Mi dissi che a prescindere da come sarebbe andata, sarei stata sincera con me stessa, me lo dovevo. Non mi sarei portata dietro rimpianti, con il loro peso che colpivano prima il petto e poi si appoggiavano sullo stomaco e allungavano li artigli e li infilzavano nel cervello a loro piacimento. Lo avevo già perso, quindi in qualunque modo sarebbe andata, io ne sarei dovuta uscire integra. Non potevo permettermi una ricaduta in quello stato depressivo, ora avevo molto da perdere, la mia sanità per prima. -Ecco io...ho parato con tua nonna.- lo guardavo in viso. Quel viso che così tante volte accarezzai, quel viso con qualche traccia di barba sul mento, quel viso con la fronte contratta per l'attenzione che mi stava rivolgendo, e quel viso del quale mi innamorai. -E cosa vi siete dette?- non potevo fare a meno di mordermi le labbra nel sentire la sua voce suadente, quella voce che popolava le radio e le cuffie dei ragazzini, quella voce che pronunciava il mio nome con aromi che mai nessuno aveva gustato. Giocava con le sue mani, mentre aveva le braccia poggiare sulle ginocchia. Non so se anche lui sentisse la tensione, ma i nostri occhi di certo si stavano richiamando, si abbracciavano e si tuffavano uno nell'altro senza mai risalire. -Ami Claudia?- non riuscivo a stare con i dubbi addosso. Non volevo essere messa a tacere con risposte vaghe e discorsi discreti. Ero diretta perché volevo che anche lui agisse in quel modo. Rimase per qualche attimo spiazzato da quella domanda, ma poi fece un sorriso tirato e debole, decisamente forzato. -No, Margot.- mi sentì come se riuscissi a respirare nuovamente. Non l'amava. -E perché stavi con lei?- morivo dalla voglia di sapere perché si fosse tenuto quella donna affianco se senza sentimenti. Lui si stronfinó la faccia sospirando. -Ero arrabbiato con te e non riuscivo a levarti dalla testa e non sapevo che fare. Credevo che con lei intorno sarebbe stato più facile.-
Stava con lei ma pensava a me, quante sofferenze avrei potuto evitare a saperlo. -Perché mi pensavi? Sei stato tu a lasciarmi.- fu così straziante ricordare quel giorno. Le sue parole fredde e taglienti. - Inizialmente ero deluso da ciò che era successo ma non avrebbe mai potuto cambiare i miei sentimenti per te. Io per primo mi faccio ed è stato egoista da parte mia fartene una colpa. Ma le stronzate che dicevano su di te, il modo in cui ti stavano dipingendo come qualcuno che non sei...Non ce l'ho fatta, era troppo e non volevo che per colpa mia subbisi quel continuo confronto con i media. L'ho fatto per te.- me ne parlava in modo così afflitto e riuscivo a vedere la tristezza nel suoi occhi. In quel momento capì tutto. Capì di quante stupide idee mi fossi riempita e capì quanto veramente Andrea ci tenesse a me: aveva messo da parte i suoi sentimenti nel tentativo di proteggermi. Avevo messo se stesso in secondo piano per me. Scoppiai in un pianto liberatorio. Per tutto quel tempo avevo cercato di odiarlo, quando in realtà cercava di prendersi cura di me. Nonostante stessi singhiozzando e il mio viso fosse impegnato in un'espressione tirata e poco carina da vedere, dentro di me ero felice. Allora non mi ero sbagliata sul suo conto. Andrea era sempre stato meraviglioso con me. Avevo capito tutto male. Ben presto, per mia fortuna, fui sepolta nel suo petto. Il suo caldo e famigliare petto. Mi cullava mentre cercava di tranquillizarmi ma io, in risposta, stringevo li occhi ancora con più forza e le lacrime scendevano copiose. Le sue labbra furono tra i miei capelli e il suo battito nelle orecchie. Rimanemmo così abbracciati per tanto tempo. Non lo avrei mai più lasciato. Mi era mancato quel calore e quel suo odore ammaliante. -Non andare.- appena lo sentì staccarsi, strinsi con più forza e lo pregai di non lasciarmi nuovamente. Avevo bisogno di lui più dell'aria stessa. Era lui il mio cuore e quella sera riprese a battere. -Spengo solo la luce.- disse rassicurante mentre mi rivolse uno dei suoi miglior sorrisi. La stanza cadde nel buio e Andrea si fece spazio nel mio lettino d'ospedale. Eravamo stretti ma nessun' altra sera fui più comoda e felice. Ignorai i dolori alle ferite e cercai i suoi occhi verdi. Li trovai già a guardarmi e mi fece riempire lo stomaco di farfalle. -Apprezzo ciò che hai fatto per me, ma non avevo bisogno di essere protetta, mi bastavi tu. Sapevo che il starti vicina comportava quei svantaggi ma non erano niente confronto al avere te.- il suo petto si alzava e abbasava ad un ritmo che mi faceva quasi da ninna nanna e sentì il sonno riappropriarsi di me. -Non ho mai voluto farti soffrire Margot. Io per te darei la vita e la toglierei.- mi strinse così forte che fu impossibile non credergli. E mi addormentai così. Nelle braccia del mio amato, dopo una confessione che valeva più di mille ti amo.Capitolo corto perché questa scena merita il proprio spazio.
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