Diciamo che mi ero barricata in casa. Non uscivo da qualche giorno, cercavo di non fare troppo rumore e parlavo a sussurri. La paranoia mi stava mangiando viva. Mi masticava avidamente tra i canini affilati e mi risputava, solo per poi ripetere l'azione.
La mattina dopo il concerto provavo un dolore atroce. Ero indolenzita e mi muovevo per la casa mantenendomi ai muri. Provai con tutte le mie capacità da attrice a nascondere la ferita a mia madre, infermiera, che mi guardava sospetta. Pensai che il mio piccolo teatrino fosse giunto ad una fine quando quella mattina entró di soppiatto nel bagno, trovandomi nuda. La cacciai in malo modo.
In quel suo giorno libero, decise di non fare le sue solite cose, cioé invitare gente a casa o invitarsi a casa della gente. Il che era ottimo da un lato, ma dall'altro non tanto visto che nel pomeriggio sarebbe venuto Andrea da me e volevo che fossimo soli.
Tornai a pensare a tutte le parole che mi furono lanciate addosso dopo il concerto. L'incidente venne immediatamente diffuso, con tanto di video e foto. A loro detta ero la "nuova fiamma di Shiva" e questo non piacque più o meno a nessuno. Le parole puttana e troia ormai erano scontate, mentre altri erano più originali e criticavano la scelta di Andrea in donne, aggiungendo che uno come lui non avesse bisogno di portarsi dietro le tipe, una botta e via puteva averla da chiunque. Molte ragazze erano sorprese :"gira ancora con questa qui?" . Solo in pochissimi affermarono che il gesto di Andrea fosse carino e notai anche qualche dm che mi chiedeva se stessi bene. Furono li unici a cui risposi.Tiravo Andrea per il braccio trascinandolo in camera. Non volevo che si perdesse in chiacchiere con mia madre. Era lì per me. Lui comunque si affacció nella cucina e la salutò: -Ciao Elena.- erano decisamente sexy le sue buone maniere. -Andrea, caro, che bello rivederti.- e lo abbracció. Io storsi il muso. Era proprio quello che volevo evitare. -Ora non interpretate male ma mi raccomando, le protezioni non servono solo per evitare le gravidanze ma anche prevenire malattie.- no cazzo. Merda volevo sprofondare. Persino Andrea sembrava a disagio, e lui non lo era mai. -Mamma!- la rimproverai tra i denti. Ma perché diceva certe cose così innapropriate. Come se fossimo scemi. Come se stessimo insieme.
Quando chiusi la porta, al sicuro da mia madre, mi scusai per il suo comportamento. -Ma che! Vieni da me baby. Mi sei mancata.- ero sul suo petto caldo e mi stava riempiendo di baci che partivano dalle labbra e finivano sulla scollatura della mia canottiera. -Anche tu. Non voglio che mi lasci sola.- gli dissi con voce da bambina mentre mi intossicavo con il suo dolce profumo. Il mio naso accarezzava la sua pelle. Le sue mani erano sotto la canottiera e mi esploravano la pelle. Lo baciai con dolcezza, appropriandomi delle sue labbra. Cambiò la posizione e finí sotto di lui, senza essere schiacciata. Allargai le gambe per fargli spazio. -Stasera ti prometto che mi libero presto e corro da te.- mi promise mentre continuava a lasciarmi baci sul corpo ardente. La canotta venne sollevata e le sue labbra gonfie si spostarono sulla pancia. Gli passai le mani tra i capelli mentre ansimai forte. Quando la sua lingua si fece spazio nell'ombelico gemmetti. Nel basso ventre si stava creando un calore piacevole. Ritornó su e lo guardai felice. Non riuscivo a crederci che fosse mio. -Terzo appuntamento?- chiesi speranzosa. Lui rise leggermente. -Certo mami.- e mi morse il mento. In quel momento vibró un telefono. Il mio era impostato sulla suoneria ed era attualmente in carica. Andrea prese il suo telefono dal comodino e guardò attentamente lo schermo. Si tolse da sopra il mio corpo e mi si stese accanto. -Chi è? L'amante?- chiesi scherzando, anche se c'era una punta di dubbio. Non stavamo ufficialmente insieme quindi non sapevo se avessi l'esclusiva. Il pensiero mi turbava. -Che sei gelosa?- mi scherní ghinando. -Non so, devo?- gli rigirai la domanda. Lui mi guardò serio e poi rispose: -Voglio solo te.- e mi baciò. Quando ci staccammo tornó l'Andrea giocoso. -E io? Devo essere geloso?- mi succhió il lobo dell'orecchio per poi morderlo. Non si faceva problemi a metterci forza. Diceva che gli piaceva vedermi con segni lasciati da lui. -Ci sei solo tu, lo sai scemo.- parlai come se fosse la cosa più ovvia.
Contro voglia dovetti lasciar andare Andrea. Non volevo staccarmi dalle sue braccia e le sue labbra già mi mancavano. Quel ragazzo mi avrebbe portata alla rovina. Mi tirai sú il morale pensando che quella sera ci saremmo visti. Me l'aveva promesso. Sentì l'acqua della doccia aprirsi e poi della musica degli anni novanta, credo, diffondersi nel bagno. Mamma si stava lavando. Non riuscivo proprio a capire questo suo bisogno di musica sotto la doccia ma non potevo farci nulla. Era casa sua. Guardavo annoiata e disinteressata la televisione. Per quanto amasi Animal Planet, quel giorno non ero in vena di vedere delle zebre diventare merenda dei predatori. Vidi il telefono di mamma sul tavolino e lo presi. Lo facevo spesso, andavo sulla sua galleria e ridevo delle foto che faceva e dei selfie mancati. Era tenera. Ma quel giorno, senza volerlo, o per volere divino, finì sui messaggi. Quasi feci cadere il telefono quando lessi quelle parole. Iniziai a tremare e mi sentì gli occhi lucidi. Sul petto avevo un masso. Misi apposto il cellulare e aspettai l'uscita di mamma. Dopo una decina di minuti sentì la porta del bagno aprirsi e mia madre uscì, con un asciugamano in testa. Mi vide in quello stato di trans e venne subito vicino a me. -Amore che hai? Respira profondamente e piano.- mi diede indicazioni mentre le si leggeva la preoccupazione negli occhi. -Perché papá ti scrive? E perché vuole vedermi?- avevo la voce spezzata e delle lacrime mi scesero giù per il collo. Lei fu come congelata dalle mie parole. Mi guardò con occhi spalancati. -Amore non...- inizió a balbettare. -Come si permette a farsi sentire dopo tutto questo tempo. E tu perché gli rispondi visto lo schifo che ti ha fatto? E poi tu mi hai detto che non mi ha voluta e adesso chiede di vedermi?- iniziai a sfogarmi mentre piangevo. Mamma stava in silenzio e mi guardava afflitta. -Margot penso che tu debba sapere alcune cose.- era seria e mi fece inpanicare. Si passó entrambe le mani sul viso e sospiró. -È vero che tuo padre faceva delle cose che non mi piacevano, ma non ci siamo lasciati per colpa sua.- mentre parlava io pian piano rimanevo sempre di più a bocca aperta. -Io lo tradí e lui lo venne a sapere. Tu eri piccolina. E se ne andò. Voleva portarti con sé ma non glielo permisi. Sei la mia bambina. E sono stata io a vietargli di vederti.- a fine racconto quel dolore che provavo si trasformò in rabbia alla stato puro. Tutto ciò che credevo di sapere non era vero. Fui crescita attorno una bugia. Ho odiato una persona inutilmente. La mia stessa madre, la persona per cui avrei dato la vita, mi aveva mentito e privato di un affetto paterno. -Non ci credo. Mi stai mentendo. Lui ci ha lasciate perché era una persona cattiva. Non è vero.- iniziai a delirare. Mia madre cercò di abbracciarmi ma la spinsi via. Era in lacrime. -Margot ti prego...- piangeva a dirotto. A me non faceva nessun effetto. Non riuscivo a guardarla con gli stessi occhi. Mi chiusi in camera.
I pochi ricordi di mio padre che avevo erano sfuocati ma l'amore che a quei tempi provavo per lui, riuscivo a sentirlo. Lo adoravo. Era il mio forte e meraviglioso papà. Poi le cose si capovolsero e lo odiai. Ci lasciò. Non mi voleva. E io covai sentimenti negativi e di puro disprezzo. Se lui non voleva me, io non avrei voluto lui. E mi imposi di cancellare ogni traccia di affetto che conservavo dentro di me. Ma era cambiato tutto. Fu mamma ad allontanarlo da me e ad incitarmi a creare un'immagine distruttiva di quello che era il mio padre.
Ero sul pavimento freddo della mia camera. La porta chiusa a chiave per separarmi dalle suppliche di mia madre. Non sapevo come comportarmi. Non sapevo più a cosa credere o cosa provare. Singhiozzavo fino a non riuscire più a respirare. Non vedevo nulla per via delle lacrime. Iniziai a cercare di inventarmi una via di fuga. Non potevo rimanere lì. Non con la donna che mi guardò negli occhi per anni e anni e mi mentì su un argomento così serio e delicato per me.
Asciugai le lacrime con le mani e mi alzai. Dovevo andarmene di lì. Presi il portafogli e il telefono. Non potevo rimanere lì. Dovevo trovare mio padre.-----
Scusate l'attesa ma ho attraversato i giorni peggiori della mia vita. Decisamente top 5.
Questo è stato un capitolo difficile da scrivere e spero di essere riuscita a trasmettere i sentimenti di Margot.
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