23

4.8K 105 4
                                    

Odiavo la religione. Non riuscivo a concepire come si potessero dare per vero e scontato dei fatti palesemente impossibili per poi procedere sulla corsia della razionalità. A scuola spesso e volentieri facevo notare le incoerenze e infilavo il dito nella piaga, mettendo il docente in difficoltà. Ma la mia non era cattiveria semplicemente confusione. Oltre la storiella che si reggeva con difficoltà, non concepivo come si potesse essere così devoti ad un concetto astratto che ci veniva sforzato addosso ancor prima di far prendere colore agli occhi. Per me la cosa che più si avvicinava ad un Dio, era l'energia. Era difficile tramutare questo in parole ma semplicemente ero io il mio Dio. E stavo imparando, di giorno in giorno, come venerarmi. Quel venerdì pomeriggio nel Upper East Side però fui faccia a faccio con una divinità e quella volta sì che ero in procinto di inchinarmi. Dal vivo era ancora più splendida: i suoi occhi veramente erano un miscuglio di foresta e oceano, il suo arco di cupido per davvero raggiungeva la perfezione, e lei sul serio si meritava tutto l'amore che riceveva. Rihanna mi abbracció e mi parló come se ci conoscessimo da tanto e come se condividessimo segreti intimi. -Ommiodio!- accarezzava il vestito con cura, quasi avesse paura si rovinasse sotto i suoi polpastrelli. Io invece galleggiavo nell'autocompiacimento. Era tutto surreale: dal essere in un edificio del genere al esserci con Rihanna che provava un abito fatto dalle mie mani. Per quell'appuntamento ovviamente mi iniziai a preparare ore e ore prima. Era l'opportunità più importante della mia vita e non avevo intenzione di lasciare nulla al caso. Indossai un'altra mia creazione e lo staff di Rihanna ne chiesero una versione. -Hai piani per stasera?- la suo voce era come se ipnotizzasse il mio cervello. -Non proprio.- effettivamente i miei piani erano sempre quelli: casa, casa e di nuovo, casa. Ma le attività non erano sempre quelle, non vivevo da detenuta, lo prometto. -Allora vieni con me baby.- mi fece il peggior occhiolino che avevo mai visto, con entrambi gli occhi, ma fu il miglior occhiolino che ricevetti.

Il taxi mi lasciò vicino casa e io corsi sui miei tacchi, facendo zig zag tra le persone che ingobravano il marciapiede. Avevo poco tempo per prepararmi. Il traffico qui era roba così tragica che il fare una ventina di kilometri a piedi non suonava così male. Stavo vivendo troppe prime volte e non ero pronta, forse. Non ero mai stata ad un nightclub ma avevo qualche vaga idea su come funzionasse. Era strano pensare alla compagnia che avrei avuto quella sera, non comprendevo il motivo per il quale fosse così gentile con me, non che lei fosse una stronza, sia chiaro.

Un mio piccolo desiderio era quello di avere i capelli ricci e a vederla la invidiai. Forse non erano i capelli o la sua bellezza, ma l'aura che iradiava. Era una donna sicura del suo corpo, del suo talento e della sua mente. E questo migliorava di conseguenza tutta la sua persona. Forse ciò che di lei mi faceva splendere gli occhi era appunto questo: il suo portamento. Osservando come si atteggiava e come gli altri erano intimiditi di fronte a lei, mi dissi che il mio obbiettivo sarebbe stato quello: dovevo farmi valere. -Sei proprio carina, sai?- lo champagne mi aveva sciolto i nervi e ora le parlavo senza filtri. -Se lo dici tu potrei anche crederci.- era proprio vero che ricevere un complimento da una ragazza aveva un qualcosa in più rispetto ai ragazzi. Non c'erano doppi fini, solo verità. Almeno in quel caso. La sua risata era contagiosa e in più batteva la mano sul ginocchio. -Mi hanno detto che sei conosciuta.- mi informò mentre chiudevo un joint sotto il suo sguardo attento. -Insomma. Mio padre è ricco e sono stata con un rapper.- se non mi conoscessi, potevo benissimo passare per una mocciosa viziata. Ma sapevo che non era così e speravo si capisse. -Tuo padre finanzia anche la mia casa discografica.- per fortuna la canna era pronta e accessa altrimenti avrei fatto finire tutto sui sedili di pelle del SUV di Rihanna. Come era arrivato fin qua mio padre. Non capivo molto del mondo dei finanziamenti e delle azioni, ma ogni giorni mi veniva sbattuto in faccia che sarebbe stato decisamente meglio se ci entravo. -Non ho un buon rapporto con lui. Lo conosco appena.- stroncai ogni possibile domanda su di lui e il suo lavoro e lei annuì. -Mentre il tuo ex, lo conosco?- fece uscire una nuvola di fumo dalle labbra dipinte di rosso. -Non credo, è italiano.- forse lei non riusciva neanche a capire il concetto della fama nazionale. -Allora sai che ti dico? Stanotte ti faccio conoscere qualche americano.- e fece nuovamente quel occhiolino, accompagnato da una smorfia giocosa e uno sguardo pieno di malizia.

Cuci i miei tagli -ShivaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora