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Mi sentivo come se la testa stesse per scoppiarmi e avevo un sapore aspro in bocca. Emisi dei versi di lamentela e con troppo sforzo vista l'azione, presi il telefono. Erano le dodici e dalla cucina provenivano rumori di piatti che battevano e passi che si muovevano di continuo. Passai una decina di minuti a letto con gli occhi chiusi raccogliendo tutte le mie energie per alzarmi. Lo feci e sentì debolezza generale. Il mio riflesso aveva delle profonde occhiaie, degli occhi mezzi chiusi e una chioma che assomigliava più ad un nido che a dei capelli. Gli strinsi in una coda disordinata alta. -Buongiorno Margó, come ti senti?- mi salutò calorosamente mia madre. Il tavolo della cucina era già apparecchiato. Solo che stavano decisamente troppi piatti ed era troppo elegante. -Mi fa male la testa. Perché tutti questi piatti?- dissi andando sul balcone della cucina. -Visto che è il mio giorno libero volevo passarlo in compagnia. Ho invitato li Arrigoni a pranzo.- mi rispose allegra e dopo la sentì continuare a preparare il pranzo allargato. -Vai a pulire la tua stanza e datti una sistemata.- chiusi gli occhi e sospirai.

Misi in ordine la mia cameretta e indossai una t-shirt bianca e dei pantaloni chiari. Cercai di rendermi presentabile con il correttore e un po' di mascara.
Stavo sciogliendo i nodi con una spazzola quando sentì il campanello. Oh no. Non ero lontanamente pronta ad un evento del genere. Per quando volevo rivedere Andrea pregai che non ci fosse. -Margot vieni a tavola.- mi sentì richiamare dalla cucina. Lasciai perdere i capelli e andai in cucina facendo un profondo respiro per calmarmi. A tavola erano accomodati Martina, che abbracciai, Carmen che mi salutò con un bacio volante ed Andrea, che mi sorrideva.
-E che ci racconti Andrea- stavamo mangiando la lasagna e le madri non la smettevano di parlare. Fin quando era tra loro andava bene ma quando iniziavano a mettere in mezzo anche noi, no. -Sto lavorando ad un pezzo importante e delle collaborazioni.- rispose paziente e orgoglioso. Mi faceva piacere vederlo così. Era seduto vicino a me e le nostre braccia si scontravano. -E voi ragazze che avete fatto ieri?- chiese mia madre. -Siamo andate in centro a prendere un caffè.- rispose Martina per entrambe mentre continuava a mangiare evitando lo sguardo delle nostre madri. -Un caffè bello potente visto che Margot sta con l'emicrania.- mi derise mia madre. Elena perché mi fai questo, mi domandavo. -Anche la mia sta così, si sono ritirate stamattina.- spettegolò Carmen e iniziarono discorsi sull'alchool e figli combinaguai.
Intanto Andrea rideva di noi. -No no, mia figlia non fuma.- esclamò convinta mia madre e io quasi mi soffocai. Martina e Andrea mi guardarono confusi ma poi capirono e non dissero nulla. Per fortuna il discorso cambiò velocemente e si focalizzò sul lavoro di mamma. -Adoro lavorare come infermiera solo che i turni sono pesanti.-

Finito di mangiare il dolce portato da Carmen, io e Martina, seguite da Shiva, ci spostammo in camera mia. Fui grata di averla sistemata a dovere. Martina si buttò sul letto e io di fianco a lei. -Fatemi spazio balene.- disse giocosamente Andrea mentre si stese vicino a me sul letto. Eravamo in tre sul mio letto matrimoniale. -Sono pienissima, spero di non vomitare.- ci informò sofferente Martina mentre chiuse gli occhi. Andrea avvicinò la testa vicino al mio braccio e io glielo misi sulle spalle, stringendolo a me. Mi sentì in imbarazzo visto che la sorella era praticamente lì  e le nostre madri in una stanza più in là. Ma con le guance rosse e gli occhi timidi lo strinsi ugualmente in un abbraccio affetuso. Speravo che non sentisse il mio cuore battere così forte nel petto che temevo a tratti uscisse. Lui teneva gli occhi chiusi e il suo respiro regolare mi colpiva il collo. La sua grande mano era sulla mia schiena. Chiusi anche io gli occhi, travolta da tutte quelle emozioni. -Quanto cazzo siete dolci. Ora sì che vomito.- a spezzare quell'atmosfera magica fu Martina che si alzò dal letto e lasciò la stanza mentre io sciolsi l'abbraccio tra me ed Andrea e lui rise di buon gusto. Mi diede un'occhiata e con entrambe le braccia mi avvolse e mi tirò a se. Ora mi abbracciava lui. La mia testa era sul suo petto, una sua mano giocava con alcune ciocche dei miei capelli. -Se non sbaglio tocca a te portarmi in un posto.- disse con un ghigno. Io alzai la testa ma rimasi tra le sue braccia e guardandolo negli occhi dissi: -Per colpa di questo fatto mi sono persa quindi non vale.- e feci un espressione imbronciata. Lui mi prese una guancia con le dita e la strinse forte. -Quante scuse. Allora devo pensare io dove portarti. - a separare le nostre facce erano pochi centimetri. -Tranquillo non devi.- dissi giocando con la sua collana. Era una collana in oro doppia con un ciondolo con su scritto "Santana". La solita collana da rapper. -Quanti problemi che ti fai. Tu stai tranquilla. Ti manderò un messaggio se riesco a finire in studio per stasera.- prima alzò gli occhi al cielo e poi tornò a guardarmi e mi rivolse un dolce sorriso mentre mi accarezzava la guancia che prima aveva stretto.

Quando la casa si svuotò aiutai mamma a pulire la cucina. Poi mi stesi nuovamente sul letto e inevitabilmente pensai ad Andrea. Prima di addormentarmi amisi che mi sarebbe piaciuto stare fra le sue braccia nuovamente.

Mi feci una doccia per riprendermi e, ancora in accappatoio, mi misi sul divano a guardare un po'di televisione. Erano le dieci e avevo perso ogni speranza di vedere Andrea quella sera. Capivo che stesse lavorando ma ci rimasi male ugualmente. Suonò il citofono e mia madre rispose. -È per te.- ci misi un po', vista la confusione,  ma poi mi alzai di scatto. -Sì?- chiesi non sapendo chi fosse. -Sono io, scendi che andiamo in un posto.- non me lo feci ripetere due volte.

Cuci i miei tagli -ShivaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora