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La prima volta che fui invitata ad  una sfilata piansi a dirotto e chiamai mia madre. Non riuscivo a credere che ero desiderata in quel ambiente così esclusivo. Le emozioni erano a mille e si capiva da lontano che ero nuova tra quella gente; erano tutti gentili ma il mio manager mi aveva avvisata che avrebbero fatto a gara per entrare nelle mie grazie. Non sapevo di avere tutto quel potere ma giorno per giorno me ne rendevo conto e imparavo a gestirlo.

Quella mattina ero diretta allo show di Moschino, ci andavo perché ero amica di Jeremy, il direttore creativo, e perché apprezzavo l'originalità che ogni volta offriva. Potevo permettermi di essere selettiva sui posti dove andavo, infatti quella settimana avrei partecipato a poche sfilate, scelte con attenzione. Speravo di trovare dei miei amici o conoscenze, la mia assistente Hannah, mi stava elencando i nomi delle probabili celebrità presenti ma io avevo la testa da tutt'altra parte.
Lei mi era molto cara come presenza. Era la mia assistente ma sapeva farmi da amica, madre e tutto ciò di cui avevo bisogno. Solo che cercavo di non farmi coinvolgere troppo. Dovevamo mantenere comunque la professionalità se non si volevano creare incomprensioni e uscite di ruolo. E io ci tenevo che il mio lavoro filasse liscio. Questo non voleva dire che non avevamo un bel rapporto. -Dopo la sfilata andiamo a cercare un'appartamento o non serve più?- l'avevo avvisata all'ultimo che non avrei alloggiato in hotel, non era tra i piani sentire una nostalgia tale da spingermi tra le braccia di mia madre, ma quando si trattava di sentimenti, era difficile prevederli. -No tranquilla. Vicino a chi hai detto che sto?- si portava appresso un notebook bianco che la rendeva adorabile, era un'impiegata devota e sapevo che provasse una certa ammirazione verso di me. Non credo che se ne accorgesse ma facevo di tutto per proteggerla.

Ero seduta accanto ad Anna Wintour che fu contenta di vedermi e ancora più entusiasta di vedere la mia tenuta. Era il mio pezzo più recente e dovevo proprio dire che era oggettivamente bello. Tra gli invitati riconobbi Paris Hilton, Kim Kardashian con Kanye West, Asap Rocky e Nicki Minaj. Salutai tutti e mi fermai a fare anche delle foto, su richiesta dei fotografi adetti. Vidi anche qualche volto italiano come Sferaebbasta, Tony Effe, Ghali e Gue Pequegno. Grazie al mio nuovo e ritrovato lavoro fui costretta a farmi una cultura in merito ai possibili clienti. Quasi sempre sapevo chi avessi di fronte e in caso così non fosse, peggio per loro, dovevano crescere ancora.
Quando tutti stavano prendendo posto in procinto dell'inizio dello show, arrivò l'ultima persona che mi sarei mai aspettata di vedere e mi si bloccó il cuore.

Era facile parlare e impostare il modo in cui comportarsi e prevedere cosa sentire ma poi trovarsi con la persona in questione di fronte era tutt'altra cosa. Come potevo immaginare che alla sua vista il mio cuore avrebbe iniziato a battere come se non avesse mai sanguinato per lui, come potevo aspettarmi di non reagire in alcun modo nel essere nella stessa stanza con lui, come potevo pretendere di non vedere quella ragazza attaccata al suo braccio.
Come potevo starmene lì impassibile come se fossimo estranei, come se un tempo le nostre labbra non si sfiorassero, come se i nostri corpi non si cercassero e come se non avessimo mai creato felicità pura insieme. Era impensabile tutto ciò ma intanto ero lì, composta, sguardo di ferro e un viso rilassato mentre facevo conversazione con Willow Smith. Ero una tale attrice. Il mio cuore a momenti avrebbe ceduto ma sorridevo e riuscivo anche a fare le risatine. Non potevo mandare a puttane tutti i progressi che ero riuscita a fare e i miei piani su cui avevo lavorato e lavorato. Dovevo calmarmi e far passare quella sfilata velocemente. Dovevo sembrare perfetta ai suoi occhi e a quelli di tutti. Lui era a dir poco meraviglioso. Era lui lo spettacolo in quella stanza piena di volti falsi. La sua figura trasmetteva sicurezza e potere. I lineamenti erano come sempre definiti e le sue labbra invitanti più che mai. Sentì un formicolio nello stomaco ma bastò guardare la ragazza che gli stringeva con forza il braccio, senza alcuna intenzione di mollarlo neanche per un attimo, che quella sensazione si affievolì. Era bassina e abbronzata. Fin dal mio posto, dall'altra parte rispetto a loro, riuscivo a vedere i buchi delle punture intorno alle sue labbra. Non condannavo gli interventi chirurgici ma il sapere che tutta quella sua presumibile bellezza non fosse roba sua mi fece sentire superiore. Io non avevo bisogno di farmi infilzare e gonfiare per piacere a me stessa o ad Andrea. Sapevo che erano prepotenze infantili quelle, ma erano comunque delle piccole vittorie che per me avevano il loro peso. Indossava dei tacchi vertiginosi e un vestito che terminava, o iniziava, sulle cosce. Era di Fendi. Carino. Andrea invece nella sua semplicità batteva tutte quelle celebrità che si erano preparate il momento con settimane addietro, me compresa, sicuramente si era alzato quella mattina ricordandosi all'ultimo dell'evento e buttandosi indosso dei vestiti qualunque. Non che lui fosse uno superficiale, no, ci teneva alla sua immagine e apparenza, solo che non era fissato. Indossava dei jeans Amiri e una felpa Palm Angels, total black, con le sue Air Force bianche. Sorrisi nel vederle, era proprio innamorato di quella calzatura. Era l'unica Nike tra li invitati che sfoggiavano scarpe eleganti e sneakers griffate.

Cuci i miei tagli -ShivaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora