Scalciavo mentre venivo trascinata di peso. -Ora ti faccio vedere io, altro che quel succhiacazzi di Shiva.- ero ancora sotto l'influenza di tutti quei drink che mi ero bevuta e quindi ero molto lenta a collegare i ragionamenti e pensare a qualcosa. Solo che non ebbi il tempo neanche di provare ad attivare i neuroni perché evidentemente quello non era il giorno della mia fine. Vidi le figure vestite di nero di Simone e Zack e mi sentì sollevata e salva. Fui liberata dalle grezze mani di quel estraneo che mi stava facendo sua prigioniera e vidi i miei salvatori su di lui. Un susseguirsi di calci violenti e insulti buttati con l'anima stavano colpendo quella merda umana e provai quasi piacere al udire i gemiti di dolore e i rivoli di sangue.
-Margot non sei proprio nella posizione di allontanarti da sola. Ti perdo un attimo di vista e finisci in una situazione del genere? Ora che sei famosa è anche peggiore questo comportamento. Non ti addosso tutta la colpa ma devi essere più cauta.- come se non bastasse venni rimproverata a dovere da entrambi e mi sentì una stupida. Non avevo le forze per ribattere quindi rivolsi loro soltanto uno sguardo dispiaciuto. -Fra sto chiamando Andrea.- al sentirlo nominare scattai sul posto e mi prese l'ansia. -No! Non sono fatti suoi. Non voglio. Non chiamarlo. No!- iniziai ad impuntarmi e pregarlo mentre Andrea rispondeva. -Andre vieni qui veloce. Hanno messo le mani addosso a Margó.- lo informó con rabbia. -No. Zack smettila non c'entra lui!- gridai sperando che anche Andrea mi sentisse e che messo difronte al mio rifiuto non si facesse vedere. Nessuno sembrava badare alle mie proteste e venni scortata nel privè.
-Le mie scarpe? Non le trovo. Raga i miei tacchi!- con il cappotto tra le braccia e la borsa sotto braccio cercavo di andarmene al più presto. -Margot non fare così ti prego.- le ragazze alla vista del mio stato penoso tra alcool, panico e ansia mi stavano compattendo mentre l'aria di festa era morta. -No, devo andarmene.- il pensiero di incrociare i miei occhi con i suoi mi mandava i brividi fin sotto ai piedi scalzi e temevo la mia reazione. Era un mese che non sentivo la sua voce. -È arrivato.- annunciarono e intanto Alessandro gli andava incontro. -No, no, no.- mi muovevo in cerchio e avevo paura di non riuscire a controllare le mie lacrime insensate. -Dov'è?- mi si avvicinò con delle grandi falcate e un viso contratto e io cercai di svignarmela ma inutilemente inquanto circondata. -Margot guardami. Fermati e respira.- purtroppo le lacrime mi tradirono e iniziarono a sgorgarmi sul viso e le mani di Andrea mi tenevano ferma. -No. Lasciami. Vattene!- lo agredivo con le parole e odiai essere così emotiva e dare una scena così vergognosa a tutti quelli che volevano guardare. -Ehi, va tutto bene, shh.- cercó di tranquilizzarmi con un tono dolce e mi portò la testa sul suo petto, ignorando la mia resistenza. -Non è successo niente, ci penso io. Tu stai bene. È tutto finito. È tutto ok. - Mi ripeteva con calma e con sicurezza, mantenendo un tono di tenerezza e io singhiozzavo iniziando a rendermi conto della gravità e del pericolo nel quale fino a poco fa mi trovavo. Mi accarezzava i capelli e glielo lasciai fare. Mi staccai da lui e tirai su con il naso evitando il contatto visivo. -Tieni cuore.- Hannah mi passò un fazzoletto e io mi sedetti facendo finta di non sentire il peso di tutti quei sguardi addosso. I ragazzi sparirono e sapevo già per quale motivo. Se fosse stata un'altra situazione non avrei voluto che facessero una rissa per me, ma quel verme se lo meritava.
