Che poi pensandoci, non mi ero mai innamorata, prima. No, proprio no. Più passavano gli anni e più realizzavo come quello che identificavo come amore era solo affetto, attrazione, colpo di fulmine, tutt'altro che amore. Amore era quella forza che ti spingeva oltre. Oltre i limiti propri, i limiti umani, oltre te stessa e oltre tutti gli altri, semplicemente oltre. Forse era la sensazione più ultratterenna che i non credenti proveranno mai. E io, Margot, la indecisa, sensibile, piagnucolona, testarda Margot, ebbi la fortuna di avere quel sentimento nel cuore, negli occhi, sulla pelle e nelle mani, fin sotto le unghie. E mi resi conto, più che altro la saggezza ribelle della mia amica riccia mi fece rendere conto, che stavo lavando via quel calore. Stavo dando fuoco al fuoco del amore spinta dalle lacrime, stavo stringendo dei nodi impossibili alle mie stesse mani e mi stavo privando dei colori, perché sì, una volta rimasta senza amore, sarei rimasta senza la vivacità e la luce di questa terra e nei peggiori dei casi direttamente senza vista. -Se io sono stata in grado di perdonare Chris, puoi farcela anche tu.- ci riflettevo senza darmi pausa. Il paragone era troppo ma mi servì a risvegliarmi. Fu uno schiaffo non dato, una sgridata non ricevuta. Io, Margot, la indecisa, sensibile, piagnucolona, testarda Margot, mi stavo comportando da cretina. Io amavo quel uomo. E stavo versando le stesse lacrime che versai quando furono gli altri a separarci. Solo che in quel momento ero proprio io ad essermi piazzata tra noi e a spingerlo il più lontano possibile. -Solo perché non ti ama nel modo in cui vuoi, non vuol dire che non ti ami con tutto se stesso.- Andrea mi amava. Cazzo se mi amava. Aveva pianto per me. Cantato per me. Davanti a tutto il mondo. Fregandosene dei giudizi. E io avrei fatto lo stesso. Mi sarei fregata di tutto e di tutti.
In poche ore si sarebbe alzata l'alba e il mio comoleanno sarebbe stata acqua passata, così come il mio sonno. Stavo pianificando il mio ritorno a Milano, dovevo far preparare il jet appena possibile e dovevo tornare a Milano. Annuivo e parlavo da sola sul mio balcone mentre le luci della città cercavano di riscaldarmi e mentre Milano stesso bussava alla porta. Aprì incerta e irritata per essere stata interrotta dal circolo vizioso dei miei pensieri ma poi spalancai la bocca alla vista dei miei pensieri diventati carne umana. Il mio Andrea era lì. Non notai il suo abbigliamento o il mazzo di rose bianche. Vidi solo il suo viso arrossato e incorniciato da una lieve barba non colta. I nostri occhi decisero di prendere la situazione tumultuosa dalle redini e si parlarono e fecero l'amore senza tante cerimonie perché il consenso c'era e il desiderio anche. Sempre. -Margot...- sospirò con tanto dolore che il mio cuore non rese più e decide di accoglierlo tra le braccia che lo attendevano da troppo. Fui nuovamente stretta e al sicuro sul suo petto e trovammo casa uno nel calore del altro. -Il mio Andre.- delle lacrime si fecero strada sul mio viso ed Andrea mi baciò la testa. - Volevo farti gli auguri e dimostrarti che quelle parole dette a capodanno non erano solo parole e avevo tanta paura che mi cacciassi.- mi guardò con occhi velati di lacrime e gli afferrai le mani modellate appositamente per le mie. -Ti amo Andrea. Abbiamo sbagliato entrambi ma ho capito che non ha senso andare contro i sentimenti. Io ti perdono ma dovrai riconquistare la mia fiducia.- dissi i miei pensieri tra i singhiozzi ma lui capì ugualmente e unì le nostre labbra che furono in astinenza le une dalle altre per troppo tempo. Fu come se riuscissi a volare in quel momento. Mi sentì in un altro mondo, un mondo dove ballavo scalza sui tavoli e Andrea mi cantava versi d'amore. Un mondo dove non esistevano lacrime ma solo baci al gusto di noi e tanti, tanti fiori. -Ti amo.- non ricordo chi dei due lo disse ma non aveva più importanza perché era un fatto certo e inconfutabile. Era il vero e niente poteva farci ricredere. Non a quel punto. Non dopo tutto quello. Finimmo sul grande letto nel quale fino a poco prima mi sentivo sola e sperduta. I nostri indumenti furono allontanati con l'impazienza di chi non tocca l'amata da un tempo che sembrava non finire mai e dalla paura che forse non lo avrebbe mai più fatto. Le sue dita furono svelte a stimolare il clitoride ma non dovette farlo per molto in quanto ero già bagnata per lui. Presi la sua lunghezza e dopo averla baciata e leccata per bene me la misi dentro e chiusi gli occhi per la completezza che sentivo e Andrea sorrise. Mi muovevo famelica e lo sentivo tutto, fino in fondo. I suoi occhi stavano bruciando su ogni parte del corpo e accompagnava i miei movimenti spingendo in su il suo bacino. -Sì, così!- miagolai quando toccò un punto sensibile e lo implorai di farlo ancora. Gemevo come una pazza e sentivo l'orgasmo vicino, troppo vicino. Mi alzai di scatto sotto lo sguardo confuso di Andrea e mi sedetti sul suo viso delizioso. La sua lingua fu veloce ad arrivare e le sue mani trovarono posto sul mio sedere. Stringeva con forza e succhiava con passione mentre io mi reggevo alla testiera del letto e davo sfogo di tutto quel piacere in grida incuranti. Riuscì ad avere il minimo di forza necessaria per lasciare la sua bocca e tornare nuovamente su di lui. Solo che con un movimento troppo veloce da notare per me che avevo i sensi da tutt'altra parte, mi fu sopra e mi riempì con una spinta così potente e decisa che il mio cuore si fermò, per poi riprendere a battere più forte di prima. Come non mai. Le mie gambe erano per aria ed Andrea tra di esse che mi fece sua per tutta la notte regalandoci apici infiniti e colmando quella suite di amore, sussurri, grida, odore di sesso, erba e noi: Margot e Andrea. Oppure come diceva quella canzone lì: S&M, Santana!-----
The endÈ arrivata anche la fine di questa storia ( No, purtroppo non posso fare una storia infinita, sarebbe una noia mortale), e devo dire che è stato un percorso molto soddisfacente ma di questo ne parlerò in un capitolo apposito.
Aspettate l'epilogo
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