la fine di un anno terminato a merda e che prometteva altra merda se non quello di ubriacarsi fino a non capire più il proprio nome nei primi dieci minuti dal arrivo in discoteca? -Forse è meglio se ci vai piano.- feci una bella smorfia dopo aver buttato giù tutto d'un fiato un altro shottino che mi bruciò la lingua. Mi sentivo strana riguardo alla presenza di Simone e altri del gruppo di Andrea con noi. Non erano stati invitati. -Che vuoi fare una gara?- i miei tacchi ormai non servivano più perché mi impedivano di camminare senza inciampare, quindi gli tolsi mentre notai Alessandro e Zack farmi da muro mentre mi piegavo e davo una bella visuale del mio culo. -No, non voglio che stai male.- mi fece venire il dubbio sul perché si trovassero proprio lì, con tutte le discoteche di Milano aperte a capodanno, e poi dove l'avevano lasciato ad Andrea? -Tranquillo che reggiamo l'alcool più dell'acqua.- lo misi a tacere mentre Martina mi portava alla bocca una bottiglia di vodka.
La serata non andò che degenerando: l'achool non bastava più e sfruttamo la presenza dei ragazzi per sballarci. -Amo ma che hai freddo?- la mia amica mi urlò direttamente nell' orecchio mentre muoveva il bacino sui fianchi di un palestrato conosciuto poco fa. -No perché?- risi senza un vero motivo mentre ero circondata da un bel gruppo di petti nudi. -Hai i capezzoli sull'attenti.- disse mentre cercava di non ridere e io invece mi toccai il seno constattando che erano effettivamente rigidi e risi. Sempre senza pensare presi il telefono e mi ritrovai a fare delle storie dove mi atteggiavo in modo vergognoso, ma in quel momento mi sembravano meravigliose.
Ballavo scalza in mezzo alla pista con un ragazzo dalla barba folta mentre mi sentivo osservata dal privè. Simone stava con Hannah ma buttava l'occhio su di me ogni tanto. -Baby andiamo in bagno.- mi sussuró nell'orecchio ma io non capì, mi misi a ridere per il solletico. Vedevo leggermente offuscato e venivo trascinata verso i bagni, che erano meno affollati e rumorosi. -Ma non devo fare la pipì.- iniziai a ragionare e mi straní alla vista dei bagni. -Stiamo un po' da soli.- iniziò a baciarmi il collo. -Che schifo, sto senza scarpe.- mi allontanai leggermente, non volendo prendermi nessuna malattia, alla vista dei pavimenti. -Non fare la principessa proprio adesso.- mi rimproveró in modo severo e la mia risatina cretina sparì. -Ma che vuoi!- iniziai ad incazzarmi e decisi di tornare dagli altri. Solo che a lui non andò bene questa decisione perché mi circondò i fianchi con un braccio e mi fermò cercando di tirarmi. -Lasciami stronzo!- iniziai ad impanicarmi e cercavo di fargli mollare la presa intorno al mio corpo -Non gridare e stai buona.- non appena mi disse così gridai e la sua mano mi fu sulla bocca. -Puttana.- cercai di morderlo e fuggire dalle sue braccia possenti ma fu inutile. Il cuore mi batteva troppo forte e il panico mi stava facendo sua. Non poteva star veramente succedendo una cosa simile. Avevo così paura che non riuscivo nemmeno a piangere. Ero in baglia a lui e a tutto ciò che desiderava farne di me.
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Buongiorno ragazze!Oggi filone