Milano era nuvolosa quella mattina, ma io ero al caldo tra le lenzuola e senza la minima voglia di alzarmi. Mi stiracchiavo e rotolavo sul morbido materasso da parecchi minuti. Sul pavimento lucido della stanza c'erano i vestiti buttati senza cura della notte precedente. Mi sentivo le labbra gonfie e il corpo spossato. Le scene di lui su di me e i suoi occhi chiari e nudi nei miei si ripetevano nella mia testa come una canzone con il più dolce dei ritornelli. -La dormigliona si è svegliata.- Andrea apparse sul uscio della porta con dei boxer della Ralph Lauren a coprirlo. I vari succhiotti erano vistosi e sparsi ovunque. Mi diede un bacio tra i capelli e si stese, mettendo la testa sulla mia pancia. -Come stai?- anche senza sorridere, gli si leggeva una serenità sul viso. Lo accarezzai e mi godetti quello spettacolo a cui avevo il privilegio di assistere. -Benissimo. Solo che molto probabilmente non riesco a camminare.-effettivamente le gambe quasi non le sentivo più, i muscoli erano affaticati. Lui scoppiò a ridere mentre cambiò posizione e iniziò a farmi le pernacchie sulla pelle. -Così bravo sono?- lo sapeva già. Feci una smorfia e lui cercò di buttarmi giù dal letto. -Dai che andiamo al bar a fare colazione ranocchia.- mi tirava dalle braccia ma io feci resistenza. Non mi andava di lasciare casa per qualche giorno. Mi dovette prendere in braccio e portare di peso nel grande bagno della sua camera da letto. Nello specchio riuscì a vedere il mio aspetto: capelli scompigliati, segni rossi e violacei sul collo e sui seni, guancie arrossate e occhi splendenti. Mi piacevo. Andrea da dietro di me, ammirava il mio corpo attraverso il riflesso. Con la luce del giorno era diverso trovarsi completamente nudi di fronte a qualcun altro, ma la sua espressione non era affatto di giudizio o critica, anzi sembrava mi stesse assaporando con gli occhi e ciò mi diede sicurezza. -Cosa c'è piccolo Andrea? Ti piaccio?- iniziai a sfidarlo con lo sguardo e le parole mentre mi portavo le mani al seno, stringendolo. Lui socchiuse la bocca e guardò attentamente i miei movimenti. -Vuoi toccare?- sembrava ipnotizzato e io mi stupì dei miei gesti ma con lui mi sentivo a mio agio. -Lo chiedi anche?- neanche il tempo di dirlo che le sue dita iniziarono a stuzzicare i miei capezzoli e posizionó il suo bacino tra le mie gambe. Io ero completamente nuda e sotto il suo controllo. La sua erezione era contro il mio centro e pian piano divenne sempre più dura. -Voglio te per colazione, fanculo il bar.- e si tolse l'intimo mentre io ridevo. Ero così spensierata e gioiosa. -Nella doccia.- gli diedi indicazioni mentre mi legai disordinatamente i capelli in cima alla testa. Regolò la temperatura dell'acqua e venni colpita dal getto caldo e rilassante che allevió i miei muscoli. Le sue braccia mi catturarono mentre sentivo la sua erezione sul sedere. -La voglio più calda.- mi piaceva farmi bruciare dall'acqua. -Ma così moriamo.- scherzó Andrea prima di accontentarmi. Presi il mio bagno schiuma alla vaniglia e fragola e glielo spalmai sul petto mentre chiuse gli occhi. Lo accarezzavo lentamente, godendomi il suo corpo. -Piccola non giocare così con me.- grignò tra i gemiti. Sentivo il basso ventre pulsare e realizzai che non saremmo stati in grado di aspettare. Mi misi di spalle al muro indicandoli di prendermi lì e subito. Le sue braccia mi sollevarono e le mie coscie lo strinsero forte. La sua lunghezza esaudì le mie richieste e mi persi nel incavo del suo collo, gemmendo e ansimando in preda al piacere puro e selvaggio direttamente nel suo orecchio. Quella volta fu più carnale e deciso. E mi piaque da morire. Le sue spinte erano forti e veloci, mi riempivano fino in fondo e poi nuovamente e nuovamente fino a quando ragiunsi l'orgasmo stringendo suo membro tra le mie pareti.
-Ci vedessero pure, a me non dà alcun fastido, poi non so per te.- era decisamente tardi per fare colazione quindi decidemmo di uscire a pranzare in qualche posto. L'idea che i paparazzi potessero vederci non era da escludere. -Io non mi voglio di certo nascondere.- ora era diverso. Ero cambiata. Anche se avessi ricevuto critiche e quant altro, non mi facevo più influenzare. Facevo anche io parte di quel mondo. -Allora apposto bimba.- mi diede un bacio a stampo.
Iniziai a pensare a dei abbinamenti per il pranzo, non era chissà quale evento ma ormai avevo un marchio da rispettare. Finì con addosso una pelliccia bianca e dei stivali alti in latex rossi. Faceva freddo a Milano, e ne soffrivo. Andrea stava fumando sul divano quando fui pronta per andare. -E che è la sfilata?- i suoi jeans lo avvolgevano alla perfezione e aveva il cappuccio della giacca rossa alzato. -Io sto sempre in sfilata cucciolo.- feci l'altezzosa mentre sopprimevo un sorriso. -Mmh, sei una modella quindi.- fece sfiorare i nostri nasi mentre mi prendeva in giro. -No!- lo contradí. -Allora sei una monella.- e rise mentre io andai verso la porta. -Sei uno scemo.- e lo adoravo.