Tornarono senza un graffio nel momento in cui mi ero calmata e sorseggiavo dell'acqua nel tentativo di alleviare il dolore martellante che mi sentivo in testa. Scattò la mezzanotte e gli innamorati si baciarono con foga, iniziando l'anno uno con il sapore dell'altro sulle labbra e io e Andrea ci guardammo con occhi carichi chi di rammarico e pentimento e chi di delusione e dolore.
-Te la senti di parlare?- aveva quasi paura ad aprire quel argomento e mi faceva strano vederlo in quello stato di insicurezza, lui che trasmetteva tutt'altro. -Di cosa vorresti parlare Andre? Cosa mai potresti dirmi che io abbia il piacere di sentire?- lo schernì nonostante dentro di me volevo sentire la sua voce il più possibile. -Non riesco a vivere come vorrei con il peso di averti fatto una cosa simile. So che nessuna parola o discorso riuscirrá mai a rimediare ai miei errori ma ti giuro che ti dimostreró che il mio amore per te è vero e andrò in capo al mondo per fartelo capire. Ci sto mettendo tutto me stesso nel cambiare e diventare una persona migliore, una che meriti per davvero. Spero solo non sia troppo tardi. Non ho mai sofferto come dopo che te ne sei andata ma è la minima pena in confronto al sapere che mi odi e al essere io la causa del tuo dolore.- Andrea era un maestro con le parole quindi poteva ragirarmi come più preferiva ma conoscevo troppo bene il suo cuore e percepivo la determinazione con cui parlava, l'amore di cui narrava e il dolore che traboccava. Assimilai quelle frasi che mi misero il gelo addosso ma non lo contradissi.
Forse era soddisfatto del mio silenzio perché vidi per qualche attimo i suoi occhi più calmi.I miei tacchi erano dietro i divanetti e a quanto pare fui io stessa a nasconderli in quel posto per evitare che sparissero definitivamente. Solo che prima che furono trovate le mie Amina Muaddi, camminai con molta sicurezza su del vetro e in quel momento capì che il mio anno era da buttare nel cesso. -Porca troia che male!- mi coprivo il volto con le mani e poggiai la gamba sul tavolo basso pieno di bicchieri e bottiglie. -Andiamo al pronto soccorso?- Martina mi trattava con delicatezza mentre la rabbia si stava prendendo gioco di me e dei miei nervi. Scossi la testa soltanto, decisi di tornare a casa. -No, rimanete, tranquille.- nonostante avessi già rovinato il divertimento di tutti, non volevo addirittura costringerli a ritirarsi prima del tempo per i miei capricci e le mie sventure. -Ti porto io.- Andrea parlò quasi non dandomi la possibilità di rifiutare. -Ora ti stai allargando troppo. Sta arrivando la mia macchina.- strinse le mani a pugni a sentire un no come risposta e io me ne infischiai. -Lascia almeno che ti accompagni.- mi guardai intorno e vidi come gli altri ragazzi non si sarebbero permessi di farsi avanti e aiutarmi arrivare fuori finché c'era Andrea in cerca di un contatto. -Ciao raga!- lasciai un debole saluto generale e mi appoggiai ad Andrea che mi sosteneva.
E fu così che mi ritrovai zoppicante, reduce da una serata che speravo di dimenticare, con il mio ex, traditore, al mio fianco mentre mi accompagnava alla mia macchina sul retro. Robert mi aprì la portiera e Andrea mi prese in braccio facendomi sedere sui sedili. -Grazie.- dissi senza guardarlo e spronando il mio autista ad andarcene. -Buonanotte Margot.- non che fosse merito suo, ma almeno il mio sonno, quella notte, fu tranquillo.
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Non so con precisione quanti capitoli mancano fino alla fine, ma stiamo giungendo al termine.